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Symmetry - recensione

Naufraghi, in un mondo alieno.

Di giochi come Symmetry, negli ultimi anni, ne abbiamo visti un bel po'. Da Don't Starve a The Flame in the Flood, i titoli che non ci hanno chiesto altro se non sopravvivere, il più a lungo possibile o nel tentativo di raggiungere un particolare obiettivo, si sono succeduti con cadenza quasi regolare, stuzzicando i palati dei giocatori più smaliziati, a caccia di qualcosa di particolarmente impegnativo e complesso.

Il minimo comun denominatore di questo genere di esperienze, difatti, consiste proprio nel livello di difficoltà settato verso alto, caratteristica che rende ogni partita elettrizzante, quando non carica di tensione, appassionante, quando non semplicemente terrificante. I survival, diciamolo chiaro e tondo, sono materiale per stomaci forti, per chi non subisce, solitamente, un viscerale attaccamento con il proprio avatar. La creatura di Sleepless Clinic, sulla carta, segue alla lettera il canovaccio, riproponendo pedissequamente tutto ciò che ci si aspetterebbe da un titolo che intende catapultare l'utente in una situazione disperata, da cui è quasi impossibile districarsi.

Symmetry, questa la sua più grande colpa come vedremo in seguito, da un certo punto di vista fa addirittura di più, dal momento che il comparto artistico crea immense aspettative. L'art design, minimale e stilizzato, sprizza carattere da tutti i pori e disegna personaggi ben caratterizzati, oltre ad un'ambientazione suggestiva. La cut-scene che introduce l'avventura, dal canto suo, lascia presagire un intreccio degno di questo nome,raccontandoci brevemente di una missione andata storta, tratteggiando un arco narrativo che ha un fine, uno scopo, un mistero da sciogliere.

Giocando su Xbox One, in alcuni casi, abbiamo faticato a selezionare velocemente l'icona desiderata. Naturalmente con un mouse diventa tutto più comodo.

I primi momenti su questo inospitale e desertico pianeta alieno, scoglio cosmico di un equipaggio spaziale naufragato, sono carichi di speranza e fiducia. Da un momento all'altro ci si aspetta l'irruzione di una razza extraterreste, la miracolosa apparizione di un membro dell'equipaggio dato per disperso che svelerà nuovi dettagli sul mondo in cui siete atterrati, un twist narrativo che sconvolga la situazione iniziale e sviluppi in modo del tutto originale l'avventura. Purtroppo nulla di tutto ciò accade, lasciando il videogiocatore con la crescente sensazione di trovarsi di fronte all'ennesimo survival, nemmeno troppo profondo e attento ai dettagli.

L'unica cosa che conta è sopravvivere quel tanto che basta per riparare la navicella e riconquistare il firmamento. Per farlo, potrete contare su tre personaggi, che dovranno occuparsi di altrettante mansioni: mantenere attivo il sistema di riscaldamento, alimentandolo costantemente con il legname raccolto a pochi passi dal campo base; recuperare i materiali elettronici tra le macerie, utili sia per ricostruire il vascello, sia per riparare le sezioni del rifugio che progressivamente si danneggeranno; produrre cibo. Freddo, fame e stanchezza possono uccidere i protagonisti e, come in un The Sims qualsiasi, dovrete naturalmente preoccuparvi dei bisogni fisiologici del trio.

Icone e segnali visivi vi aggiorneranno in tempo reale circa le condizioni dell'equipaggio e, soprattutto, sullo stato dei marchingegni tecnologici che tengono attivo e funzionante il rifugio. Le mansioni a cui dedicarsi, insomma, non sono moltissime, ma la frequenza con cui sarà richiesto il vostro intervento, ora per riparare un macchinario in avaria, ora per riassestare la salute di un personaggio, renderà la situazione complicata, complessa, difficile da amministrare, soprattutto nel corso delle prime partite.

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I game over, in breve, si sprecano , si accumulano, si ammassano, mentre, lentamente, si impara, si apprende, si capisce come gestire al meglio risorse e forze. Si scopre, per esempio, che è possibile affinare le abilità dei personaggi, permettendogli di studiare e fare esercizio. È una progressione piuttosto lenta, che, sulle prime, rende ulteriormente difficoltoso mantenere attivo il rifugio, ma che dà i suoi frutti. Specializzare un membro dell'equipaggio nella produzione di cibo, piuttosto che nella raccolta di legname, è una scelta che paga.

Come anticipavamo qualche riga indietro, tuttavia, Symmetry è un gioco che spara le sue poche cartucce sin dal primo momento in cui si atterra sull'anonimo pianeta alieno. Proseguendo nell'avventura, non sopraggiunge alcuna vera novità a smuovere la situazione, a mischiare le carte, a complicare (o semplificare) le cose. Per tutta la durata dell'epopea si svolgono sempre le stesse azioni, rendendo lo svolgimento del gioco piuttosto piatto e avaro di emozioni non appena si scopre il meccanismo per affrontare tutte le difficoltà.

Il vero problema di Symmetry, tirando le somme, è l'agguerrita concorrenza che affolla il genere. Basta prendere in considerazione Sheltered, titolo tutt'atro che eccelso, ma sicuramente più rifinito e profondo, per accorgersi della relativa pochezza offerta dalla produzione di Sleepless Clinic. Non ci troviamo certamente di fronte ad un brutto gioco, né è da escludere che gli amanti del genere possano comunque trovarlo attraente e appassionante. Semplicemente non aspettatevi granché, oltre alle solite meccaniche riproposte in un contesto sci-fi.

6 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.

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