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Spider-Man: un nuovo universo - recensione

Come togliere le ragnatele dello sfruttamento commerciale da un personaggio amato.

Peter Parker? Spider-Man? Ancora? Che Amazing proprio no, per favore. E senza gli Avengers e senza Disney, ma di Sony: possibile? E in animazione poi... boh... e con un nuovo protagonista di origini portoricane.

Si prova sconforto, pensando all'ennesimo contorcimento del politicamente corretto. E invece il film scritto da Phil Lord (affiancato alla produzione da Chris Miller, suo compagno nell'avventura dei precedenti Piovono polpette, 21 e 22 Jump Street, The LEGO Movie), è una vera, esplosiva sorpresa.

È una rivisitazione divertentissima, un'operazione originale sia dal punto di vista narrativo che visivo (e che musiche!), ricca d'azione e di humor, Un film che porta l'animazione a un livello finora mai raggiunto, che diventerà di riferimento, così raffinata che s'impone anche all'occhio meno specializzato per un 2D di tale plastica corposità da sembrare tridimensionale, per la resa visiva accurata del disegno su carta (sarà più chiaro vedendolo).

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Alla regia non a caso troviamo gente con un pedigree di tutto rispetto: Bob Persichetti, re dell'animazione, Peter Ramsey, mitico storyboard artist di infiniti successi e regista di Le 5 leggende, Rodney Rothman autore del Letterman e di molte serie tv (che qui collabora anche alla sceneggiatura).

La storia: noi siamo immensi, conteniamo universi. O forse sono immensi e molteplici gli universi che ci contengono, in cui si replicano infinite versioni di noi. Così scoprirà il giovane Miles Morales, personaggio scritto nel 2011 dal mitico Brian Bendis (e da Sara Pichelli), quando sarà morso da un ragno, mentre sta dipingendo un murale insieme all'amato zio Aaron.

Che lui preferisce al padre, un solido poliziottone di quartiere che lo vorrebbe disciplinato studente e non street artist. Miles come da copione non riesce a capire bene cosa gli succede, non riesce a governare le sue nuove doti speciali, che aggiungono a quelle note la capacità di rendersi invisibile e di produrre una forte scossa elettrica, (ma ogni ripetizione di una storia fin troppo nota è proposta con spirito quasi goliardico, con un stile che a tratti ricorda Deadpool).

L'incredibile plasticità di una scena d'azione.

Mentre si dibatte fra le sue difficoltà, finisce in un gorgo di altri Spider-Man che arrivano da universi paralleli (lo Spider-Verse del titolo originale). A metterli in comunicazione provvede il folle piano di Kingpin, con l'aiuto dei suoi terribili scagnozzi, Prowler e Dock Ok. Ma forse anche il mostruoso omone ha un cuore: il suo movente è ricongiungersi all'amata moglie e al figlioletto, gratificato pure lui in questa versione da un'inattesa dimensione sentimentale.

Ma l'adunanza di personaggi-ragno avrà la meglio e rimetterà le cose (e gli universi) a posto. A Miles si uniranno un meraviglioso Spider-Man quarantenne in appanno, uno noir stile Marlowe, l'animaletto Peter Porker/Spider-Ham in stile Looney Tunes, la "manga" Peni Parker e la Spider-Girl Gwen, ciascuno caratterizzato con ironia e affetto.

Particolarmente spassosa è la ripresa del personaggio del vero Spider- Man, uomo adulto un po' sciupato dalla vita, single infelice che ha messo su pancetta e nella figura del mentore trova un'inattesa ragione di riscatto.

Un classico delle acrobazie di Spider-Man.

Battute velocissime, secche e fulminanti, scene d'azione d'eleganza vertiginosa, selezione di canzoni eccelsa, per un film dov'è avvenuta la rara magia di una storia ben scritta, animata con stile geniale, montata e diretta con estrema bravura, " recitata" (soprattutto in originale) a un livello che definire da live-action è riduttivo (le voci originali più note sono di Jake Johnson, Nicolas Cage, Hailee Steinfeld, Chris Pine, Mahershala Ali, Liv Schreiber).

Spider-Man: Un nuovo universo è apprezzabilissimo anche da profani non addicted di fumetti, della serie dei film e dei cartoni animati. Certo i rimandi sono tanti e certe strizzate d'occhio i fan più accaniti le apprezzeranno di più. Cameo di Stan Lee e sua frase nei titoli di coda (con omaggio a lui e a Ditko) e scena imperdibile alla fine di tutto, con una citazione dei cartoni originali del '67, vero cult.

Se non è facile essere adolescenti, non illudiamoci, le difficoltà non cessano con l'età adulta, solo mutano. Per trovare la propria strada spesso è necessario un atto di fede, come dice Stan Lee. E se l'ha detto lui...