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System Shock Enhanced Edition - recensione

21 anni fa, in una galassia lontana lontana...

Era il marzo 1994. Ken Levine era "solo" uno dei game designer della Looking Glass Studios e Bioshock era ancora molto, molto lontano a venire. Big Daddy e la Sorelline esistevano in un remoto angolo della sua mente ma il talento c'era già tutto. Nel frattempo un altro gioco si affacciò sulla ribalta e cambiò tutto... o quasi.

Si chiamava System Shock e può essere considerato il primo ibrido tra uno sparatutto e un gioco di ruolo, un esperimento decisamente ben riuscito come i videogiocatori dell'epoca possono testimoniare. La ricetta per il successo era composta da elementi ben definiti e di sicuro d'impatto: atmosfere alla Blade Runner, gameplay articolato e innovativo, e un protagonista assolutamente affascinante, un famoso hacker che dopo essere rimasto in coma per sei mesi si risveglia in un mondo sull'orlo dell'abisso.

A completare il tutto troviamo un pizzico di Terminator, rappresentato dal setting futuristico (l'anno 2072 per la precisione) e da una malvagia I.A. chiamata Shodan, che ha preso il comando delle operazioni grazie ad un esercito pressoché infinito di cyborg e robot che minaccia d'invadere la Terra. Affascinante, vero? Se lo è adesso, immaginate per coloro che all'epoca misero le mani su questo capolavoro.

A distanza di oltre 20 anni, un po' a sorpresa, la System Shock Enhanced Edition ci ripropone il capolavoro di un tempo in una versione riveduta e corretta principalmente dal punto di vista tecnico, ma anche con qualche novità dal punto di vista del gameplay. Prima cosa: la risoluzione originale è stata notevolmente aumentata fino a raggiungere la quota HD Ready 1024x768 o, se preferite, 854x480 in modalità widescreen.

La schermata iniziale che spiega l'HUD di gioco incute un po' di timore, ma non temete... vi abituerete presto ad usare al meglio tutte le funzioni.

Ovviamente stiamo parlando solo di un lifting, non di un remake vero e proprio, quindi la resa delle texture non è tale da suscitare scene di giubilo nei giocatori più giovani ma farà sicuramente sgranare gli occhi a coloro che giocarono l'originale.

Un'altra novità è rappresentata dal supporto al mouse-look. Detto in parole povere: è possibile giocare spostando la visuale tramite mouse, anche se non nel modo canonico. Siamo più vicini ai movimenti offerti da un'avventura grafica, con l'inquadratura che può essere spostata a destra o a sinistra quando il puntatore cambia forma ai bordi dello schermo.

L'interazione con gli oggetti avviene tramite click singolo (per visualizzarne uno o aggiungerlo all'inventario), doppio click (per prenderlo) e click destro (per lanciarlo via). Discorso simile per utilizzare gli item presenti nell'equipaggiamento: click per selezionarlo e doppio click per utilizzarlo.

Non sarà il sistema più comodo del mondo e molto probabilmente rappresenterà un piccolo shock (scusate il gioco di parole) per i giocatori più giovani, ma tenete presente che per l'epoca era quanto di più immediato si potesse trovare. Il mouse-look poi è una novità assoluta e vi assicuro che non impiegherete più di mezzora per abituarvi. In caso di ulteriori difficoltà, il gioco offre anche la possibilità di mappare a piacimento i tasti.

Nel corso del gioco potrete utilizzare dei potenziamenti fisici che andranno da “aiutini” per gli scontri a fuoco a telecamere per guardarvi alle spalle.

In qualsiasi momento, inoltre, potrete decidere se giocare con l'HUD originale (un po' ingombrante per gli standard moderni, ma comunque funzionale) o a pieno schermo con delle shortcut che vi consentiranno di utilizzare quasi tutte le funzioni. Di tanto in tanto avrete bisogno di richiamare a schermo l'inventario completo, più che altro per capire quali oggetti avete a disposizione.

Sì, perché System Shock non è un semplice sparatutto in soggettiva ma una vera e propria avventura nella quale vi ritroverete ad affrontare anche enigmi e puzzle, spesso anche piuttosto impegnativi. Ovviamente gli scontri a fuoco non mancano ma non sono l'unico ingrediente di questa gustosa zuppa.

Oltre ad essere stato uno dei primi titoli con una trama degna di un blockbuster hollywoodiano, System Shock ha avuto un ulteriore merito, quello di dare ai giocatori la sensazione di vivere realmente un'avventura fantastica, di essere protagonisti di una storia che fino a quel momento era possibile vivere solo sul grande schermo.

L'inizio, in verità, è piuttosto asettico, non spiega più di tanto la situazione e il ritmo è lento per un action game in prima persona. La verità è che System Shock è un gioco in cui l'esplorazione è importante almeno quanto il tirare un grilletto per fare fuoco. Nel corso dell'avventura troverete decine di documenti e data-log che ricostruiranno la storia che ha portato all'avvento di Shodan. Purtroppo la fruizione della trama è ostacolata dalla mancanza di una localizzazione in Italiano, un discorso che riprenderemo tra poco.

In alcune fasi sarete chiamati ad inoltrarvi nel cyberspazio, un mondo alternativo che nasconde tante insidie quanto quello reale.

Anche per gli standard dell'epoca, il gioco dei Looking Glass non era pensato per essere difficile ma per incoraggiare a immergersi il più possibile nelle sue atmosfere e nel raffinato gameplay. Fortunatamente non mancano fasi più intense ma non aspettatevi ritmi da FPS e vagonate di nemici. Nella maggior parte dei casi ne fronteggerete tre o quattro insieme e avrete tutto il tempo per approntare una strategia adeguata.

In più di un'occasione ci si accorge di quanto le "scenografie" del gioco fossero avanti per un titolo di inizio anni '90 e quanto i programmatori non si siano preoccupati di far correre brividi lungo le schiene dei giocatori. La Cittadella che fa da teatro alla maggior parte del gioco è un luogo inquietante, inospitale e non è raro imbattersi in pile di corpi mutilati lasciati a testimoniare la cruenta battaglia tra umani e robot.

Se proprio dovessi fare un paragone con un titolo più attuale, potrei dire che un'atmosfera vagamente simile a quella di System Shock può essere vissuta nel recentissimo horror sci-fi Soma. Se lo avete già giocato, avrete almeno un'idea di quello che vi attende nel gioco Looking Glass; se invece non lo avete ancora aggiunto alla vostra collezione, vi consiglio di farlo.

Un'altra nota importante è la colonna sonora che in System Shock ha un'importanza pari a quella del gameplay ed è stata curata fin nel minimo dettaglio. Ovviamente ascoltarla oggi provoca più che altro nostalgia ma è ancora apprezzabile come i designer abbiano selezionato i vari pezzi in base alla situazione o alla location.

La violenza di alcune scene di System Shock era notevole per un gioco dell'epoca. In quale altro gioco era possibile trovare corpi mutilati ovunque?

L'applauso più scrosciante però va senza ombra di dubbio al level design. Stiamo parlando di un gioco che può essere paragonato al primo Dark Souls e che ancora oggi surclassa in maniera evidente il 90% degli FPS moderni.

Le mappe sono gigantesche e sono formate da intricati dedali di corridoi, intervallati da stanze più o meno grandi e posizionate a regola d'arte, per preludere o seguire un colpo di scena o un confronto col nemico. Raramente ci s'imbatte in zone che s'assomigliano tra loro e in tutto questo si 'immerge' un sistema di combattimento decisamente complesso e appagante, che consente di eliminare le minacce o di disabilitarle temporaneamente con dardi tranquillanti o EMP. Alcune armi hanno inoltre molteplici tipi di munizioni, una rarità per l'epoca, e il nostro eroe soffre anche la fatica, quindi dimenticatevi di correre a perdifiato senza rallentare o di poter incassare colpi infiniti prima di crollare.

Questa nuova versione, realizzata dal team Night Dive Studios, migliora il titolo dei Looking Glass in ambito tecnico, lasciando però intatto il feeling originale. Se avete meno di 25 anni è improbabile che abbiate avuto occasione di giocare con System Shock, quindi questa riedizione è un'ottima occasione per recuperare un grandissimo classico.

Come accennavo poco fa, i giocatori italiani vengono purtroppo penalizzati da questa riedizione che supporta unicamente le tre lingue europee principali: Inglese, Francese e Tedesco. Non sono presenti neanche i sottotitoli nella nostra lingua, il che non impedisce di procedere nel gioco ma influisce negativamente sulla fruizione della storia.

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Se quanto appena detto non rappresenta un ostacolo per voi, allora lasciate da parte i pregiudizi e non fermatevi alle immagini, che ovviamente non possono reggere il confronto coi titoli più recenti. Questo gioco è molto più di quanto non sembri a prima vista e se non vi fidate, chiedete al vostro fratello maggiore o a vostro padre: anche loro difficilmente resisteranno alla tentazione di farsi un altro giro su questa pirotecnica giostra.

7 / 10