Syberia 3 - recensione
Un viaggio più lungo del previsto.
Tredici anni. Kate Walker ha dovuto attendere 13 lunghi anni per essere salvata dal triste destino che sembrava attenderla alla fine di Syberia 2. Nel frattempo sono passate due generazioni di console PlayStation e l'ultima fantasia di Benoît Sokal approda su PS4 per tutti quelli che attendevano di conoscere il fato della bella avvocatessa-avventuriera.
Il ghiaccio in cui è rimasta "ibernata" ha preservato il suo fascino, che la pone in diretta concorrenza con un'altra eroina a cui la coraggiosa Kate assomiglia (indovinate di chi stiamo parlando? Un indizio: inizia per "L" e finisce per "ara Croft), ma sarà anche riuscito a mantenere intatto il meraviglioso gameplay delle prime due avventure? La risposta purtroppo non può essere del tutto affermativa.
L'inizio del gioco in realtà è promettente. Miss Walker viene salvata dal popolo nomade dei Youkol e condotta in una clinica in cui riesce a ristabilirsi. Subito risulta però chiaro che quel luogo ha qualcosa che non va. L'arcigna direttrice è intenzionata a trattenere Kate più del dovuto per motivi che verranno svelati con il trascorrere della trama e che non stiamo certo qui a descrivervi.
Sin dall'inizio è chiaro il tentativo di Microids di avvicinare Syberia 3 alle avventure più moderne, aggiungendo una dimensione in più: niente più fondali pre-renderizzati ma location poligonali. La fluidità dei movimenti ne risente, specialmente all'inizio quando non è raro incagliarsi in qualche elemento degli scenari a causa della mancanza di senso della profondità. Ci si fa l'abitudine con il tempo ma non è comunque una cosa da annoverare tra i pregi di questo nuovo episodio.
Le prime due ore di gioco scorrono via piuttosto lisce, con il consueto alternarsi di esplorazione, dialoghi (a risposta multipla ma senza particolari conseguenze sulla trama) ed enigmi, che al solito non risultano quasi mai banali ma non brillano comunque per difficoltà. I dialoghi sono abbastanza interessanti anche se la qualità del doppiaggio italiano non è certo ai massimi livelli, con voci azzeccate si alternano a pezzi di recitazione non proprio da Oscar.
Una volta usciti dalla prima fase "al chiuso" iniziano inoltre alcuni problemini tecnici che francamente risultano piuttosto inspiegabili. Syberia 3 non è certo lo stato dell'arte in termini di modellazione poligonale o complessità degli ambienti. È inoltre un gioco decisamente statico e di conseguenza non si capisce perché di tanto in tanto il frame rate cali sotto i livelli di guardia. Anche le telecamere sembrano soffrire non poco gli ambienti troppo ampi e il risultato finale, oltre a non essere piacevole, è anche inesplicabile. Perché optare per ambientazioni 3D quando l'interazione con gli ambienti rimane comunque piuttosto limitata?
Alla lunga si digerisce tutto questo, un po' perché si rimane comunque rapiti dallo stile retro-cyberpunk del gioco e in parte anche grazie alle solite, meravigliose musiche realizzate dal maestro Inon Zur. Non mancano citazioni dei due vecchi capitoli, anche se si sente la mancanza di un "riepilogo delle puntate precedenti" all'inizio del gioco. Chi non ha avuto la fortuna di provare i primi Syberia, difficilmente riuscirà ad apprezzare al meglio questo terzo episodio. Il consiglio è quindi di recuperarli su PC o PS2/PS3, se ne avete la possibilità, per apprezzare al meglio i numerosi riferimenti che Kate e gli altri personaggi fanno alle vicende pregresse.
I problemi tecnici descritti finora purtroppo non consentono a Syberia 3 di issarsi ai livelli dei titoli che lo hanno preceduto, ma a questo contribuisce anche una trama che sul finale risulta fin troppo affrettata e banale. Intendiamoci, in alcuni momenti il gioco regge il confronto, ma in generale il livello della sceneggiatura è decisamente più scarso.
Un vero peccato perché molte delle location che si visitano possiedono ancora la magia di Syberia... che purtroppo però è in gran parte svanita, forse anche a causa dei troppi anni passati dall'uscita del secondo capitolo.