Sword Art Online: Lost Song, un JRPG mascherato da MMORPG - prova
Tratto dall'apprezzato anime, arriva un gioco che finge di esserne un altro.
Immaginate un MMORPG dove la O non sta per online ma per offline. Follia? No, è Sword Art Online: Lost Song. La prima domanda che dovete farvi è in realtà molto semplice: avete sentito come un brividino di libidine al solo leggere "Sword Art Online"? Se la risposta è positiva allora potete anche balzare felini dalla sedia e correre ad accamparvi davanti al vostro rivenditore di fiducia, in attesa del prossimo 12 novembre, armati di PlayStation 4 o PlayStation Vita.
Se invece avete cliccato per sbaglio o per curiosità sull'articolo e non avete idea di cosa stia succedendo in questa pagina, benvenuti e mettetevi comodi che ci pensiamo noi a fare chiarezza. Cominciamo proprio dallo spiegare che Sword Art Online: Lost Song è un gioco dedicato al (quasi) omonimo anime, a sua volta tratto da una serie di romanzi.
Preparatevi ad un tuffo senza salvagente nel metavideogioco perché i protagonisti dell'avventura si ritrovano imbrigliati in un MMORPG, in realtà virtuale, dal quale non si esce se non da morti o, nella più rosea delle ipotesi, dopo avere superato una serie di sfide dalla difficoltà crescente ideate dal creatore dell'esperienza.
Il gioco che abbiamo provato negli uffici milanesi di Bandai Namco nella sua versione PlayStation 4, insomma, è un JRPG action che fa finta di essere proprio quel MMORPG di cui si parlava, simulando l'ambiente di un gioco massivo popolando gli hub con decine di NPC che "spammano" con domande da noob che neanche a Stormwind il martedì pomeriggio.
La sensazione è buffa ma non proprio piacevole: siamo circondati da finte persone che buttano lì ogni tanto una frase non particolarmente interessante. È un po' come quando si scrive in chat generale che stiamo cercando un healer per il dungeon, e nessuno risponde.
Sword Art Online è allora la simulazione di MMORPG all'interno di un finto MMORPG che in realtà è un JRPG, insomma. Una certa dose di curiosità non manca, anche perché l'originale struttura del gioco ha un certo appeal nel suo mimare le meccaniche tipiche dei titolo online. Le quest ci chiedono di andare a grindare mob, per esempio, e le dinamiche tra i componenti del party sono particolarmente credibili, visto che presuppongono un dialogo tra veri e propri ragazzini, più che tra personaggi fantastici.
Manca però la possibilità di creare un personaggio personalizzato e ci si deve affidare ai 17 disponibili, scelta che però ha senso se viene vista come asservita alla trama (che propone un universo parallelo a quello dell'anime).
Dal punto di vista dell'azione non possiamo sbilanciarci particolarmente, visto che il tempo dedicato a Sword Art Online: Lost Song certo non era abbastanza per approfondirne ogni meccanica. Ci è piaciuto il fatto di poter volare per le aree del gioco (purtroppo non è possibile farlo negli HUB) e di impegnarci in combattimenti aerei, ma l'impressione è che gli scontri non siano particolarmente tecnici e in realtà il punto forte del gioco sia la sua licenza. Ci sono alcuni dettagli che però non possiamo fare a meno di riportare: la telecamera si è dimostrata più volte ballerina e il sistema di lock-on sui nemici non sempre è sembrato all'altezza della situazione.
Graficamente la natura di progetto pensato sia per PS4 che per PS3 e PS Vita non è certo difficile da individuare: tutto quello che succede a schermo è molto semplice ma non per questo brutto, visto che comunque lo stile è piuttosto indovinato. Ancora una volta, a conoscere la serie da cui è tratto il software si vanno a beccare strizzatine d'occhio e citazioni in ogni dove: il gioco sviluppato dagli Artdink è un vero e proprio fan service che punta coscientemente al cuore degli appassionati.
Il mercato nipponico, se può essere di una qualche indicazione, ha premiato questa scelta con quasi 200.000 unità vendute tra PlayStation 3 e PS Vita nella prima settimana, con un forte sbilanciamento verso quest'ultima. A voler pensar male anche per merito della condizione travagliata della portatile Sony, che non ha proprio una ludoteca nutrita.
Non possiamo negare che Sword Art Online: Lost Song susciti almeno qualche sguardo incuriosito per la sua struttura particolare, anche se probabilmente non per tutti. Chi già avesse seguito le avventure dei protagonisti nell'anime troverà di che sollazzarsi, chiudendo l'occhio su alcune imprecisioni tecniche (come il sistema di controllo poco pulito) e sulla semplicità grafica del tutto. Gli altri, invece, dovrebbero pensarci bene prima di avvicinarsi all'esperienza, visto che a ignorarne completamente la premessa narrativa si fatica a farsi coinvolgere.
Che siate nel primo o nel secondo gruppo, l'appuntamento è rimandato alle prossime settimane dopo una nostra prova dettagliata del gioco, tramite la quale speriamo di poter dare un giudizio anche sulle modalità online che prevedono eventi PVE e PVP per piccoli gruppi di giocatori.