Sony PlayStation Classic - recensione
Anche la primissima console di Sony si rimpicciolisce e ritorna nei negozi in versione mini.
PlayStation è diventato al giorno d'oggi il brand videoludico più forte sul mercato, ma fa quasi strano pensare che fino a 25 anni fa non esistesse nemmeno. E se non fosse stato per quel progetto di collaborazione tra Nintendo e Sony andato in fumo nei primi anni '90, forse a Sony non sarebbe mai venuto in mente di creare una sua console per videogiochi, e chissà come si sarebbe evoluto quell'universo parallelo. Nel 1994 Sony lanciò sul mercato la sua prima piattaforma videloudica, chiamata semplicemente PlayStation.
Era una macchina molto all'avanguardia per i tempi: lettore CD multimediale, processore RISC R3000A a 32-bit e 33MHz, 2 MB di RAM e un processore grafico dotato di tecnologia di Transform & Lightining e rotazione degli sprite, in grado di muovere fino a 360.000 poligoni al secondo. Non era la console più potente della sua generazione, il Saturn era più forte in 2D ed il N64 arrivato poco dopo offriva risoluzione maggiore, ma era la macchina da gioco più equilibrata e polivalente.
Il lettore CD permetteva ai publisher di creare giochi grandi e densi di filmati in FMV e tutti volevano sviluppare sulla prima console di Sony. Il successo era quindi inevitabile con una multinazionale come Sony alle spalle che nei primi anni '90 dominava il globo, e nel tempo sono state vendute più di 100 milioni di unità. Sulla prima PlayStation sono stati pubblicati alcuni dei più amati giochi di sempre e nuovi franchise sono nati: Resident Evil, Crash Bandicoot, Tekken, Ridge Racer, Metal Gear Solid e tanti, tanti altri.
Recentemente è esplosa la moda delle mini retro-console. Nel tempo abbiamo visto varie (sfortunate) reiterazioni del Sega Mega Drive, ma è Nintendo col Classic Mini NES ad aver catalizzato questo fiorente mercato, con milioni di unità vendute e scorte perennemente esaurite.
E così, dopo l'arrivo del Classic Mini SNES e del recente C64 Mini, Sony non poteva proprio restare fuori da questo business, e a tal scopo ha realizzato la PlayStation Classic, una PlayStation 1 in miniatura più piccola del 45% rispetto alla macchina originale, con a bordo 20 giochi preinstallati non espandibili e grafica HD tramite cavo HDMI.
Come potete vedere dal nostro unboxing in video qui sotto, la console si presenta in una confezione che richiama a gran voce la prima edizione della PlayStation originale, al cui interno troviamo due pad digitali (fino al '97 non esisteva il DualShock), un cavo HDMI e un cavetto micro-USB per l'alimentazione.
L'aspetto è del tutto identico alla macchina del '94, anche se alcune porte sono finte. Il vano dei CD non si può aprire, ed il tasto Open è adibito ad un altro scopo. Idem le porte per le memory card, visto che i salvataggi sono gestiti con un sistema di memorie virtuali all'interno della ROM, e le porte dei Joypad ora hanno un'interfaccia USB.
Questa scelta ha fatto molto discutere, visto che l'adozione dei pad digitali rispetto ai DualShock ha inevitabilmente tagliato fuori dalla lista dei titoli quelli che richiedevano le levette analogiche e il rumble come requisito. Le console PlayStation commercializzate dopo il 1997 avevano infatti il nuovo joypad incluso nella confezione.
Al di là di questa scelta, che può essere o meno condivisibile per un fattore puramente nostalgico, una lista non espandibile di soli 20 titoli (trovate la lista completa nel box a sinistra) ha inevitabilmente seminato un po' di panico tra i fan.
E quindi, forse non è un caso se Sony abbia tardato a rivelare la lista completa, svelando solo una manciata di giochi in occasione del reveal della console. La prima PlayStation aveva infatti talmente tanti bei giochi (alcuni dei quali hanno scritto la storia del medium), che era impossibile includere tutti i migliori e degni di nota con un numero totale così ridotto.
E così abbiamo Final Fantasy VII e Metal Gear Solid ma non Castlevania: Symphony of the Night, Resident Evil DX Cut ma non il secondo capitolo, e mancano giochi chiave della console come Spyro e Crash Bandicoot, anche se quest'ultima scelta è comprensibile essendo usciti i remake su PS4. Sony ha cercato di coprire, per quanto possibile, tutti i generi, inserendone almeno un paio per ogni categoria, ma è inevitabile che le esclusioni di lusso risultino numerose.
Nonostante tutto, abbiamo di che divertirci con la PS in miniatura. Ci sono a bordo giochi meravigliosi come il primissimo Grand Theft Auto con la sua iconica inquadratura top-down, ci sono Oddworld e Rayman (due dei migliori platform 2D di quella generazione), e c'è Tekken 3, considerato da molti il miglior capitolo dell'intera saga.
Inutile starvi a spiegare l'emozione ed i brividi alla schiena che ho provato accendendo la console e assistendo all'ormai iconico logo di Sony Interactive Entertainment, con quel suono d'accompagnamento ormai divenuto glorioso. Ecco, la PS Classic potrà non avere tutti i giochi che meritavano di essere inclusi, ma il fattore nostalgia c'è, eccome se c'è! A partire dal logo all'avvio e dai menu riprodotti con quell'effetto pixellato per rimanere fedeli allo stile originale.
E ovviamente, ogni gioco che si avvia inizia con il logo PS su sfondo nero, e anche lì parte il brividino! Ed è vero che molti di questi titoli sono disponibili sugli store digitali di PS3 e PS4 da anni ma volete mettere giocarci guardando una console del tutto similare alla PS1 e tenendo in mano un pad perfettamente identico a quello della prima console di Sony?
Del resto, il fattore nostalgia è quello che traina le vendite di queste mini retro-console, e che spinge collezionisti e fan affezionati ad acquistare queste scatolette che in fin dei conti svolgono lo stesso compito delle macchine moderne che vanno in emulazione. Non è infatti raro che chi possegga già la console originale acquisti anche la relativa versione mini, per un bisogno di completezza che solo il collezionista DOC può comprendere.
Passando all'aspetto tecnico, la PS Classic manda allo schermo un output HD 720p tramite connessione HDMI. Se vi steste chiedendo il perché non si sia scelto di sparare il segnale a 1080p o ancor meglio a 4K, la risposta è molto semplice. I giochi della prima PlayStation giravano a una risoluzione media di 240x224, mentre solo i titoli bidimensionali arrivavano a 640x480.
Le texture erano pure a bassissima risoluzione e i poligoni abbastanza grossolani. Ciò significa che i giochi della PS1 sono invecchiati molto male, molto più di quelli a 128-bit e di quelli a 16-bit, del resto era un 3D primordiale. Upscalare giochi a risoluzione così bassa su schermi ultra HD avrebbe restituito un risultato decisamente scarso e forse anche fastidioso. Quindi è comprensibile la scelta di fermarsi al 720p.
I giochi, comunque, sembra girino più fluidamente. Destruction Derby, uno dei titoli che soffriva maggiormente di problemi di frame-rate su hardware originale, ora gira a 30fps senza alcuna incertezza, cosa che ci lascia pensare che il processore a bordo della PS Classic sia un chip più moderno di quello originale.
Stranamente, non troviamo nessuna opzione grafica per modificare aspect ratio o applicare filtri bilineari o per simulare il tubo catodico, una soluzione che solitamente si trova sulle retro-console degli altri produttori. Questo implica che dovremo sorbirci le odiate bande nere, visto che la stragrande maggioranza dei primi titoli della PS1 erano visualizzati in 4:3.
Fino a questo momento il prezzo delle mini console non si era mai spinto sulla soglia dei 100 euro ma la PS Classic la sfiora, riducendo di un'unità il prezzo finale. È vero, ci sono due joypad (ma non analogici) e ci sono venti titoli tra i più iconici di quella generazione, ma 99 euro sono forse troppi per molti utenti.
Bisogna considerare che sono tante (e gravi) le assenze di rilievo, parliamo di titoli che hanno permesso a PlayStation di entrare nell'olimpo delle console e di arrivare a 100 milioni unità vendute. Sono vistose le assenze di Tomb Raider, Gran Turismo (il gioco più venduto con 10 milioni di pezzi), Driver, Ape Escape, Medievil, Suikoden, Vagrant Story, Ergheiz, WipeOut e potrei continuare per ore. Forse si sarebbe potuto portare il numero di titoli a 40 o 50, ma inevitabilmente sarebbe levitato anche il prezzo e di conseguenza si sarebbe ridotto il numero di persone disposte all'acquisto.
Probabilmente si sarebbe potuta offrire la possibilità di espandere il numero di titoli ma poi la console mini sarebbe forse andata a competere internamente in casa Sony con la PS4, che ha tanti titoli PS1 sul suo catalogo. E allora, forse Sony è riuscita a trovare un buon equilibrio anche se è inevitabile che in molti rimangano delusi dall'assenza del gioco del cuore con cui si sono appassionati al gaming.
Fatta eccezione per queste remore, PlayStation Classic è un piccolo gioiellino che non può mancare sulla scrivania di un retrogamer che si rispetti, pertanto consigliamo l'acquisto a chi voglia fare un tuffo nel proprio passato di gamer, e visto il periodo di uscita (3 dicembre) la mini console targata Sony non può che risultare un gradito regalo di Natale da scartare sotto l'albero, facendo tutti insieme un tuffo nel 1995.