Stranger of Paradise Final Fantasy Origins: Cimenti di Bahamut, il Re Dragone, la Recensione
Non sono tutte code di topo quelle che luccicano.
Forse esiste una realtà alternativa nella quale Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins si è rivelato essere il miglior Final Fantasy mai scritto: un brillante sequel del capostipite dell'ormai storica saga videoludica, in grado di raccontare l'epopea drammatica di un carismatico antieroe, come anche di presentare al pubblico moderno una sagace destrutturazione metanarrativa di quasi ogni stilema di questo genere di avventura.
Purtroppo o per fortuna, nella realtà in cui viviamo Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins è “solamente” un buon gioco di ruolo d'azione, estremamente derivativo dai Nioh figli degli stessi sviluppatori, ma comunque in grado di costruirsi una sua identità e gettare le basi per un nuovo e validissimo approccio al brand nipponico.
Mesi fa, in sede di recensione del titolo, non nascondemmo un certo retrogusto amaro nel renderci conto di quanto potenziale sprecato vi fosse nella sua narrazione: dai trailer di presentazione Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins ci era sembrato semplicemente campy, proseguendo con l'avventura era sorto in noi lo stupore di scoprire quanto complessa e interessante si stesse rivelando la trama.
Tuttavia, Team Ninja e Square Enix decisero di non spingersi troppo oltre ed è così che Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins, a fronte di un gameplay solido e di grande intrattenimento, non passerà certo alla storia per la profondità dei suoi dialoghi o l'iconicità dei personaggi; un gran peccato a nostro avviso perché, meme di internet a parte, Jack Garland e i suoi compagni di (s)ventura avrebbero potuto far breccia nei cuori degli appassionati, se sole fosse stata offerta loro una vera occasione.
Questa lunga premessa serve a far capire che chi sta scrivendo questa recensione non è una detrattrice del gioco, tutt'altro: e, pur con la consapevolezza che avrei dovuto mantenere basse le mie aspettative per i contenuti aggiuntivi, ho atteso il primo DLC di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins con trepidazione e curiosità.
Cimenti di Bahamut, il Re Dragone è il primo dei tre contenuti scaricabili rilasciati per il Season Pass del gioco. Come intuibile dal nome, l'avventura presenta come elemento principale proprio Bahamut, uno dei grandi assenti in questa rivisitazione/prequel del Final Fantasy capostipite. Resta latitante la strega Matoya, che potrebbe però aver già fatto capolino nei primi istanti di gioco e che confidiamo di veder apparire nel prossimo contenuto, anche se in una forma... inaspettata.
Senza scendere troppo nei dettagli, gli eventi di Cimenti di Bahamut, il Re Dragone hanno luogo migliaia di anni dopo la fine del gioco base. Jack e gli altri Stranger, ormai divenuti Guerrieri di Caos, percepiscono il risveglio di un'entità dalla potenza pressocché divina e decisono di confrontarsi con essa, per scoprirne le intenzioni. Comprese le ragioni dietro le scelte dei protagonisti, Bahamut decide quindi d'aiutarli, a patto che questi riescano a dimostrare il loro valore in combattimento.
Se siete fra i pochissimi giocatori interessati principalmente alla trama di Cimenti di Bahamut, il Re Dragone, potreste però rimanere delusi: questo DLC prosegue sulla falsariga del gioco principale, con dialoghi estremamente basilari e anche parecchio statici ridondanti, che tendono a ripetere i concetti senza mai approfondire. Ci saremmo aspettati anche un maggior spazio ritagliato per il Guerriero della Luce e i suoi compagni di viaggio, che alla fine si sono rivelati più un asset nella storia di Jack, che vere figure di rilievo.
La più grande novità del contenuto aggiuntivo è senza dubbio la difficoltà Bahamut: il giocatore può affrontare ancora una volta tutte le missioni già presenti, più alcune nuove quest secondarie, applicando effetti negativi e limitazioni che rendono la sfida molto più ardua rispetto alla già complessa modalità Caotica. Maggiori saranno i modificatori attivati, chiamati appunto “cimenti”, più grande sarà il premio ottenuto una volta completata la missione.
Questo consisterà principalmente in equipaggiamenti draconici, più potenti delle reliquie del gioco base, e in Tesori Draconici: questi sono la valuta introdotta dal DLC e possono essere scambiati in una sezione apposita del menu, per ottenere materiali di potenzialmento, ulteriori armi e armature draconici e... Code di Topo.
Proprio così: la storica appendice di roditore tornerà in tutto il suo splendore anche in questa rivisitazione dell'epopea del re dei draghi e si rivelerà un oggetto indispensabile per rendere ancora più potenti gli improbabili eroi di questa avventura. Una volta completata la sferografia di una classe, infatti, questo DLC permette di sbloccare due varianti di quest'ultima, chiamate Limite e Visione, ognuna delle quali può potenziare o modificare l'effetto di determinate abilità, oltre che potenziarne ulteriormente le statistiche e aggiungere un nuovo livello di affinità degli equipaggiamenti, per renderli ancora più efficaci.
Cimenti di Bahamut, il Re Dragone permette anche di ottenere ed equipaggiare gli accessori, nuova categoria di protezione che rende ulteriormente personalizzabile l'assetto dei personaggi. Come il resto degli equipaggiamenti, gli accessori hanno un livello di rarità che ne determina la potenza: buona parte di essi attiva effetti secondari, come un incremento percentuale di una statistica, ma alcuni permettono anche di utilizzare abilità specifiche, come quelle dei nemici.
Altrettanto interessante è l'aggiunta di tre nuove classi, dalle abilità uniche e in grado di equipaggiare le aste, armi da impatto capaci di raggiungere anche nemici molto distanti. Con la giusta combinazione di attacchi è possibile anche allungarle, per agganciare nemici molto lontani, attirandoli a sé o proiettando il personaggio nella direzione della minaccia, offrendo quindi un'utile e originale mobilità sul campo di battaglia.
Una delle nuove classi disponibili è l'Invocatore, sbloccabile dopo aver dimostrato la propria forza al Re Dragone sul campo di battaglia. Come intuibile dal nome, l'Invocatore ha il potere di convocare lo stesso Bahamut sul campo, che prenderà il posto del personaggio e sarà controllabile direttamente dal giocatore.
Quando Bahamut è attivo, i PM e PM massimi dell'invocatore vengono gradualmente consumati e, una volta scesi oltre una certa soglia, la creatura potrà lanciare Megafusione, Gigafusione ed Esafusione. Tutti gli attacchi del drago sono estremamente potenti, hanno una vasta area d'effetto e permettono quindi un ottimo crowd control nel caso di orde avversarie particolarmente ostiche. Inoltre, ogni colpo andato a segno ricarica leggermente la barra PM, facendo durare l'invocazione più a lungo.
Sulla carta, dunque, le novità introdotte da Cimenti di Bahamut, il Re Dragone, sono molteplici e tutte estremamente interessanti, sia per la varietà del gameplay, che in generale per la quality of life offerta dal titolo.
Tuttavia, non nascondiamo la nostra delusione nello scoprire che, escludendo due boss fight originali, l'interezza del contenuto aggiuntivo consiste in un ripetersi degli stessi livelli e degli stessi avversari del gioco base, rimescolati nel loro posizionamento in maniera abbastanza caotica e intenzionalmente disonesta, il tutto accompagnato da un picco di difficoltà al limite del sadico, che rende ostico affrontare le missioni a livello Bahamut anche con equipaggiamenti di 80-100 livelli superiori.
I lavori di Team Ninja non hanno mai fatto mistero della propria, intenzionale difficoltà artificiale, con nemici numerosi e/o di grandi dimensioni all'interno di aree ristrette e con combinazioni di attacchi particolarmente infami. Eppure credevamo che Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins puntasse a un target di pubblico meno hardcore (e masochista) e facesse più leva sull'onesta parametria e skill del giocatore piuttosto che sul bisogno, che con questo DLC diventa una necessità, di costruire una “build rotta” e annichilire tutto ciò che si parerà davanti ai protagonisti.
Non è un caso, infatti, che gli sviluppatori abbiano introdotto la Modalità Extra, la quale attiva il potere segreto di Jack e gli permette di scendere sul campo di battaglia con PM illimitati. Considerate che, a discapito delle nostre oltre 80 ore di gioco sul titolo principale e un equipaggiamento che ci ha permesso di sconfiggere agevolmente il boss finale del gioco anche al livello quasi massimo della modalità Caotica, abbiamo sudato sette camicie nel superare i due boss originali del DLC.
Per tutte queste ragioni non ci sentiamo di elogiare il lavoro svolto da Team Ninja con questo primo DLC del Season Pass di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins: quello che ci siamo trovati fra le mani è poco più di un asset flip smodato e a tratti sfacciato, combinato da un bilanciamento delle meccaniche di gioco inutilmente time consuming, che ha reso – a pagamento! – questo videogioco più vicino alla struttura tipica dei free to play.
Un gioco in cui per ottenere un singolo utile pezzo di equipaggiamento è necessario ripetere decine e decine di volte delle missioni sempre uguali, con nemici e boss sempre uguali, per poi spendere ancora più tempo nel rerollarne gli effetti, che poi andranno potenziati con un ulteriore impiego di materiali da reperire per ottenere miglioramenti statistici, spesso inferiori all'1%... il tutto da ripetere per ogni pezzo di equipaggiamento, per ciascuno dei membri del party, all'interno di missioni tutte e costantemente mortali, che permettono un minimo margine di errore e obbligano a una quasi perfetta memorizzazione dei movimenti avversari.
Menzione di disonore per il boss finale del contenuto aggiuntivo, che ci ha particolarmente deluso: a fronte di una colonna sonora epica e orecchiabile, il combattimento manca di varietà e la sua intera difficoltà consiste in un nemico quasi impossibile da stordire durante la seconda fase e dal moveset ridicolmente rapido, come se le animazioni fossero state velocizzate in un secondo momento per non lasciare un istante di respiro al giocatore. A confronto la Manifestazione del Caos, primo boss di trama del gioco principale, risulta una battaglia molto più tecnica e divertente da affrontare, anche a livelli di sfida estremamente alti.
Tirando le somme: se fate parte di quella fetta di giocatori estremamente hardcore, che ha consumato i polpastrelli su titoli come Ninja Gaiden e Nioh, con Cimenti di Bahamut, il Re Dragone troverete senza dubbio pane per i vostri denti. Nel caso invece siate gamer più chill, incuriositi dai nuovi elementi di trama introdotti da questo DLC e, perché no, dalla possibilità di poter finalmente incontrare Bahamut e il Guerriero della Luce anche all'interno di questo atipico Final Fantasy... armatevi di pazienza e fatevi forza della sempre divertente modalità multigiocatore, per affrontare e superare le sfide che vi si pareranno davanti.
Stranger of Paradise: Final Fantasy Origins - Cimenti di Bahamut, il Re Dragone sacrifica la qualità per la quantità, offrendo una notevole mole di contenuto bilanciato poco e male. Sicuramente un'ottima aggiunta per i giocatori hardcore, è probabile che lascerà solo amarezza nei ricordi di tutti gli altri. Confidiamo che con i prossimi aggiornamenti gli sviluppatori riescano a correggere almeno in parte il tiro.