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Smoke and Sacrifice - recensione

Una madre, un mondo parallelo, un figlio creduto morto.

I primi istanti in compagnia di Smoke and Sacrifice potrebbero rivelarsi disorientanti per l'esperto di survival che, con la creatura sviluppata da Solar Sail Games, si aspettava di respirare la stessa atmosfera che caratterizzò il bellissimo Dont' Starve, campione del genere, esponente ideale di una tradizione di titoli che ha lentamente conquistato una notevole fetta di pubblico tra PC e console.

Il paragone con il successo firmato da Klei Entertainment, beninteso, non è affatto campato in aria, tutt'altro. Non solo il gameplay ne ricalca le principali meccaniche ma anche l'art design, in qualche modo, ripropone quella vaga malinconia e solitudine tipica, secondo molti, dei lungometraggi di Tim Burton.

A spiazzare è l'incipit, completamente incentrato nell'introdurre la sfortunata vicenda della giovane Sachi, madre costretta a sacrificare il proprio pargolo appena nato per alimentare il Sun Tree, marchingegno che tiene lontano i mostri e il freddo congelante dal piccolo borgo in cui vive, praticamente prigioniera e sottomessa al volere di una confraternita magico-religiosa che decide arbitrariamente il destino dei nascituri.

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L'avventura prende il via anni dopo il tragico rituale, quando un'invasione di bestie feroci getta l'accampamento nel caos, dando l'occasione a Sachi di attivare il macchinario che gli ha tolto il figlio, scoprendo che, a differenza di quanto ritenuto da tutti, è un teletrasporto per un'altra, oscura dimensione. Ed è proprio in questa realtà che il titolo svela le sue fattezze, quelle di un survival a tutti gli effetti, dopo premesse narrative affascinanti e curate al punto di dare la sensazione di avere tra le mani un RPG di stampo nipponico.

L'obiettivo, una volta tanto, non è semplicemente quello di sopravvivere in un ambiente ostile. Morire, anzi, è un'eventualità piuttosto remota, nonostante sia fondamentale proteggersi dalla nebbia grazie a specifiche lanterne, dal freddo con vestiti e armature pesanti, da altre calamità naturali ed animali feroci assortiti.

Il vostro fine ultimo, difatti, è scoprire che fine abbia fatto vostro figlio, se ci sia la reale possibilità di riabbracciarlo, di ritrovarlo sano e cresciuto, nonostante le molte difficoltà incontrate nella realtà in cui è stato catapultato.

Bastano pochi minuti di gioco per accumulare materiali e oggetti in gran quantità.

A partire da una visuale isometrica, dunque, dovrete prepararvi all'idea di raccogliere oggetti ed ingredienti in gran quantità per costruire tutto ciò che vi serve per sopravvivere e raggiungere la successiva location. La main quest, difatti, poggia sin dall'inizio su una struttura piuttosto rigida, alla lunga ripetitiva. Si parla con un personaggio, si scopre la formula per ottenere l'oggettoindispensabile per superare un determinato ostacolo, si parte alla ricerca degli item necessari.

La maggior parte degli oggetti la si può fabbricare sul momento, tramite il menù apposito, ma per alcuni dovrete esplorare la mappa in cerca di un tavolo di lavoro o di un calderone, eventualità che spesso e volentieri vi costerà lunghe e complesse sessioni di backtracking. Il viaggio rapido c'è, ma è vincolato all'utilizzo di monete di cui è piuttosto difficile entrare in possesso.

Svincolati dai bisogni fisiologici dell'avatar, non dovrete preoccuparvi di trovare da mangiare o da bere per Sachi. Il gameplay di Smoke and Sacrifice da una parte è estremamente fluido, immediato, dai ritmi sostenuti. Dall'altro, costringendovi a lunghe scarpinate in lungo e largo per la mappa di discrete dimensioni, mostra il fianco a momenti soporiferi e piuttosto noiosi.

Ogni ambientazione ha la sua calamità naturale da sormontare. Non penserete di attraversare le lande gelate vestiti di una leggerissima tunica, vero?

Se il crafting si distingue per complessità e profondità, pur restando nella media dei congeneri, lo stesso non può dirsi per il combat system, limitato ad un pulsante per l'attacco e a uno per la schivata. Di per sé non sarebbe un difetto di grave entità, non fosse che il gioco fa delle battaglie con i mostri uno dei pilastri portanti dell'intera esperienza.

Non solo dovrete affrontarli spesso e volentieri per ottenere preziosi materiali, ma il loro numero relativamente elevato vi costringerà a combatterli anche solo per eliminarne la minaccia. Con un bestiario piuttosto ampio, è un peccato che gli sviluppatori non abbiano approfondito quest'aspetto, tanto più che non mancano armi e armature con cui equipaggiare la determinatissima Sachi.

Nulla da eccepire sul fronte artistico e tecnico. Sia su PC che su Nintendo Switch, versioni analizzate per stilare la recensione, non abbiamo ravvisato particolari rallentamenti, né glitch di alcun tipo. Come già anticipato, Smoke and Sacrifice, alla pari di Don't Starve, visivamente ricorda certi lungometraggi di Tim Burton. Al prezzo di un pizzico di pulizia d'immagine, gli sviluppatori hanno dato vita ad ambientazioni ricche di fascino, di dettagli, attraversate da personaggi e mostri ottimamente animati. Nella norma effetti speciali e luce, orecchiabile la colonna sonora, sebbene anche qui non sia toccato alcun picco qualitativo.

L'oscura dimensione in cui verrete catapultati è abitata da gentili giovani che vi forniranno utili consigli o vi appiopperanno nuove missioni da svolgere.

Il survival di Solar Sail Games non propone nulla di realmente nuovo sotto il profilo squisitamente ludico, ma cattura l'attenzione del videogiocatore grazie ad una trama lenta nell'esposizione eppure carica di mistero. Gli esperti potranno appassionarsi ad un gioco canonico graziato da un intreccio narrativo intrigante, i neofiti potranno invece iniziarsi al genere con un prodotto accessibile, impegnativo, ma tutt'altro che intransigente. In entrambi i casi, tuttavia, non aspettatevi un capolavoro capace di dettare nuovi standard.

7 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.

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