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Stronghold Crusader 2: attenti a Saladino! - review

Un bel castello, sarebbe un peccato se qualcuno l'assediasse!

In un'epoca di conflittualità esasperata può essere utile fare un passo indietro e non prendersi tanto sul serio. L'idea di proporre un titolo incentrato sulle crociate medioevali, quando la questione religiosa è tristemente d'attualità, potrebbe far accendere qualche campanello d'allarme ma è pur sempre Stronghold Crusader 2, e lo scontro tra cristiani e mussulmani è rappresentato con una buona dose di umorismo britannico, alla faccia delle polemiche.

Il feroce Saladino torna dunque al centro delle nostre mire dopo tanti anni dall'introvabile figurina dell'era fascista, caricatura arrabbiata e aggressiva a caccia d'infedeli. Ma non è tanto l'aspetto narrativo a colpire nello strategico che abbiamo giocato, una semplice scusa per intavolare scontri tattici, quanto l'impressione di avere preso una macchina del tempo per fare un balzo indietro non verso le crociate ma verso quel 2001 che vide uscire il capostipite della serie. Difficile infatti non iniziare questa recensione mettendo fin da subito i puntini sulle i: Stronghold Crusader 2, sembra più un remake che un titolo nuovo, con le ovvie conseguenze del caso.

Partiamo dal concept, che vi vede impegnati nella costruzione e nella difesa di un castello, affiancata all'organizzazione di una macchina bellica capace di fare breccia nelle fortificazioni avversarie. Non siamo di fronte ad un Age of Empires o un Total War, qui è proprio il castello ad essere al centro dell'esperienza, lasciando un po' da parte gli aspetti economici e gestionali.

Spesso ci si ritrova a combattere per le oasi, le uniche parti della mappa sulle quali sia possibile costruire edifici che producano cibo per la truppa.

Certo, le nostre truppe (e i nostri popolani) avranno bisogno di cibo e materie prime, ma si capisce rapidamente che il tutto è in realtà votato alla guerra, soprattutto grazie a un'intelligenza artificiale che non lascia passare molto tempo dall'inizio delle partite per palesarsi vicino ai nostri confini, con tattiche al limite dello zerging.

Fin dai primi momenti, allora, si corre a organizzare la macchina produttiva, posizionando gli edifici per l'estrazione delle risorse nelle apposite aree sulla mappa (per il cibo serve un'oasi, per il ferro un giacimento, per il legno è consigliata la vicinanza agli alberi), e si passa all'approntamento di esercito e botteghe di armaioli vari. C'è una discreta varietà che si fa apprezzare già nella fase gestionale, diversi tipi di cibo (più ce n'è e più i nostri sudditi sono contenti) e varie tipologie di armi per arcieri, lancieri, cavalieri e tutto il ventaglio di opzioni che ci si aspetterebbe dal periodo storico.

Le civiltà da scegliere sono due, Occidentali (nella persona di Riccardo Cuor di Leone) e Arabi (il citato Saladino), e ognuna ha qualche particolarità che riesce a differenziarne il gameplay, anche se di fatto ci sono alcuni tratti che rimangono identici. Gli arcieri, per esempio, si rivelano fin dalle prime partite sorprendentemente fondamentali, capaci di decimare le fila avversarie a decine di metri di distanza, in grado da soli di tenere a bada gli attacchi delle truppe meno corazzate.

Alcuni assedi sono spettacolari e soddisfacenti, e una corretta pianificazione delle proprie difese può fare la differenza.

I tiratori a cavallo di Saladino, poi, sono veramente letali nel loro coniugare mobilità e gittata, ottimi per attacchi mordi e fuggi per i quali è pero imprescindibile una micro gestione delle unità, vista un'intelligenza artificiale non proprio perfetta.Lasciati a loro stessi, infatti, i nostri soldati non è che si dispongano nella maniera più furba possibile, e vinceranno gli scontri solo grazie alla forza del numero. Oltre alle truppe troviamo anche il comparto delle macchine d'assedio, ovviamente presente vista l'attenzione posta proprio verso questa fase degli scontri.

Per esso vale più o meno lo stesso discorso appena fatto: non brillano per acume e anche le vostre catapulte vi costringeranno a tenerle sempre d'occhio, per non mandare in fumo l'investimento necessario per la loro costruzione.

I concetti da tenere a mente mentre si gioca a Stronghold Crusader 2, non sono tanti, come avrete capito, ma la sfida non manca più che altro per la velocità d'esecuzione dei nemici gestiti dall'intelligenza artificiale, rapidi nel organizzare i primi gruppetti di soldati che andranno a molestare le vostre costruzioni più lontane dal mastio. I tre brevi tutorial riescono comunque più che bene nel mostrare le meccaniche, che poi trovano applicazione soprattutto nelle partite multiplayer, che permettono d'affrontare contemporaneamente avversari umani e virtuali.

Facciamo conoscenza con il Lupo, l'avversario più pericoloso in Stronghold Crusader 2.

Capito il meccanismo e iniziato a padroneggiare il gameplay, non c'è più molto da fare e le partite si susseguono simili l'una con l'altra, e allora l'attenzione passa verso la realizzazione tecnica e la cura per i dettagli, e qui le cose non è che volgano per il meglio. Il doppiaggio delle unità strappa un sorriso grazie ad un umorismo un po' caciarone, ma la voce di sistema rimane in inglese con accento decisamente britannico anche quando sìimpersonano i mussulmani, fattore che potrebbe rovinare l'atmosfera insieme a una generale mancanza di cura nelle piccole cose.

Anche sul fronte tecnico ci si può dire soddisfatti solo in parte, con alcuni effetti carini (piacevole il modo in cui le costruzioni si fondo tra loro se posizionate vicine), ma in generale il livello grafico è solo sufficiente, senza grandi guizzi. L'impressione è che gli sviluppatori di Firefly, che questa volta si sono pubblicati il gioco da soli, abbiano avuto molte cose da gestire, dovendo lasciar correre su aspetti forse marginali ma che nell'equazione finale fanno la differenza tra un gioco caruccio ed un capolavoro.

Stronghold Crusader 2, allora è un gioco che riesce a divertire ma lo fa senza troppe pretese. L'aspetto gestionale è marginale, quello bellico non è abbastanza approfondito per tenere impegnate le meningi più di tanto, e sul fronte tecnico non ci sono guizzi qualitativi che nobilitino un'interfaccia semplice ed un motore grafico datato.

Chi volesse cimentarsi con la costruzione di un castello e respirare l'aria polverosa delle sabbie mediorientali sollevate da decine di soldati in marcia, potrebbe trovare nel titolo dei Firefly qualcosa di stuzzicante, soprattutto se in cerca di un'atmosfera simile (se non identica) a quella di quasi quindici anni fa.

7 / 10
Avatar di Alessandro Arndt Mucchi
Alessandro Arndt Mucchi: Giocatore cronico, lettighiere notturno, cuoco discreto, giurisprudente perplesso, musicista part-time, giornalista dal 2006. Da sempre esperto di versetti.

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