SpyParty - prova
Il titolo di Chris Hecker è favoloso da giocare e pura gioia da guardare.
Se dicessi che ho smesso di giocare a SpyParty dopo una mattinata, potrebbe sembrare che il gioco non mi piacesse o che tutte le gioie che può dare un titolo simile non abbiano sortito alcun effetto su di me. In realtà, ho trovato tutto sorprendentemente efficace. SpyParty è, per me, la tortura più dolce che si possa immaginare. Ho iniziato una sessione di gioco durata una mattinata intera, dopodiché mi sono sentito vacillare come se mi trovassi su un baratro terribilmente profondo, e così sono fuggito.
Non ho mai giocato ad un titolo del genere, pur essendo così semplice. SpyParty richiede infatti soltanto due giocatori: uno che interpreta la spia e l'altro il cecchino da distanza che deve cercare di eliminare la spia. La spia, dal canto suo, deve tentare di mescolarsi alla folla gestita dall'IA e portare a termine una serie di semplici missioni in un determinato tempo. Il cecchino deve analizzare i volti, i movimenti dei corpi e le mani ondeggianti per provare a capire chi è il personaggio controllato dall'altro giocatore e di conseguenza ucciderlo.
Ogni ruolo nasconde una serie di complicazioni. Ad esempio, la spia deve svolgere alcune missioni che potrebbero spingerla a tradirsi da sola. Potrebbe essere scoperta mentre scambia una statua o mentre infastidisce l'ambasciatore, cosa che si può fare solo avvicinandosi al personaggio in questione e facendo un particolare gesto con la mano. Ma al di là di queste missioni, le spie potrebbero semplicemente farsi scoprire non comportandosi come dei personaggi gestiti dall'IA. Potrebbero fermarsi nel posto sbagliato o camminare senza seguire il giusto obiettivo. Oppure potrebbero essere in ritardo e controllare il loro orologio per aggiungere qualche secondo al timer, restando così fregate.
Nel frattempo, il cecchino si trova a dover affrontare altri problemi. Perché, se giocando per la prima volta da spia risulta difficile mescolarsi alla folla, il primo turno da cecchino può farci andare totalmente nel panico. Questo perché, pur prestando la massima attenzione, nessuno dei personaggi sullo schermo sembra muoversi come ce lo si aspetterebbe da un'IA. A quel punto, presi dalla difficoltà della ricerca, il rischio è quello di finire il tempo a disposizione oppure di rimanere invischiati nel compito di evidenziare i probabili obiettivi e di escludere quelli improbabili per poi, in un attimo di panico, colpire la persona sbagliata e scoprire di aver appena ucciso un civile.
È davvero un bel gioco, ma che tensione! Una tensione tale da spingermi a proseguire all'interno dei confini ristretti di ciascuna mappa provando un'immensa sofferenza. SpyParty è al momento ancora in accesso anticipato, con una lobby che può sembrare un po' sconcertante la prima volta che si entra in partita, ma con una community che invece è ben informata ed estremamente amichevole. Oh, che poi si tratta della stessa community che alza gli occhi al cielo quando annaspiamo senza sapere che cosa fare nelle prime catastrofiche partite! Ma meglio non pensarci.
Non ho ancora giocato abbastanza a SpyParty per poter dire di più, solo una misera mattinata, ma ho dovuto parlarne subito, perché mi sono reso conto di aver oltrepassato il limite e di non riuscire più a sopportare lo stress, onestamente. Così sono fuggito senza aver vinto nessuna partita, in base a quello che dicono le mie statistiche, né come spia né come cecchino. Ho il sospetto però che mi avvicinerò di nuovo a questo gioco non appena potrò, perché penso di amare profondamente SpyParty, soprattutto come spettatore.
Quello dello spettatore è un ruolo che sto interpretando sempre più spesso negli ultimi tempi. A parte gli imponenti nomi degli eSport, questo resta comunque un periodo davvero fantastico per fare da spettatore di videogiochi, basti pensare a Fortnite, PUBG, i replay dei clan su Clash Royale e adesso anche SpyParty. I pub, i cortili e gli uffici in cui si svolge il gioco sono suggestivi e pieni di piccole chicche, oltre a suggerire una certe sontuosità. È bello stare ad osservare i movimenti dei personaggi, anche perché tutta la tensione che mi offusca quando sto giocando, sembra scomparire quando me ne sto a guardare gli altri giocare. Riesco a notare la facilità con cui la spia nasconde le proprie azioni o la risolutezza con cui un cecchino restringe la sua attenzione su un bersaglio.
Tutto questo mi ricorda un po' i primi tempi in cui imparavo a fare i cruciverba cifrati, un altro semplice gioco che riesce ad intimidirmi. Durante i miei primi tentativi, passavo ore ad analizzare gli indizi per poi andare subito a verificare le mie ipotesi tra le soluzioni. In un certo senso, questo è quello che si prova a fare da spettatore: non significa arrendersi! È più un crogiolarsi nella luce riflessa dello splendore di qualcun altro.