Star Wars: Il potere della Forza

L'IA dei nemici è tremendamente pessima in alcune circostanze. E' carino vedere gli Strormtroopers che tentano disperatamente di aggrapparsi l'un l'altro per cercare di evitare di essere sbattuti chissà dove dai vostri poteri, ma al di là delle loro istruzioni primarie li vedrete quasi sempre rimanere fermi e sparare. LucasArts spera ovviamente che voi non ve ne accorgiate al quanto vi troverete al cospetto di un piccolo esercito, ma più di una volta sarà dura non farci caso.

Mi ricordo in particolare di un momento genuinamente goffo: di fronte ad un pericoloso Rancor incazzicchiato nero, sono me la sono data a gambe con l'idea di attaccarlo a distanza. La belva è rimasta immobile, ma perfettamente a portata di tiro. Sono andato avanti così fino a quando non l'ho vista stramazzare al suolo, senza nemmeno battersi. Ed è in occasioni come questa che la maschera inizia a cadere, rivelando il vero volto che sta sotto.

I migliori schemi di The Force Unleashed sono, senza sorpresa alcuna, quelli ambientati nelle location immediatamente familiari ai fan di Star Wars, ed è proprio lì che il puro brivido dell'emozione vi permetterà di passare sopra ad alcuni dei difetti che affliggono il gioco. Difetti che si mostrano però in tutta la loro evidenza quando si arriva a luoghi meno peculiari. Felucia è un caso emblematico in questo senso: infinitamente meno iconico sia nei panorami che nei suoi abitanti rispetto alle altre aree, se non fosse per la mitica lightsaber e per la fisica efficientissima si potrebbe probabilmente scambiare per uno stage preso di peso da qualsiasi altro action in terza persona visto negli ultimi anni.

E' facile anche accorgersi di quanto sia lineare e tutt'altro che ispirato il level design del prodotto: ancora una volta, quando la familiarità non ci mette una pezza, il tutto si rivela come una disarmante successione di grosse stanze e corridoi colme di avversari da mandare all'altro mondo. Le mie perplessità relative alla debole IA sono ulteriormente aumentate quando, stanco dei troppi combattimenti sul fungoso pianeta, ho deciso di proseguire diritto senza fermarmi mai. E ho scoperto così che potevo passare attraverso vastissime aree praticamente senza il minimo graffio, senza addirittura che nessuno si preoccupasse di seguirmi.

LucasArts risponderebbe probabilmente a queste critiche affermando che così facendo vi perdereste il punto principale dell'esperienza, ma io nel caso vi consiglierei di obiettare che una situazione simile potrebbe essere giustificabile solo e soltanto al cospetto di una gameplay davvero emozionante e coinvolgente. E nello specifico non è così. Comportandovi come un pigro codardo vi perderete anche la già descritta possibilità di upgradare i vostri poteri e le vostre abilità: posso però assicurarvi che giocando alla difficoltà di default (la seconda di quattro) la cosa non avrà chissà quale impatto sul corso della vostra impresa.

The Force Unleashed non è un gioco difficile (e la maggiore sfida derivante dai livelli di difficoltà più elevati è ottenuta in maniera forzatamente artificiale piuttosto che rendendo più letali nemici originariamente stupidi...), e nemmeno particolarmente longevo. L'ho portato a termine per la prima volta giusto in un paio di sere, con tanto di finale che fa la sua comparsa in modo brusco e inaspettato. Ma fateci caso: ho scritto "per la prima volta".

Per quanto lineare e diretto il gioco possa essere, la sincera gioia data dall'avere a disposizione i poteri della Forza mi ha spinto ad una seconda partita. Dettagli encomiabili si riveleranno ai vostri occhi se vi prenderete tutto il tempo necessario: lanciate ad esempio una cassa attraverso una finestra su una stazione spaziale, e vedrete il conseguente vuoto che verrà a crearsi risucchiare gli Stormtroopers nelle vicinanze, prima che un portello di metallo provveda a chiudere la falla ristabilendo l'atmosfera adeguata.

E qui c'è il problema principale: a dispetto di tutte le ricche possibilità messe a disposizione da un motore di gioco tanto possente, il fatto di sfruttarle è e rimane qualcosa di non essenziale ai fini della progressione nel corso della storia. Molti arriveranno dunque ai titoli di coda di The Force Unleashed senza nemmeno essersi accorti di alcune finezze davvero rilevanti, e la mancanza assoluta del multiplayer non fa altro che esacerbare la questione.

Il valore a livello tecnico, comunque indiscusso, non è un sostituto adeguato per un game design entuasiasmante. E giocando una seconda volta a The Force Unleashed mi è venuto in mente un commento di Dan Whitehead a proposito di Assassin's Creed, definito "un'esperienza da 6/10 con un contorno da 9/10". Ubisoft Montreal ha pensato -rischiosamente- che il pubblico si lasciasse tutto sommato influenzare dalla forma e trascurasse la sostanza, e LucasArts deve essere stata della stessa idea.

Ma questo è un gioco di Star Wars, ed in termini rigorosamente narrativi si tratta della produzione più importante di sempre. L'eccelsa qualità delle sequenze incarna tutto quello che vi aspettereste da uno sviluppatore che divide l'ufficio con la LucasFilm e l'Industrial Light&Magic, e la storia è narrata con straordinaria energia e brillante attitudine. L'epilogo è inoltre fantastico, e vale la pena di sottolineare che a seconda della scelta che effettuerete nell'ultimo livello giungerete ad un finale diverso.

L'introduzione di nuovi personaggi come Proxy, il problematico holodroide del protagonista, nonché la stupefacente comparsa di facce da sempre familiari sono gestite in modo attento ed esaltante. E, da fan di lunga data, la delizia catartica che ho provato nell'annientare Ugnaught indifesi, Jawa e Wookiee non può essere certo sottovalutata.