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Sushi Striker - recensione

Un puzzle game gustoso, ma con qualche lisca.

La cosa più importante da dire su Sushi Striker: The Way of Sushido è che non si può giocare a stomaco vuoto, e neanche mezzo pieno. Bisogna proprio essere sazi per non subire l'appeal di decine, centinaia di piattini di prelibatezze nipponiche che si alternano luccicanti sui veloci nastri degli inusuali campi di battaglia sviluppati da Nintendo e Indieszero (noti ai più per Theatrhythm Final Fantasy e per l'indimenticabile Electroplanton).

Il succoso salmone adagiato sulle palline di riso è striato come una tigre del Bengala, e come lei ci ipnotizza, solo che questa volta a ruggire è il nostro stomaco facendosi capanna dove accogliere non due, non dieci, ma cento e cento nigiri ancora in un ideale all you can eat virtuale. Vi piace il sapido sapore dell'alga? Non temete, ce n'è anche per voi, e anzi ce n'è proprio per tutti perché in Sushi Striker troverete il maguro più raffinato affiancato al povero cetriolo e alla fruttina per pulire il palato, tanto è completo il menu.

Se non bastassero le immagini (e bastano, fidatevi), sarà tutto quel parlare di sushi a ribaltare i vostri piani per la cena e a farvi puntare verso il vostro ristorante giapponese di fiducia. Gli intermezzi narrativi tra uno scontro e l'altro sono parecchi e legati tra loro dall'assurda premessa narrativa del gioco: il sushi è stato bandito dal regno e un malvagio e ingordo imperatore lo tiene tutto per sé. La resistenza ribelle però non si perde d'animo, recluta guerrieri votati alla causa del sushi democratico e cerca di liberare il mondo dal giogo che le forze del male hanno stretto su una popolazione che ormai ha quasi dimenticato il sapore del pesce crudo.

Questo è Jinrai, il primo spirito del sushi ad accompagnarvi (e vi farà anche da Cicerone nel mondo di gioco).

Chiaramente il nostro eroe (o la nostra eroina) non sta con le mani in mano, parte alla ventura e lungo un cammino puntellato di scontri e dialoghi fuori di testa incontra un ricco e variegato cast di amici, nemici e personaggi dall'allineamento ambiguo. Diciamo che i colpi di scena sono piuttosto telefonati, ma è un puzzle game, gente, che vi aspettavate? Gli umani, però, non sono i soli abitanti delle terre che vi troverete a esplorare: gli spiriti del sushi sono infatti molto più interessanti. Si tratta dei classici animaletti super kawaii da "gioco giapponese", che qui però si smarcano almeno un po' dal solito ruolo di comic relief, e invece arrivano a influenzare il nostro stile di battaglia. Prima di spiegarvi come, però, facciamo un passo indietro e torniamo alle basi.

Il campo da gioco di Sushi Striker è composto da sette nastri trasportatori orizzontali, tre per giocatore più uno condiviso nel mezzo. Su questi nastri scorrono i piattini di sushi che siamo chiamati a collegare tra loro seguendo un semplice codice cromatico: rosso con rosso, blu con blu, e via dicendo fino allo scadere del timer di sette secondi. Entro il tempo limite dobbiamo papparci quanto più sushi possibile così da accumulare piatti vuoti da scagliare contro il nostro avversario, per poi ripetere il tutto fino a quando la sua salute non tocca lo zero. Semplice, no?

Semplicino, dai, perché se è vero che i primi livelli si passano agilmente collegando coppie di piatti, più avanti non si può prescindere da un approccio tattico e da sequenze ben più ardite. Per vincere certi scontri è fondamentale inanellare sequenze di almeno dieci o quindici piatti, puntando chiaramente al superamento della ventina per risultati davvero formidabili.

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Gli spiriti del sushi, per tornare ai nostri amichetti, ci accompagnano a gruppi di tre e ognuno di loro influenza in qualche maniera gli scontri: c'è quello che aumenta il potere d'attacco, quello che trasforma il sushi in dolci e gelati capaci di ripristinare i nostri punti salute, quello che aggiunge piatti vuoti alle nostre combo, e tutto il resto. La profondità tattica non manca, scegliere i propri accompagnatori (che si incontrano in modo quasi casuale dopo alcune battaglie) è importante, anche perché più si va in giro con uno spiritello e più questo salirà di livello potenziando i suoi attacchi e offrendoci sushi di qualità sempre maggiore.

Anche ad accompagnarsi con un terzetto delle meraviglie, però, non pensiate di raggiungere punteggi da capogiro: anche i vostri avversari saranno affiancati dai loro spiritelli e quelli più abili ne utilizzeranno le capacità senza ritegno, bloccando i vostri attacchi con entrate a gamba tesa. Il livello di difficoltà non si impenna mai verso l'impossibile, ma il classico sistema dei punteggi a lettere vi spingerà a migliorarvi rigiocando più di una volta i livelli superati con una vergognosa D, per conquistare l'ambita S. Potete pure scegliere di ripetere gli scontri in modalità super difficile indossando la cintura nera da mangiatore di sushi, per avere bonus speciali sui punti (e sull'esperienza guadagnata, se siete lì per grindare).

Come da grande classico Nintendo, insomma, il gameplay parte da semplici basi che però nascondono una discreta profondità e richiede un minimo di impegno per raggiungere risultati da sfoggiare tronfi davanti agli amici. Abbiamo pure incontrato degli avversari che attivavano condizioni speciali durante lo scontro per obbligarci a rivedere le nostre strategie, cercando chiaramente di allontanare l'effetto di già visto all'ennesimo impilamento di piatti di pesce.

Lo vedete, i disegni non sono particolarmente ispirati, ma l'ottima traduzione mantiene inalterato lo stille buffo e nonsense della scrittura originale.

Non tutto, però, funziona bene. Per quanto riguarda la versione Switch dobbiamo registrare qualche inaspettato singhiozzo nei controlli: giocando in modalità touch è inevitabile coprire una buona parte dello schermo quando si armeggia col dito, perdendo così la visione d'insieme sui colori e rallentando le azioni successive. Sia in portatile che con i pulsanti fisici, poi, non sempre è chiaro quando è possibile collegare due sushi.

Se da un lato è vero che i piatti del colore corrispondente a quello selezionato si illuminano, dall'altro dobbiamo dire che a volte non si capisce bene quali mosse siano possibili. Potrebbe non essere una critica valida per tutti, attenzione, ma vi consigliamo di fare un giro sulla demo per essere sicuri che tutto faccia al caso vostro. Ah, appunto speciale per i daltonici: manca una modalità con colori semplificati e sospettiamo che per voi sia al limite dell'ingiocabile.

La scorpacciata di sushi continua dunque così, tra azione frenetica (quasi troppo a volte, tanto che alcuni scontri non fanno nemmeno a tempo a prendere il ritmo che già sono finiti) e dialoghi capaci di strappare un sorriso, per un buon numero di livelli che sapranno tenervi impegnati per un bel po', soprattutto se puntate a completare il gioco al massimo. La longevità è aumentata anche dalla presenza di qualche minigioco e della modalità multiplayer in locale e online (wi-fi locale o proprio via internet), e in generale ci sembra che i 40 euro chiesti per il pacchetto siano giustificati.

No, aspettate un attimo, quello è il prezzo 3DS mentre su Switch ne costa 50? Allora (sarà un'arbitraria e soggettiva soglia psicologica) forse siamo un pelino oltre il limite visto che ci sono ancora un paio di difettini: i filmati animati non possono fregiarsi di un tratto particolarmente accattivante e sono colorati in maniera quasi superficiale, e accedere alle modalità secondarie è macchinoso a causa della loro collocazione e dei molesti dialoghi tra i personaggi. Sul fronte del gameplay, però, non possiamo lamentarci più di tanto: forse non sarà il nuovo Tetris, ma Sushi Striker sa il fatto suo e renderà felici tutti gli appassionati di puzzle game. È vero che possiamo imputargli di non imbroccare alla perfezione il bilanciamento perfetto tra azione e pianificazione che ha fatto la fortuna dell'inarrivato capolavoro di Alexey Pajitnov (o almeno di dividerlo troppo nettamente, spostando una parte di pianificazione alla fase preparatoria), ma il tutto funziona piuttosto bene.

Anche tipi di sushi diverso possono essere collegati tra loro, quello che conta è il colore dei piatti (e sì, questo può confondere).

Ma non fidatevi di noi: come vi abbiamo già detto, la prima cosa che consigliamo è di provare la demo visto che nessuno più di voi stessi può dirvi se un gioco fa per voi oppure no. Se dopo averla provata siete indecisi, sappiate che il gameplay più o meno quello rimane, pur con qualche variazione sul tema, e che il pacchetto completo è piuttosto ricco e ben si presta sia a partite fulminee sull'autobus o in attesa del vostro turno alle Poste, che a sessioni più lunghe sul televisore di casa (a patto che i controlli vi vadano a genio).

Tenete presente, però, che c'è anche qualche ombrina a impedirci di stappare il nostro prosecco migliore e innalzare questo titolo a imperatore indiscusso del genere raccomandandolo a tutta la platea dei giocatori, soprattutto per quanto riguarda un gameplay un po' troppo frenetico. La via del sushi è lastricata di buone intenzioni, insomma, ma se i puzzle game vi hanno sempre lasciato indifferenti, allora è difficile che Sushi Striker vi faccia cambiare idea. Al massimo vi farà venire fame.

7 / 10