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Stormland - prova

Insomniac Games promette fuoco e fiamme in VR.

Il balzo tecnico e qualitativo compiuto dalla realtà virtuale è passato inosservato a tutti coloro che, per una ragione o per l'altra, hanno scelto di tenersi a debita distanza dai visori, forse perché spaventati dalla motion sickness o semplicemente perché sfiduciati dalle evidenti mancanze nella maturità del parco titoli.

Stormland di Insomiac Games, tuttavia, è un vero e proprio manifesto: da una parte dimostra il benchmark tecnologico che è possibile raggiungere a bordo di Oculus Rift S, dall'altra è, probabilmente, l'esperienza in VR più completa ad essersi mai affacciata sul mercato.

La direzione artistica è pazzesca, capace di fondere l'architettura robotica del protagonista con gli assurdi panorami di un pianeta sconosciuto, senza mostrare sbavature né inghippi tecnici, scorrendo come l'acqua e, soprattutto, trascinando il giocatore nel cuore del mondo fittizio.

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Con l'estetica sono bravi tutti, penserete voi. Il fatto è che le sfumature più interessanti di Stormland si trovano proprio nel comparto del gameplay, ambito nel quale capita sempre più spesso di incontrare una certa mancanza di coraggio, qualche spigolo fra le meccaniche o una scialba implementazione delle novità legate al visore.

Insomniac, invece, ha deciso di ingranare la sesta marcia, e ce ne si rende conto non appena si è costretti a strapparsi un braccio bionico per sostituirlo con un innesto più all'avanguardia, quando si impara a sfruttare il rampino in un revival dell'esperienza Spider Man, o ancora nel momento in cui si impugna per la prima volta la coppia di mitragliette d'ordinanza, entrando improvvisamente a far parte del Matrix.

L'intreccio prende forma da un pretesto piuttosto semplice: una misteriosa tempesta ha danneggiato il telaio dell'androide protagonista, obliterando gli altri membri della sua colonia e trasformando la regione in un luogo desertico e inospitale. L'obiettivo è tornare ad impadronirsi del proprio mondo, facendosi largo in un ambiente ostile e recuperando pian piano ciascuna strabiliante funzionalità alla base del sistema operativo, interagendo con l'ambiente e raccogliendo testimonianze di una cultura che sembra ormai scomparsa.

Il sistema di combattimento di Stormland è a dir poco splendido, e gli effetti visivi aggiungono ancor più peperoncino all'amalgama.

Inizialmente si ha la sensazione di trovarsi in uno splendido e intricato giardino ma, dopo aver mosso qualche passo fra gli sfondi della demo, il mondo di gioco alza il sipario su un vero e proprio oceano di scelte, sentieri e splendidi scorci che si alternano sotto uno skybox spettacolare, costruendo un'atmosfera capace di catapultarci direttamente all'interno dei circuiti dell'androide, facendo sentire il giocatore parte di qualcosa di più grande.

Il risultato è un'esperienza frenetica ma al tempo stesso rilassante, un generatore di panorami mozzafiato che, all'occorrenza, si trasforma in un action sfrenato nel quale volare in pieno stile Superman sopra una piatta superficie di nuvole galleggianti, per poi atterrare con un balzo in mezzo ad un paio di droni, flettere le braccia verso l'esterno e scatenare un inferno di proiettili, assaporando un combat system unico nel suo genere.

Ricordate il momento in cui avete provato la realtà virtuale per la prima volta, fissandovi le mani e rendendovi conto che non erano le vostre? Ecco, Stormland porta quella sensazione pericolosamente vicino al limite consentito, forte di un incredibile cura per le animazioni e di una responsività dei comandi sempre efficace. In men che non si dica ci si sentirà nel pieno possesso del corpo bionico, consci delle proprie capacità e in totale controllo degli avanzati gadget, pronti ad arrampicarsi scoprendo la verticalità del mondo, diventando veloci ad estrarre quanto gli assassini del vecchio West.

I panorami del pianeta sono mozzafiato, e fanno da spartiacque tra le due anime alla base del gioco, una esplorativa e l'altra puramente action.

A fronte dell'eccellente comparto tecnico, quel che effettivamente ci si trova a fare nei panni dell'androide è vagare in cerca dei "ricordi" delle macchine scomparse, seguendo le indicazioni delle "immagini residue" e cercando una stazione hardware dopo l'altra, fondamentali per integrare nuove componenti fra gli ingranaggi; il voice-acting era solamente in Inglese, eppure l'interpretazione delle varie intelligenze artificiali aveva le carte in regola per regalare un sapore inaspettato anche alla componente narrativa.

La giuntura del polso sinistro nasconde una mappa olografica che ci guiderà nel corso dell'esplorazione: anche se Stormland adotta una struttura open-world, infatti, spesso sono necessari accessori specifici per proseguire lungo determinati sentieri, nel rispetto del tradizionale stile metroidvania. Non è la prima volta che la VR ci accompagna attraverso pianeti alieni, ma in questo caso la caratterizzazione dell'ambiente ha raggiunto un grado di maturità eccellente, fra piante contorte e colori spiazzanti; la grande novità, tuttavia, sta nella libertà di movimento.

I retrorazzi ai lati delle gambe si attivano autonomamente in seguito ad un salto nel vuoto, permettendo di planare da altezze esagerate, mentre il sistema di volo consente di sfrecciare sul mare di nubi per muoversi velocemente fra un isola e l'altra, manovrando semplicemente per mezzo degli arti in modo da ridurre l'eventuale motion sickness, regalando una godibilità inedita alle sezioni più concitate. Sulla terra ferma, invece, lo stile si fa più riflessivo, tra interfacce olografiche e piccole cutscene che mostrano il passato delle macchine scomparse.

Le interazioni con gli oggetti danno il meglio quando bisogna smontare e rimontare pezzi del nostro stesso corpo.

Insomma, anche se non ci sono notizie concrete riguardo l'effettiva profondità della componente narrativa e la durata dell'avventura, le fondamenta sono sufficientemente solide per sostenere uno fra i più papabili candidati al titolo di miglior esperienza in VR. Tra panorami visionari, gadget spiazzanti e un gameplay inaspettatamente rifinito, Stormland ha superato qualsiasi nostra aspettativa, catturando in un attimo tutta la nostra attenzione.

Se siete amanti della realtà virtuale, vi consigliamo caldamente di tenerlo d'occhio, perché su una scala da zero a Ready Player One siamo decisamente più vicini al recente film di Spielberg.

Avatar di Lorenzo Mancosu
Lorenzo Mancosu: Cresciuto a pane, cultura nerd e videogiochi, i suoi primi ricordi d'infanzia sono tutti legati al Super Nintendo. Dopo aver lavorato dentro e fuori dall'industry, è finalmente riuscito ad allontanarsi dalle scartoffie legali e mettere la sua penna al servizio di Eurogamer.it.
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