Sonic Mania - recensione
C'è davvero bisogno di Sonic Forces?
La domanda in cerca di risposta, sulle prime, ma soprattutto in seguito agli screenshot e ai trailer pubblicati con cadenza regolare da SEGA, sembrava una e una sola: remake o remastered?
Sonic Mania bypassa, dribbla agilmente la questione, esibendosi in un no-look pass alla Magic Johnson spiazzante, destabilizzante, quasi scorretto per come gioca con i ricordi, con i sentimenti di chi ha deciso di dare una chance all'ennesima iterazione di una saga che ha conosciuto tanti alti e bassi, quanti sono quelli affrontati dal suo protagonista, sempre a perdifiato e a velocità smodata beninteso, nell'arco di venticinque anni di carriera di cui, simbolicamente, questo videogioco vuole rappresentarne una sorta di summa definitiva, una specie di bignami in nuce, un'enciclopedia empirica ed interattiva.
Sonic Mania, dicevamo, spiazza sin dalla prima schermata, sin da quella Green Hill che avremmo giurato di ricordare a memoria e che, pur riproponendo passaggi affrontati e superati con successo milioni di volte, offre sfide inedite, varia il posizionamento dei nemici, introduce elementi con cui interagire assolutamente nuovi.
Questo perché il titolo in questione è, in tutto e per tutto, un remix, una riuscitissima riproposizione di art design e gameplay del passato, opportunamente rinvigoriti e ringiovaniti da soluzioni tutt'altro che anacronistiche, per quanto evidentemente contemporanee, fresche, capaci di veicolare meccaniche inedite per la saga.
La reattività del sistema di controllo, la lieve inerzia dell'avatar, persino la meravigliosa e coloratissima grafica in 16-bit, tutto è al suo posto, esattamente dove lo avevamo lasciato anni e anni fa. Già con Sonic The Hedgehog 4, tempo addietro, SEGA aveva tentato un disperato ritorno alle origini, solo parzialmente riuscito purtroppo, ma in questo caso il piglio, le basi filosofiche su cui poggia l'intera esperienza sono completamente diverse.
Non è solo la bidimensionalità a rendere speciale Sonic Mania, né i pixel ben in vista. È una questione di feeling, di mood, di atmosfera. Il ritmo, tanto per cominciare, è indiavolato. Tra respingenti, giri della morte e infinite discese, in certi frangenti è davvero difficile seguire tutti gli spostamenti del porcospino, tanto che in qualche occasione è tutta una questione di memoria, di sapere perfettamente quand'è il momento migliore per spiccare un salto, cambiare direzione, prepararsi all'apparizione di un nemico.
Il gioco, sotto questo profilo, non è mai frustrante, vista l'abbondanza di anelli da raccogliere e checkpoint, ma non è nemmeno reticente nel proporre passaggi più complessi, pretenziosi di precisione e tempi di reazione strettissimi, ideali per i videogiocatori più smaliziati a caccia della perfect run.
Sì, perché un altro grande pregio di Sonic Mania va ricercato nel level design, quanto mai sfaccettato, malleabile, ricco di sorprese. Tra superfici su cui rimbalzare, skilift da catturare al volo e rulli trasportatori, i nuovi elementi introdotti per l'occasione si fondono perfettamente con le ambientazioni di riferimento, senza mai stonare con il contesto, né tradendo eccessivamente le loro derive contemporanee.
Come da (vecchia) tradizione, ogni stage si sviluppa in verticale, presentando sentieri più o meno nascosti, raggiungibili a seconda del proprio grado di abilità. Ciò non solo incrementa il replay value della produzione, caratteristica tutt'altro che secondaria se si considera che l'avventura principale si dirama attraverso dodici livelli, divisi in sei ambientazioni, ma alimenta a dismisura il gioco nel gioco che consiste nello scovare gli accessi alle aree bonus che permettono a Sonic e compagnia bella di appropriarsi degli Smeraldi del Caos.
Proprio questi stage extra esplicitano ulteriormente il concept su cui si basa Sonic Mania, dal momento che pescano a piene mani dagli episodi 16-bit della saga, riproponendo pedissequamente meccaniche e regole che, episodio dopo episodio, determinavano specificità e obiettivi da superare per completare la zona di turno.
Sonic Mania ha un grande merito: è credibile, riesce a creare l'illusione di essere realmente alle prese con un vecchio, bellissimo gioco del passato, riproposto, in tutta la sua bidimensionalità così retrò, per console di diverse generazioni dopo. Proprio per questo è un remix assolutamente riuscito, brillante, ideale per i fan, che si sentiranno finalmente a casa, come per i neofiti, che scopriranno di cosa fosse realmente capace la mascotte di SEGA nei suoi anni migliori.
Difficile trovare qualche sbavatura nel lavoro di Headcannon e PagodaWest Games, non fosse per un paio di livelli, verso il finale, non proprio riuscitissimi sotto il profilo del level design che sfilacciano un ritmo tiratissimo e altrimenti perfetto dall'inizio alla fine.
Sonic Mania va assolutamente acquistato per una mezza infinità di motivi diversi. Più di ogni altro, per la sua capacità di trasportare il videogiocatore in un passato tutt'altro che antico e prevedibile, facendogli vivere l'avventura di un platform bidimensionale vecchio stampo, ma continuamente sorprendente e sempre divertente.