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Stranger of Sword City - recensione

Anche PS Vita ha il suo Dark Souls.

PlayStation Vita... ve la ricordate? È quella console marchiata Sony dal grandissimo potenziale, rimasto (purtroppo) spesso e volentieri inespresso. C'è chi la odia per la sua cronica mancanza di titoli Tripla A e chi invece la ama per la miriade di titoli indie e retro che può contenere, venerandola come una vera e propria sala giochi tascabile.

Il sottoscritto fa parte di questa seconda categoria e custodisce ancora gelosamente la sua PS Vita "prima versione", piena zeppa di tesori, grandi e piccoli. Tra questi ultimi, da oggi rientra anche Stranger of Sword City, uno di quei giochi che pur essendo lontani dalla perfezione hanno la capacità di catturarti e di non lasciarti più andare.

Forse non ne avete mai sentito parlare. Trattasi di un dungeon crawler più simile a Legend of Grimrock che ai vari Diablo, Sacred, Gauntlet e compagnia bella. Gli sviluppatori del team Experience Inc., che alcuni di voi ricorderanno per un altro gioco simile uscito un paio di anni fa su PS Vita: Demon Gaze, hanno condito il tutto con un lieve sapore orientale, aggiungendo alcune novità di cui parleremo tra poco.

La vostra squadra di 6 personaggi verrà disposta su due file: i 3 davanti subiranno danni e attaccheranno fisicamente, quelli dietro sono invece preposti agli attacchi a distanza e alle magie.

Il gioco inizia con una storia particolare per un JRPG: un incidente aereo al quale il protagonista (o la protagonista) sopravvive per puro miracolo... o forse no. Già, perché anche questa volta i nostri amici orientali non hanno resistito alla storia dell'eletto che si salva per un motivo più alto, che naturalmente corrisponde alla salvezza del mondo.

Il mondo in cui vi ritroverete trasportati si chiama Escario ed è pieno zeppo di tutto quello che potreste aspettarvi in un titolo fantasy: draghi, nani, mostri di ogni genere... e televisori abbandonati. Sì, perché Stranger of Sword City mixa la fantasia più pura ad elementi presi di peso dal mondo reale.

Ma torniamo a noi. Le prime fasi di gioco vengono spese prendendo confidenza con il proprio personaggio, le cui fattezze fisiche e caratteristiche di base possono essere scelte in un semplice ma esaustivo editor. Cinque razze e otto classi sono disponibili fin dall'inizio, ovviamente contraddistinte da poteri e "spec" diverse. Potrete anche scegliere l'età del vostro alter ego e questo influenzerà sia la quantità di Punti Vita iniziali che la sua resistenza, più giovane significa più energico ma anche più debole e viceversa.

Passata la prima mezz'ora di gioco a parlare con alcuni personaggi secondari e non (preparatevi ad un bel po' di testo), si entra nel vivo e finalmente i primi combattimenti. Questi avvengono in prima persona, con spostamenti a settori e prevedono una spiccatissima componente tattica, quindi se state cercando azione e combo a più non posso avete sbagliato indirizzo.

Scoprirete presto che il vostro personaggio è diverso dagli altri. Quasi fosse un novello Superman arrivato sulla Terra, il nostro eroe può acquisire poteri straordinari nel corso dell'avventura (ma d'altronde non è così per tutti gli Eletti?). Tali poteri dovranno essere sviluppati a dovere perché i dungeon che vi aspettano sono tutt'altro che una passeggiata.

Viverli in soggettiva, inoltre, contribuisce notevolmente all'immersione nelle atmosfere di gioco ma non fatevi distrarre troppo perché anche i primi scontri, che di solito fungono da tutorial, sono decisamente più ostici della media... ecco da dove deriva il paragone con Dark Souls fatto nel sottotitolo.

Gli incontri casuali possono rivelarsi fatali, soprattutto perché potreste ritrovarvi di fronte ad un mostro MOLTO più potente di voi. In questo senso Stranger of Sword City non ha molto rispetto per i suoi avventurieri. Pensate sia sufficiente per stimolare la vostra voglia di masochismo? E se vi dicessi che dopo un certo numero di morti i vostri membri del party non torneranno più? Avete presente il concetto di PermaDeath (Morte Permanente)?

Una volta morto un protagonista infatti, per poterlo riutilizzare dovrete fare un percorso paragonabile alla ricerca delle sette sfere del drago. Dopo averlo curato in quello che possiamo chiamare campo base, dovrete comunque fare a meno di lui per molto, molto tempo e in alcuni casi potreste anche non rivederlo più. Se da un certo punto di vista questa caratteristica può sembrare limitante, dall'altro "costringe" il giocatore a bilanciare al meglio il proprio gruppo per non ritrovarsi eccessivamente sguarnito in caso di dipartita non prevista.

Il gioco offre un'ottima caratterizzazione dei personaggi, con addirittura due stili diversi: quello fantasy classico e uno più vicino ai manga giapponesi.

Al panorama già piuttosto arduo aggiungete altre cosucce non da poco: si può salvare solo in città, livellare non è un processo breve e gli oggetti in vendita sono dannatamente costosi, il che significa che dovrete farvi il mazzo per cercare drop di buon livello nei nemici che sconfiggerete... SE li sconfiggerete.

Tutto questo dovrebbe farvi capire davanti a che tipo di gioco vi trovate, un gioco difficile, di quelli capaci di attaccarvi allo schermo per ore ma al tempo stesso di farvi venire tali nervi da aver voglia di spaccarlo quello schermo.

Al tempo stesso però è anche insospettabilmente profondo: è possibile personalizzare in moltissimi modi i propri personaggi e anche le strategie adottabili nel corso dei combattimenti sono molteplici, e possono fare la differenza tra la vita e la morte. Letteralmente. Potrete usare attacchi normali, magici e speciali, ma volendo anche fuggire e credetemi se vi dico che in alcuni casi sarà tutt'altro che disonorevole.

Il consiglio che posso darvi è di iniziare il gioco al livello di difficoltà più basso per non scoraggiarvi subito. Anche in modalità Principiante la sfida non sarà indifferente e potrete comunque tentare qualcosa di più arduo in un secondo momento.

Se amate i giochi veloci e senza troppi fronzoli, probabilmente la grande quantità di dialoghi presenti in questo titolo non vi farà gridare di gioia.

Se volessi trovare qualche difetto a Stranger of Sword City, probabilmente la mia attenzione si rivolgerebbe alla trama, non propriamente originale e a tratti difficile da seguire. Decisamente da rivedere invece le animazioni, in alcuni casi al limite del ridicolo se non quasi totalmente assenti. Menzione speciale invece per le musiche: coinvolgenti e puntuali nel sottolineare i diversi momenti dell'avventura.

Ma la caratteristica che ovviamente più di tutte fa da spartiacque per questo accattivante titolo è il suo gameplay punitivo. Proprio come per Dark Souls, può rappresentare sia la sua arma vincente che il suo tallone d'Achille. Se siete tra quelli che amano le sfide e volete cimentarvi in qualcosa di classico, ma al tempo stesso diverso, aggiungete pure un punto alla valutazione finale e fatevi avanti... ma portate bende e cerotti.

7 / 10