StarCraft II: Wings of Liberty
Il re della strategia resta saldo sul suo trono.
Se pensate che quanto vi ho raccontato riassume in maniera (molto) sintetica gli avvenimenti delle prime due missioni delle ventinove previste, potete già comprendere come la cura nei dettagli non difetti sicuramente in questo titolo: tutti i protagonisti risultano infatti estremamente caratterizzati, dei personaggi tridimensionali aventi i propri ideali, i propri comportamenti e i propri obiettivi espressi in maniera realistica.
Ad aiutare inoltre il giocatore nell'immedesimazione troviamo poi dei magnifici filmati, sia in computer grafica che creati con il motore del gioco, probabilmente tra i migliori per regia e spettacolarità visti ultimamente: la trama che si sviluppa attraverso di essi rimarrà così impressa a lungo nel cuore dei giocatori, verosimilmente desiderosi di vivere altre cento di storie di questo livello. Se immaginavate inoltre che il single player avesse come unico scopo quello di istruire il giocatore al multiplayer, fondamentale per un titolo che è da anni uno dei paladini degli e-sport, rimarrete parecchio sorpresi.
Per la prima volta infatti la campagna non è espressamente lineare, ma lascia al giocatore la possibilità di decidere quali missioni intraprendere dal ponte della Hyperion, la nave madre di Reynor.
Per non scontentare nessuno, però, la soluzione adottata è ibrida in quanto, fatte salve tre occasioni, potrete sempre recuperare le quest trascurate, così da sviscerare la trama in ogni suo particolare.
Nel complesso la soluzione scelta funziona alla perfezione, vista anche l'impostazione “mercenaria” che si è voluto scegliere per questo primo capitolo: lo scopo principale di Reynor è quello di recuperare crediti così da poter acquisire sempre nuove armi e vendicarsi della sua nemesi. Barcamenarsi fra i vari pagamenti risulta quindi credibile e assolutamente immersivo.
La varietà delle missioni è poi sicuramente un fiore all'occhiello, grazie al tentativo di apportare qualche novità all'interno di un canovaccio oramai uguale a se stesso dalla notte dei tempi: ecco quindi arrivare scenari dinamici che vengono periodicamente sommersi dalla lava oppure torri in grado di regalare per qualche secondo una visione Certo niente di rivoluzionario, ma comunque gradito.
A livello di gameplay, invece, non abbiamo rivoluzioni rispetto alla struttura classica degli strategici in tempo reale, basati sul mantra raccogli-costruisci-distruggi. Anche l'impostazione degli eserciti, la gestione delle risorse e gli equilibri strategici richiamano quanto visto con il precedente episodio, conferendo al tutto quell’aspetto familiare che è innegabilmente piacevole.
Ora dopo ora, emergono però alcuni piccoli ma importanti cambiamenti, in grado di trasportare la struttura di un grande classico nell'era moderna: gli scenari come già detto sono molto più vivi rispetto al passato, così come la possibilità di acquistare fra una missione all'altra potenziamenti e truppe mercenarie dona una profondità strategica maggiore.
Grazie a dei reperti raccoglibili sui campi di battaglia è poi possibile affiancare anche delle innovazioni tecnologiche raccolte dalle altre razze.