Sony nell'occhio del ciclone - articolo
The Last of Us Part 2, leak, rinvii, ritardi. Cosa succede?
24 settembre 2019: The Last of Us Part 2, dopo aver monopolizzato l'attenzione di ben due edizioni consecutive dell'Electronic Entertainment Expo, ottiene finalmente una data di uscita. Si tratta del 21 febbraio 2020, in chiusura di un anno fiscale povero in termini produttivi, seppur eccellente dal punto di vista dei ricavi digitali. A settembre dello stesso anno arriverà il nuovo hardware, e la strada verso la nona generazione di console sembrerebbe ormai spianata.
"You are not prepared", diceva Illidan Grantempesta sui lidi di Blizzard Entertainment, ovvero "voi non siete pronti". La verità è che nessuno poteva immaginare di confrontarsi con una situazione pesante come quella delineata dalla pandemia di Covid-19. Perché, nonostante la crescita del mercato del digital entertainment, è venuto fuori che quella occupata dal software fisico resta una percentuale che non si può ignorare, a dir poco fondamentale per mantenere in piedi alcune produzioni.
Nessuno è immune agli effetti della crisi. Non lo sono gli sviluppatori, che si stanno confrontando con periodi pre-lancio fatti di smartworking e condizioni lavorative più che mai difficili, non lo sono i publisher, che in alcuni casi devono fare i conti con cali del fatturato prossimi al 40%; non lo sono neppure i videogiocatori, che hanno visto il proprio potere d'acquisto diminuire tutto d'un tratto.
Certo, siamo portati a pensare alla nostra condizione di distanziamento sociale. Ma che ne è invece dei produttori di componenti hardware? E del mercato cinese delle terre rare, fondamentale per lo sviluppo tecnologico?
Facciamo il punto della situazione. Possiamo presumere che il piano iniziale di Sony fosse quello di inaugurare il 2020 con il lancio di The Last of Us Part 2, killer application di bandiera partorita dalle menti di Neil Druckmann e Naughty Dog, un talismano che in chiusura della scorsa generazione ribaltò completamente gli equilibri del mercato console. Sette milioni di copie vendute, un premio per il Game of the Year, la consacrazione della software house: insomma, la miglior chiusura generazionale che si potesse desiderare.
Il quadro sembrava piuttosto chiaro e oltremodo roseo. A febbraio del 2020 The Last of Us Part 2 avrebbe monopolizzato l'attenzione della critica e del pubblico; nell'estate dello stesso anno, Ghost of Tsushima di Sucker Punch si sarebbe preso una fetta di palcoscenico, forte del suo status di ultima esclusiva first party a esordire sulla console più venduta del decennio. Una volta smaltiti questi due progetti, si sarebbero finalmente realizzate le condizioni perfette per presentare al mondo la nuova console, una Sony Playstation 5 determinata a ripetere l'exploit dell'hardware precedente.
Ma la storia è cambiata. Tutto ha avuto inizio da un rinvio innocente, apparentemente innocuo: Naughty Dog, per limare ulteriormente l'esperienza di gioco, ha fissato la nuova data di uscita al 29 maggio. Niente di nuovo dal fronte videoludico, i rinvii hanno toccato numerosi progetti nel corso dell'ultimo biennio, vedi Doom Eternal. Ma a febbraio del 2020, ironicamente in concomitanza dell'originale data di lancio, la pandemia ha investito il mondo occidentale.
Con Ghost of Tsushima ormai previsto per il 26 giugno, SIE si è trovata costretta a rimandare nuovamente la seconda venuta di Joel ed Ellie, stavolta a data da destinarsi, scombinando di fatto tutti i piani per l'anno in corso. Fortunatamente, con un cambio di rotta all'ultimo secondo, la data di lancio di The Last of Us Part 2 è stata fissata ufficialmente per il 19 giugno; lo slittamento toccherà invece Ghost of Tsushima, rinviato al 17 del mese successivo. Ma quello che ci interessa veramente è ciò che sta accadendo dietro le quinte, lontano dai terreni battuti dai giornalisti specializzati, a migliaia di chilometri di distanza dagli studi first party di casa Sony.
Il CFO Hiroki Totoki, durante l'ultimo report per gli investitori, ha dichiarato che è fondamentale che Sony "mantenga sotto controllo i prezzi dei materiali e scelga accuratamente il numero delle unità da produrre" in occasione del lancio di PS5. Si tratta di un problema reale: i componenti di storage e memoria per le console di ottava generazione non andavano oltre i 140$ di prezzo, mentre PS5 e Xbox Series X dovranno confrontarsi con un incremento dei costi che ha recentemente superato il 100%.
Il che, in parte, dipende dal fatto che produttori di smartphone si stiano attrezzando in vista della quinta generazione di telefoni, approvvigionandosi degli stessi materiali (DRAM e memorie flash NAND) richiesti dai leader del mercato console. In un certo senso Sony e Microsoft si stanno tenendo sotto scacco a vicenda, perché è ormai evidente che il nodo fondamentale da sciogliere sia quello relativo al prezzo di lancio dei nuovi hardware. Microsoft in particolare, probabilmente per la prima volta nella sua storia, si trova in una posizione di vantaggio proprio per il fatto di aver giocato le carte per prima.
Un recente e discusso report di Bloomberg ha raccontato la possibilità di un lancio diluito, di una PlayStation 5 probabilmente destinata ad esser prodotta in tiratura limitata (1,5 milioni di unità in meno rispetto al lancio di PS4) e soprattutto venduta ad un prezzo maggiorato. Il mondo della manifattura console ci ha spesso abituati a lanci sottocosto ma si tratta di una strada che, questa volta, potrebbe non essere percorribile a causa degli effetti della pandemia, che hanno portato alla temporanea chiusura di numerose fabbriche in Cina. Possibile che i ritardi nella comunicazione e nel publishing fossero dovuti ai retroscena produttivi?
Torniamo a The Last of Us Part 2, che nei giorni scorsi è stato oggetto di un massiccio leak con tanto di video pronti a svelare persino le sezioni finali dell'avventura, scatenando le ire delle community più appassionate. È probabile che il backlash sia stato tanto intenso perché a trapelare in rete è stata la trama di un videogioco che non aveva ancora una data di uscita ufficiale, un unicum nella storia del medium.
C'è chi ha parlato della vendetta di un dipendente insoddisfatto, ipotesi che sembrerebbe smentita dai sottotitoli in portoghese che accompagnano il leak, chi ha chiesto a gran voce l'istantanea release digitale, chi si è scagliato contro Sony. Non ci sono giustificazioni per un atto del genere: l'unica, grande lezione che il mondo del publishing può trarre dall'intera crisi del Covid e dalle sue conseguenze è che il modello moderno, fatto di estenuanti periodi di crunch a ridosso del lancio al fine di terminare i lavori per tempo, è una strada rischiosa e imprevedibile.
Non si può biasimare SIE per aver pensato di rimandare ulteriormente due fra i suoi prodotti più attesi in un momento in cui il mercato fisico sta incassando bordate durissime: in fin dei conti si è trattata di una scelta obbligata anche per molti operatori del mercato musicale e cinematografico. Il leak non è altro che la ciliegina sulla torta delle sfortune, un gesto meschino compiuto in violazione di un contratto e una totale mancanza di rispetto verso l'operato di migliaia di persone.
Sony ha pagato il prezzo dell'essere arrivata lunga sul 2020, con due progetti first party tripla A in cantiere nell'anno di lancio del nuovo hardware, e ha avuto la sfortuna di confrontarsi con una situazione internazionale capace di ribaltare qualsiasi genere di piano promozionale. Alla fine ha reagito egregiamente, e se vi state chiedendo come mai sui lidi di Xbox non sia accaduto nulla di simile, beh, Microsoft si trova in una posizione più sicura semplicemente perché non ha ancora programmato un singolo lancio di software first party AAA per l'anno in corso.
Insomma, per quanto assurdo pare che il cammino di Sony verso la nona generazione di console sia segnato dalla malasorte, piuttosto che dalla mala gestione. Questo 2020 sarà un anno fondamentale per il mercato: oltre a mettere su un duro banco di prova i nuovi strumenti comunicativi scelti dagli attori in gioco, ha le carte in regola per definire una volta e per sempre l'importanza della fidelizzazione del consumatore.
Da questo punto di vista Sony sembra in una botte di ferro ma ogni mossa, ogni scivolone e ogni annuncio da qui a fine anno, può risultare decisivo per il futuro dell'industria.