Speciale Digital Delivery
XBLA, PSN, Steam, Origin e GOG: Eurogamer confronta le principali piattaforme per l'acquisto digitale dei giochi.
L'acquisto di prodotti multimediali tramite download digitale, altrimenti detto "digital delivery", è senza dubbio una delle realtà più interessanti dell'attuale mondo dei videogiochi. Se appena dieci anni fa l'unica soluzione che avevamo a disposizione per portarci a casa un titolo nuovo di zecca era recarci in un negozio ed acquistare un oggetto fisico (disco o cartuccia che fosse), adesso possiamo semplicemente sederci sul nostro divano, armati di carta di credito, ed affacciarci su un intero mondo commerciale "virtuale", fatto di un'infinità di vetrine, servizi, pacchetti sconto e chi più ne ha più ne metta.
A prescindere da quale sia la vostra scuola di pensiero (ci sono infatti i fanatici dell'acquisto virtuale e, sull'altro versante, gli oltranzisti della "confezione originale"), è innegabile che questa situazione abbia aperto una serie di nuove possibilità sul fronte del mercato ludico e non solo. Non a caso la battaglia dei produttori di entertainment si è combattuta, negli ultimi anni, principalmente a colpi di servizi online, store virtuali eccetera.
A gettare le basi di questa rivoluzione è stata probabilmente Microsoft con il suo Xbox Live, che affonda le radici addirittura nella scorsa generazione di console, ma nel tempo più o meno tutti i più grandi player dell'industria hanno lanciato servizi analoghi: dal PlayStation Network di Sony al popolarissimo Steam, fino alle new entry come Origin di Electronic Arts e alle realtà indipendenti come GoG.com.
Inutile dire che il concetto di digital delivery presenta dei vantaggi e degli svantaggi intrinseci, derivanti in molti casi dal fatto che il comprare un "oggetto virtuale" è molto differente da un acquisto tradizionale.
Ad esempio, praticamente tutti questi servizi ritengono che con i nostri soldi noi in realtà non diventeremmo proprietari del prodotto ma compreremmo solo una "licenza" per usufruirne, licenza che prevede dei termini di utilizzo (tra i quali, ad esempio, la non rivendibilità del bene acquistato) e che può persino essere revocata qualora contravvenissimo ad una qualsiasi delle migliaia di righe in piccolo riportate in quei contratti di utilizzo infiniti che, ammettiamolo, nessuno di noi ha mai letto. Una circostanza che potrebbe sembrare remota ma che eppure si è verificata in più di un'occasione, lasciando tracce infuocate sui forum online e terminando a volte addirittura in tribunale.
"Un'altra polemica riguarda il costo degli oggetti virtuali, che potrebbero costare molto meno delle loro controparti su disco"
Un'altra polemica piuttosto comune riguarda il costo degli oggetti virtuali, che non avendo costi di stampa, distribuzione e vendita al dettaglio, potrebbero in teoria essere prezzati ad una cifra molto inferiore rispetto alle loro controparti su disco: ragionamento che molto spesso non si traduce in realtà, con la conseguenza che per un gioco "virtuale" senza scatola né niente, ci vengono chiesti gli stessi 60 euro che spenderemmo per lo stesso prodotto con confezione, libretto, copertina, eccetera. Se credete che i conti non tornino, non siete gli unici.
Al di là di queste che possono essere ritenute o meno controindicazioni, probabilmente frutto della relativa giovinezza di questo sistema di vendita, è indubbio che il digital delivery offra anche interessanti vantaggi rispetto ai canali tradizionali. Per questo oggi su Eurogamer vogliamo esaminare i principali servizi di vendita in digitale e capire se valgono davvero la pena di creare un ennesimo account, dove conviene comprare cosa e perché.
Xbox Live Marketplace
Il principale "difetto" di Xbox Live lo conosciamo tutti: sono quei 50 euro all'anno circa che Microsoft ci chiede per la sottoscrizione dell'abbonamento Gold. Quest'ultimo però - è il caso di ripeterlo - è richiesto solamente per giocare in multiplayer online (ed attivare qualche altra caratteristica secondaria, come chat di gruppo e abbonamenti a servizi di video streaming a pagamento), dunque non ha alcun impatto sul servizio di vendita virtuale di giochi, fruibile in modo gratuito da chiunque abbia un'Xbox 360 collegata ad Internet.
Essendo il "primo arrivato", e anche grazie alla politica piuttosto attiva di Microsoft in questo ambito, il Marketplace Xbox Live ha potuto contare su un periodo iniziale di relativo predominio in campo di digital delivery su console, fatto anche e soprattutto di esclusive. Alcuni tra titoli i più succosi usciti nei primi anni di XBLA non sono infatti disponibili su altri canali di vendita (come ad esempio Shadow Complex, Geometry Wars, Trials HD ecc.).
Anche dal punto di vista del funzionamento e dell'interfaccia, Microsoft approfitta di un'esperienza ormai decennale e offre un livello di qualità senz'altro pregevole: nonostante l'ultimo aggiornamento della dashboard Xbox sia stato criticato da alcuni, noi troviamo che la navigazione generale dello store sia piacevole e rapida, mentre è davvero eccellente la banda messa a disposizione in download: generalmente sempre alla massima velocità consentita dal proprio provider, fattore fondamentale affinché download di svariati GB di dati non si trasformino in attese estenuanti.
"Anche dal punto di vista del funzionamento e dell'interfaccia, Microsoft approfitta di un'esperienza ormai decennale"
Il Marketplace, partito come semplice piattaforma per distribuire giochi di piccole dimensioni e spesso indipendenti, si è infatti trasformato nel tempo in uno store virtuale completo, nel quale troviamo a disposizione anche numerosissimi giochi usciti su disco nei negozi tradizionali, che occupano quindi quantità di dati nient'affatto esili, non di rado vicine ai 5GB.
Parlando di prezzi, la politica di molti servizi di digital delivery è quella di offrire sconti e offerte speciali a tempo, sia per risultare sempre competitivi, sia per spingere il pubblico a tornare periodicamente sullo store e controllare cosa c'è in "saldo". Da questo punto di vista Microsoft alterna periodi di iniziative interessanti a periodi di calma relativamente piatta, ma offre comunque periodicamente l'occasione di portare a casa giochi interessanti a prezzi vantaggiosi (con sconti che spesso ammontano al 50%, sebbene per brevi periodi di tempo).
PlayStation Store
La storia del PSN di Sony, lanciato in concomitanza con l'uscita della PlayStation 3, è leggermente più travagliata di quella del servizio Microsoft corrispettivo, almeno per quanto riguarda i suoi primi anni di vita. Non è un mistero che al momento del suo lancio l'interfaccia PS3 e l'esperienza online generale non fossero all'altezza dei migliori standard, risultando più lente e macchinose di quanto offerto dalla concorrenza.
Questo "gap" iniziale ha per certi versi penalizzato il PlayStation Store, che solo in tempi più recenti, grazie a continui aggiornamenti di sistema e a nuove iniziative, ha potuto dimostrarsi realmente competitivo su tutti i fronti, tanto da potersi dire al giorno d'oggi un sistema sicuramente maturo. Sul fronte del contenuto esclusivo, ad esempio, Sony ha saputo offrire titoli "PSN only" davvero interessanti, come il bellissimo Journey, mentre in quanto ad iniziative originali in grado di differenziare la sua offerta da quella di tutti gli altri provider del genere, Sony ha creato il servizio "Plus".
Inizialmente mal recepito e visto più che altro come un escamotage per trasformare il PlayStation Network in un servizio a pagamento, copiando ciò che la concorrente Microsoft faceva da anni e con profitto, va detto che in seguito il PlayStation Plus ha dimostrato di avere un carattere piuttosto interessante. Con i 50 euro all'anno richiesti per abbonarsi, infatti, ci si garantisce l'accesso non soltanto ad una serie di funzionalità online avanzate (come ad esempio il cloud storage e il download automatico di elementi selezionati), ma anche a una serie di sconti su vari elementi dello store, a demo estese dei giochi e soprattutto ad una sorta di "noleggio" in forma gratuita di vari titoli, messi a disposizione da Sony stessa.
"Inizialmente mal recepito, il PlayStation Plus ha dimostrato di avere un carattere piuttosto interessante"
Al momento in cui scriviamo, sottoscrivendo un account a PlayStation Plus è possibile scaricare dal network e giocare in modo del tutto libero e gratuito titoli come Deus Ex: Human Revolution, Infamous 2, Darksiders, Little Big Planet 2 e parecchi altri.
Va ricordato che, qualora la nostra sottoscrizione a PlayStation Plus non fosse rinnovata, l'accesso gratuito a questi titoli verrebbe bloccato, ma è indiscutibile che per 50 euro all'anno un'offerta del genere risulti parecchio interessante, e probabilmente si dimostra più logica di quello che ci offre Microsoft per la stessa cifra, ossia essenzialmente il multiplayer online, feature del tutto gratuita su PlayStation Network.
Dopo i problemi iniziali sono dunque tutte rose e fiori per Sony? Non esattamente: il clamoroso caso del furto di account verificatosi lo scorso anno, che ha esposto a rischi centinaia di migliaia di dati sensibili relativi alle carte di credito e che ha costretto la stessa Sony a tenere chiuso il servizio per un prolungato periodo di tempo (oltre 40 giorni), dimostra che la gestione online di PS3 ha ancora della strada da fare. Anche i tempi di download risultano mediamente più elevati su PlayStation rispetto ad altri sistemi, un fattore non drammatico ma nemmeno da trascurare, in visione dei possibili futuri miglioramenti da richiedere al PSN.
Steam
Creare un account a Steam e loggare per la prima volta il servizio dal proprio PC è un po' come recarsi al mercato ortofrutticolo di quartiere: si viene "aggrediti" da una serie di rilanci al prezzo più basso. È arcinoto, infatti, che il servizio di digital delivery creato da Valve e cresciuto negli ultimi anni a dismisura sia particolarmente apprezzato per la sua politica di "offerte", che sono frequentissime, abbondanti e spesso molto convenienti (nel momento in cui scriviamo, è possibile acquistare il bellissimo The Witcher 2 scontato del 60%, a 16€ invece dei 40 richiesti normalmente).
Questa politica riguarda sia giochi di nuova uscita che prodotti "di catalogo", abbondantissimi su Steam e che spesso possono essere portati a casa per cifre irrisorie, da 1 a 5 euro. A tutto ciò, il servizio Valve unisce un client dall'interfaccia pulita e ben navigabile, un servizio di "community" paragonabile per certi versi a quello offerto da Sony e Microsoft per le loro console e una politica di auto-patching e auto-updating dei propri giochi che aiutano a tenersi sempre aggiornati all'ultima versione.
"Le offerte" di Steam sono frequentissime, abbondanti e spesso molto convenienti"
Inoltre, come per tutti i servizi di questo tipo, i giochi acquistati possono essere cancellati dall'hard disk e riscaricati in seguito a piacimento, oppure su una qualsiasi altra macchina sulla quale sia salvato il vostro account. Andate in vacanza in montagna e volete scaricare la vostra copia di Quake sul portatile di vostra nonna? Nessun problema. Questa totale interdipendenza dei giochi comprati tramite Steam con il client online causa però anche i suoi problemi: qualora ad esempio i server di Valve fossero down (circostanza che può verificarsi), la vostra intera libreria di giochi diventerebbe non disponibile fino alla risoluzione del problema.
Qualora fosse down il vostro provider Internet, e dunque assente la vostra connessione domestica, idem: niente accesso a Steam, niente gioco. In realtà, è presente una "modalità offline" che consente di giocare i propri titoli anche senza connessione, ma è uno strumento che va attivato preventivamente, in un momento in cui la connessione è presente (per dare la possibilità al server di fare i suoi controlli), e sottosta ad alcune restrizioni specifiche, come ad esempio il fatto che solo i giochi aggiornati e patchati al 100% saranno disponibili. Il che vanifica la sua utilità in caso di blackout di rete temporanei e altri imprevisti vari.
Vale la pena sottostare a queste limitazioni per usufruire del servizio messo a disposizione da Valve? In un mondo in cui un PC non collegato alla Rete costituisce sempre più un'eccezione, e considerando l'incredibile catalogo (più di 1500 giochi) e la convenienza di molti dei prodotti messi in vendita, decisamente sì.
Origin
Visto il suo successo, Steam non poteva pensare di restare a lungo senza concorrenti per quanto riguarda la vendita digitale in campo PC. A fiutare il possibile affare e a gettarsi a capofitto nel settore è infatti arrivata, da circa un anno, Electronic Arts con il suo servizio Origin.
Inizialmente vissuto da molti utenti come una "imposizione" (sottoscrivere un account ad Origin è infatti uno dei requisiti necessari per giocare il popolarissimo Battlefield 3 su PC), il servizio di EA ha sicuramente tentato di irrompere sul mercato sfondando la porta, ma col passare dei mesi si sta rendendo più completo e interessante, come del resto lo stesso Steam fece agli inizi della sua esistenza.
"Anche a livello di struttura generale Origin è decisamente simile alla piattaforma Valve"
Anche a livello di struttura generale Origin è decisamente simile alla piattaforma Valve, offrendo un client scaricabile che si installa sul proprio PC e costituisce poi una finestra sia sul negozio virtuale che sulle varie funzioni di community e gli altri servizi specifici, incluso il salvataggio dei propri dati di gioco nel cloud (reso disponibile anche da Steam e recentemente aggiunto, in una maniera più rudimentale, anche su Xbox Live per gli utenti Gold).
La vera limitazione di Origin, al momento, è ovviamente il suo catalogo, che attinge principalmente ai titoli a marchio Electronic Arts, ma che si sta lentamente espandendo anche ad altri produttori, come dimostrano i recenti accordi di distribuzione stipulati con Capcom e THQ. Allo stato attuale dei fatti, la quantità di titoli disponibili tramite Origin non è neanche lontanamente paragonabile a quella di Steam, ma data la qualità del servizio e la solidità dell'azienda che lo offre non abbiamo ragioni per dubitare del fatto che la situazione andrà a migliorare col tempo.
Inoltre, nonostante la smentite attuali, è molto probabile che Electronic Arts imposti in futuro una politica di esclusive, che renderà alcuni dei suoi titoli più interessanti disponibili in download solo tramite Origin.
Così come Steam, anche Origin offre una modalità offline per consentire almeno un certo livello di indipendenza dalla connessione costante alla Rete, ma data la sua giovinezza alcune di queste funzioni avanzate (come, di nuovo, il cloud saving) sono ancora in versione beta e dunque limitate.
Il discorso prezzi, fatalmente, è molto simile a quello che si può fare per le altre piattaforme (ad esclusione forse di Steam, con le sue straordinarie offerte): nonostante una politica di sconti temporanei sia adottata anche da Electronic Arts, è impossibile non avere la sensazione (e a volte il riscontro reale) che rovistando tra gli scaffali dei negozi, oppure effettuando una ricerca sui siti degli innumerevoli rivenditori via Internet, sia spesso possibile trovare prezzi migliori di quelli praticati dagli store online. Un controsenso ancora tutto da correggere, che però non può essere imputato a Origin, trattandosi più che altro di un trend del mercato attuale.
"Origin è una piattaforma interessante ma che a differenza di Steam non appare ancora indispensabile"
Nel complesso, Origin offre dunque una piattaforma interessante e i cui sviluppi sono tutti da seguire, ma che a differenza di Steam non identifichiamo ancora come "indispensabile" per un PC gamer.
Gog.com
Nella galassia della digital delivery non c'è spazio solo per i giganti. Negli ultimi anni ha infatti riscosso sempre più attenzioni il sito gog.com (che sta per "Good Old Games"), un portale interamente posseduto da CD Projekt RED, i creatori della serie di The Witcher, e dedito principalmente alla vendita digitale di grandi classici per PC del passato più o meno recente, come è facilmente intuibile dal nome. Sebbene si tratti ovviamente di un servizio indirizzato ad una particolare fascia di pubblico, gog.com dimostra che attraverso la distribuzione digitale è possibile esplorare strategie di vendita che altrimenti non troverebbero spazio nel mercato tradizionale, come ad esempio quella di focalizzarsi sul retrogaming.