Skip to main content

StarCraft II: Heart of the Swarm

Lo sciame è in arrivo.

Al termine della missione i Protoss si preparano alla fuga e alla diffusione della tragica notizia: Kerrigan è tornata. Una cosa da evitare, ovviamente, ed ecco allora che la missione successiva sarà basata sulla caccia ai fuggitivi sopravvissuti. Questa è un'altra differenza rispetto al capitolo precedente: se in Wings of Liberty si poteva viaggiare da un mondo all'altro, qui si impegnano le forze su un singolo pianeta e ci si resta per un numero di missioni da due a quattro. Si parte solo a lavoro finito.

L'evoluzione della specie funziona in modo abbastanza lineare, ma non per questo meno intrigante. Uno strano e francamente rivoltante NPC chiamato Abathur sovrintende alla camera di evoluzione tra le varie missioni. Qui le unità Zerg che abbiamo sbloccato possono essere migliorate fino a diventare creature completamente diverse. Con i già citati Roach, per esempio, possiamo spendere il materiale genetico accumulato per dotarli di corazza chitinosa (+1 armatura), condotti biliari (+2 danno) o carapace organico (+2 rigenerazione). Dopo l'applicazione di due potenziamenti il Roach evolve.

Possono diventare predatori, magari, e muoversi così nel sottosuolo invisibili al nemico, o tramutarsi in sanguisughe che guadagnano salute quando uccidono e si rigenerano più velocemente quando stanno rintanati. Molto, molto difficili da uccidere. I Baneling sono ancora meglio: progettati per attacchi suicidi esplosivi, una volta evoluti possono generare altri due Banelings da ogni esplosione, i quali esplodendo daranno vita a due nuovi Banelings... e così via. Piazziamo un paio di questi animaletti evoluti in una base nemica e stiamo a guardare cosa succede.

Infine gli umili Zergling possono anch'essi evolvere. La versione migliorata permette alle loro uova di generare tre creature (invece di due) e di assemblare una forza numericamente spaventosa in pochissimo tempo, che è sempre una buona idea giocando con gli Zerg. Per dare loro un po' di pepe potremmo farli evolvere in Raptor, che possono saltare addosso al nemico e contare su una maggiore resistenza. Nel gioco hanno una cresta viola, giusto per renderli riconoscibili e dare subito l'idea di quanto siano cattivi.

A questo punto, se ancora non fosse chiaro, lasciamo che il nostro Dustin Browder ribadisca il concetto: "Tutto è basato su di lei alla guida di uno sciame di creature senza volto che hanno come unico scopo quello di distruggere tutto". Nel gioco Kerrigan è una vera belva, oltre che un significativo cambiamento delle meccaniche base di Starcraft. Nella saga nessun altro personaggio ha mai potuto disporre di tanto potere.

C'è ancora qualcosa da sistemare nella versione che abbiamo giocato. La personalità di Kerrigan sembra oscillare un po' troppo tra la determinazione a spazzare via qualunque cosa con battute come "Nessuno uscirà vivo da qui, nessuno!", e momenti più sentimentali dove piagnucola frasi come "Non posso credere di stare uccidendo degli innocenti". Browder ci avvisa del fatto che i dialoghi e il doppiaggio non sono definitivi e che Brian Kindregan, il responsabile della trama, sta ancora affinando il tutto.

Ciò che sembra invece già saldamente al suo posto è l'atmosfera. Le parti di collegamento tra le missioni, l'interfaccia e l'ambiente sono una vera infusione di mostruosità. Ogni superficie è chitinosa, ogni foro infestato... c'è una sensazione di potere, di inevitabile, di qualcosa capace di colpire duro e velocemente mentre procediamo alla costruzione di un'inarrestabile macchina di artigli, denti e organismi che travolgerà tutto. Heart of the Swarm è molto diverso dal gioco precedente ed è visivamente come dovrebbe essere: alieno e insettoide.

Parliamo pur sempre di un'evoluzione piuttosto che di una rivoluzione, sia chiaro, ma sembra trattarsi di un passo cruciale per l'universo di Starcraft. Questo perché nonostante si tratti indubbiamente del re dei moderni RTS competitivi, il suo ruolo come esperienza single player non è altrettanto chiaro. Il tempo ci dirà se Blizzard aveva ragione. Fino a questo momento non ha mai deluso le aspettative...

Avatar di Mike Ortolani
Mike Ortolani: Dopo un passato di musicista, incontra il buon Silvestri che lo coinvolge con Eurogamer. Mike ne è entusiasta, ma nel suo animo è ancora abbastanza sicuro di essere un musicista.
In this article
Related topics

Sign in and unlock a world of features

Get access to commenting, newsletters, and more!