Star Trek: Bridge Crew - recensione
L'esplorazione spaziale, così come non l'avete mai vissuta prima.
Il capitano della U.S.S. Aegis ha l'imprecazione facile. Impegnato in una missione di salvataggio intergalattico, ordina con risolutezza, una risolutezza molto colorita invero, di uscire dalla nebulosa che sta lentamente corrodendo gli scudi della nave. Ignora le rimostranze dell'ufficiale tattico, preoccupato dalle navi Klingon che bersagliano violentemente la coda. Con voce ferma e sicura, comanda di togliere potenza ai phaser e di dirottarla ai motori. La sua esperienza, forgiata da ore e ore di immersione nella realtà virtuale di Star Trek: Bridge Crew, lo porta a trascurare istintivamente gli attacchi del nemico, consapevole che solo un vascello ancora funzionante, è un vascello che può contrattaccare.
Gli ordini si possono mettere in discussione ma non ignorare, né tanto meno contraddire. Unito e compatto, inconsciamente ordinato da una gerarchia idealmente ben rappresentata dalle postazioni occupate da ciascun membro dell'equipaggio, il team armeggia tra i tanti comandi che affollano i pannelli dedicati, motivati dalle esortazioni sempre pittoresche del capitano. L'ingegnere devia continuamente il flusso d'energia, il timoniere traccia la rotta ideale, l'ufficiale tattico tiene sotto tiro la flotta Klingon, pronto a scaricargli tutto l'arsenale in possesso della Aegis alla prima occasione buona.
La tensione è palpabile, la concentrazione massima ma tutto si conclude nel migliore dei modi. Sfuggiti alle nocive interferenze dell'anomalia spaziale, il capitano ordina l'uso dei potentissimi siluri, più che sufficienti per distruggere le forze ostili, riportando calma e serenità a bordo dell'Aegis.
La brillante creatura di Ubisoft, figlia della stessa filosofia che ha dato i natali ad un'altra killer application per PlayStation VR, quel Werewolves Within di cui vi abbiamo parlato altrettanto bene qualche mese fa, vince, convince e conquista grazie ad un sapiente, lungimirante, attento bilanciamento dei ritmi di gioco, declinati e piegati dalla natura di una produzione molto simile, per ambizioni e meccaniche, a quella di un qualsiasi gioco di società.
Star Trek VR: Bridge Crew , anche nelle fasi più concitate, dà sempre il tempo ai partecipanti di accordarsi, di vagliare una strategia, di eseguire gli ordini impartiti dal capitano senza l'ansia di azionare indicatori e spie sotto la pressione di un game over che può piombare, da un momento all'altro, senza alcun preavviso. La distruzione dell'Aegis, il fallimento di una missione, è un processo che tragicamente si palesa attraverso una lenta sequela di scelte sbagliate, di continui errori, di eventi inaspettati che progressivamente complicano la situazione fino a renderla ingestibile.
Che si tratti di trarre in salvo l'equipaggio di una nave in avaria, di affrontare una flotta nemica, di esplorare un angolo sperduto della galassia in cerca di nebulose da analizzare con gli scanner di bordo, la coinvolgente routine, che vede impegnati quattro utenti umani chiamati a ricoprire il ruolo di capitano, timoniere, ufficiale tattico e ingegnere, sarà fondamentalmente la stessa. Il quartetto deve collaborare, consultarsi, vagliare un approccio tattico condiviso, previo addestramento ai complessi comandi che caratterizzano ciascuna hud relativa ad ogni ruolo. C'è un tutorial, piuttosto esplicativo, anche se alcune funzioni, alcune finezze e trucchetti, si apprendono solo con la pratica, una volta tra le stelle.
I ritmi blandi, come anticipato, permettono una certa goffaggine, sulle prime, che scompare del tutto già alla seconda partita. Le funzioni attivabili, del resto, nono sono poi moltissime. Non c'è l'intenzione di offrire una simulazione verosimile, poco accondiscendente, complessa. Il focus di Star Trek: Bridge Crew, lo si capisce subito, non va ricercato nelle meccaniche ludiche, nella profondità di un gameplay comunque malleabile e variegato al punto giusto, quanto nel vibrante scambio di opinioni, nel divertente gioco delle parti sotteso, che spinge gli utenti a recitare vestendo i panni di un personaggio ben preciso. Complice il mondo virtuale che si espande a trecentosessanta gradi, non si può far altro che restare piacevolmente invischiati in questa recita senza copione fisso, divertiti e allietati anche se non si è fan del brand.
C'è naturalmente della sostanza a supportare a dovere l'aspetto social del gioco. Nonostante una campagna fin troppo breve, sei scenari in tutto, le missioni generate casualmente introducono sufficienti variabili da tramutare ogni viaggio in un'eccitante avventura zeppa di opportunità e rischi. Da questo punto di vista, gli artisti di Ubisoft si sono mossi bene. Nonostante un comparto grafico altalenante, elementare per molti versi, l'esplorazione spaziale saprà regalarvi scorci ammalianti che incrementano ulteriormente il desiderio di spingersi un po' più in là.
Il titolo, insomma, zoppica sia dal punto di vista estetico che da quello puramente contenutistico, nonostante il replay value della campagna stessa sia altissimo, dal momento che non esiste un solo modo per completare gli obiettivi proposti. Inoltre, ci auguriamo che Ubisoft abbia già in cantiere una lunga sequela di DLC con cui ingrossare la lista di missioni disponibili.
Star Trek: Bridge Crew è la killer application di cui la realtà virtuale aveva un disperato bisogno. Unico nel suo genere, stupisce e convince non tanto per il gameplay, comunque profondo al punto giusto, quanto per l'altissimo tasso di coinvolgimento che instilla nel videogiocatore. Sentirsi a tutti gli effetti un membro della Aegis, con precise responsabilità e doveri, regala emozioni uniche. L'esperienza confezionata da Ubisoft è divertente, appagante, sorprendente.
Bisogna naturalmente creare un team affiatato, il più completo possibile. Da soli, o lasciando che la CPU prenda il controllo di uno dei membri dell'equipaggio, buona parte del divertimento scema, quando non viene completamente spazzato via da comandi che vengono rispettati con colpevole ritardo. Un must buy da non lasciarsi scappare, dunque, a patto di avere qualche amico con cui condividere l'esplorazione dell'universo.