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Starblood Arena - recensione

Mitragliatrici, bombe e visori per la realtà virtuale.

Nell'improbabile futuro tratteggiato da Starblood Arena, l'intrattenimento intergalattico è catalizzato da furiosi scontri a fuoco tra velivoli armati da cima a fondo, controllati da abilissimi piloti determinati e pronti a tutto pur di aggiudicarsi la vittoria finale.

La realtà virtuale targata PlayStation VR, dopo RIGS: Mechanized Combat League, si rituffa nell'arena degli sparatutto online con una formula simile a quella già utilizzata dal titolo sviluppato da Guerrilla Cambridge. Il programma televisivo che trasmette le battaglie tra i vascelli da guerra, condotto da un simpatico duo di telecronisti svitati al punto giusto e degnamente doppiati nella nostra lingua, funge da perfetto e simpatico espediente narrativo per incentivare e giustificare il vicendevole massacro dei videogiocatori che accetteranno la sfida.

Non che serva molto altro, vista l'intrigante prospettiva di mettersi ai comandi di fantascientifici droni che possono muoversi in qualsiasi direzione, senza alcun problema legato alla gravità o alla velocità di crociera. Inforcato il PlayStation VR, è sufficiente il breve tutorial per rendersi conto di avere a che fare con un prodotto sviluppato con tutti i crismi, creato e progettato da un team ben consapevole dei rischi e delle potenzialità che comporta un gioco in realtà virtuale.

I menù sono di facile lettura, ma mettono subito in mostra la pochezza di contenuti che ha da offrire il gioco.

Memori dei mal di testa causati proprio da RIGS, c'era qualche timore all'idea di svolazzare a trecentosessanta gradi con l'unico intento di mettere nel mirino l'avversario di turno. Con sollievo ed un pizzico di sorpresa, primo indizio sulla qualità di Starblood Arena, ci siamo accorti di non soffrire di alcun disturbo legato alla motion sickness, fastidiosa costante che ha parzialmente rovinato parte delle esperienze fin qui proposte su un qualsiasi visore attualmente in commercio.

Lo schema di controllo, pur appesantito da una lunga trafila di comandi utili a domare il mezzo e ad attivarne le tante armi a disposizione, sottende un sistema reattivo, preciso, imprescindibile per effettuare col dovuto tempismo le tante evoluzioni con cui seminare o mettervi nella scia dell'avversario. Tra potenti virate, poderose accelerazioni e giri della morte, lo scenario adibito a tutorial è l'ambiente migliore, nonché il più protetto, per prendere confidenza con i controlli, con i tempi di reazione del velivolo.

Proprio durante questa fase preliminare avviene il duplice prodigio. Non solo non si accusa alcun senso di nausea, come già detto, ma dopo qualche evoluzione in volo, come per magia, ci si rende conto che è praticamente impossibile perdere l'orientamento. Il level design, ce ne se accorge anche nelle arene vere e proprie, è eccellente. Oltre ad incentivare lo spirito d'adattamento di ciascun partecipante, vista la relativa vicinanza di aree più ampie, ideali per furiosi alterchi dalla distanza, ad anguste insenature, perfette per tendere trappole, ogni scenario è ricco di elementi che aiutano a capire dove (e quale) sia il pavimento e dove (e quale) il soffitto.

Tecnicamente c'è poco di cui lamentarsi. Anche l'aliasing, sul vecchio modello di PlayStation 4, è piuttosto ridotto.

Del resto, capire istantaneamente che posizione si stia occupando nello spazio è semplicemente vitale per sopravvivere, una volta superato il tutorial. Starblood Arena, lo lascia intuire il nome, è un'esperienza che va vissuta online, sfidando di continuo gli utenti pescati nella rete. C'è una debolissima modalità single player ma l'assoluta mancanza di una qualsiasi progressione, la cronica ripetitività che si impadronisce fin troppo presto delle partite, la rendono quasi esclusivamente una sorta di breve e insipido allenamento in vista degli scontri in rete.

Purtroppo, ed è qui che si accumulano le principali problematiche del gioco, le modalità previste sono pochissime. Oltre al classico deathmatch, tutti contro tutti o a squadre, si può spezzar la routine solo con Griglia di Ferro in cui l'obiettivo è quello di lanciare una palla nella porta avversaria. Simpatica variazione sul tema, si scontra tuttavia con limiti progettuali che finiscono per rovinare l'esperienza. L'eccessiva libertà di movimento concessa nelle mappe a disposizione, difatti, rende difficilissimo intercettare i nemici, vanificando qualsiasi tentativo di imbastire strategie difensive efficaci.

Molto meglio il deathmatch che tenta, con poca fortuna purtroppo, di approfondire il gameplay sia mettendo a disposizione un arsenale di tutto rispetto, tra bombe e missili di ogni genere, sia caratterizzando ciascun pilota e vascello con specifici parametri di velocità, attacco, difesa e così via. Se da una parte il bilanciamento delle armi non può dirsi completamente riuscito, alcune sono smaccatamente le migliori da scegliere in qualsiasi condizione, dall'altra, una volta in battaglia, ci si accorge che le differenze tra un personaggio e l'altro sono fondamentalmente superficiali, ininfluenti nello stabilire con quale tattica approcciare l'avversario di turno.

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Starblood Arena è certamente uno dei migliori titoli attualmente disponibili per PlayStation VR. Dal punto di vista prettamente ludico c'è davvero poco di cui lamentarsi. Si sarebbe potuto fare di più sotto il profilo della personalizzazione dei vascelli, manca qualsiasi senso di progressione e il bilanciamento, di armi e personaggi, non è perfetto. Eppure è un gioco che sa intrattenere. Libero dallo spauracchio della motion sickness, qualsiasi videogiocatore appassionato di sparatutto competitivi scoprirà una produzione coinvolgente, dotata di carattere, lodevole sotto il profilo del level design.

Ciò che impedisce al titolo sviluppato da WhiteMoon Dreams di primeggiare, al di là dei difetti già elencati, è la pochezza dei contenuti. Poche le mappe, pochissime le modalità a disposizione. Il divertimento non manca ma per forza di cose, nonostante l'online, dura poco. Vale comunque la pena dargli una chance se siete tra i pochi possessori di un PlayStation VR e volete adoperarlo in uno sparatutto più che degno.

7 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.

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