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Tales from the Borderlands Episode 3: Catch a ride - recensione

Due avventure in una.

Abbiamo deciso di trattare le serie episodiche senza assegnare voti ai singoli capitoli ma giudicandoli una volta sola nella loro interezza. Al fine di fornirvi tutte le informazioni e le nostre impressioni in modo unitario, tratteremo ciascun episodio aggiornando di volta in volta il corpo principale della recensione, e assegnando il voto solo quando la serie sarà giunta a conclusione.

Tales from the Borderlands Episode Three - Catch a ride

Se il secondo episodio di Tales from the Borderlands ci aveva confermato la bontà di questo improbabile cross-over tra le avventure episodiche di Telltale Games e il mondo immaginato da Gearbox, il terzo funge da perfetto trampolino di lancio per i due capitoli finali.

Uno dei motivi principali è che le numerose scelte (alcune in particolare) iniziano finalmente a influenzare in maniera determinante gli eventi successivi: in particolare, una decisione fondamentale presa alla fine del secondo capitolo sdoppia praticamente la linea narrativa, con risvolti impossibili da discutere senza svelare troppo ma che si estendono sia ai protagonisti che al resto del cast.

Calcolando le due ore necessarie a portare a termine una singola volta ciascun capitolo, i differenti approcci permessi dalle varie scelte e il grosso cambiamento possibile nel passaggio dal secondo al terzo capitolo, con l'arrivo di Catch a Ride inizia a esserci abbastanza carne al fuoco da consigliare l'acquisto anche a chi attende la pubblicazione di tutti e cinque i capitoli, sempre che fin qui Tales from the Borderlands vi abbia convinto.

Il buono di questo terzo capitolo non si limita a questo: la buona vena creativa già dimostrata dagli sceneggiatori è ormai un fiume in piena, non solo perché vengono introdotti nuovi personaggi a vivacizzare il tutto ma anche perché un paio di buoni espedienti limitano il numero di co-protagonisti che effettivamente partecipano alla baraonda collettiva, senza però metterli fuori gioco.

Le sequenze che richiedono input da parte del giocatore a volte sono eccessivamente semplici, ma si integrano bene nel flusso degli eventi.

Le sottotrame si incrociano in maniera così ben orchestrata che nessuna prende il sopravvento e tutte restano rilevanti. Gli stacchi su Rhys e Fiona che, come ci viene periodicamente ricordato, stanno raccontando gli eventi (con tanto di occasionali esagerazioni) a posteriori, riaprono continuamente i dubbi sull'identità del figuro mascherato che li tiene prigionieri.

Il bello è che più sono le risposte date, più le domande si fanno complicate. Dopo aver scoperto la vera natura di Gortys resta sempre il dubbio sulla vera natura del progetto, e alcune scelte hanno effetti talmente "definitivi" da invogliare a un secondo playthrough o a ricaricare un salvataggio appena precedente, ma una seconda partita dall'inizio porta con sé talmente nuove sfumature da essere decisamente preferibile come opzione.

Alcuni risvolti sono genuinamente sorprendenti e danno un peso totalmente diverso a quanto scelto di fare in precedenza, ad esempio con Felix, e man mano anche gli elementi minori trovano il loro giusto posto nel mosaico. Rhys e Fiona restano interessanti per motivi differenti e i comprimari non passano particolarmente in secondo piano. Nell'insieme trovano posto anche brevi momenti di romanticismo, fortunatamente non troppo sdolcinato e prevedibile, e il solito umorismo che condisce a dovere il tutto.

A dispetto delle velleità iniziali, sembrano invece aver perso importanza quegli elementi caratterizzanti come il denaro raccoglibile dalla sola Fiona, il prezioso proiettile affidato alla ragazza (che potreste aver già sparato o meno) e, a quanto pare, anche l'occhio cibernetico di Rhys.

Anche stavolta, infatti, il denaro può essere utilizzato solo per abbellimenti estetici, e a oltre metà dell'avventura sembra difficile che la cosa possa cambiare. Ogni volta che si spendono dei crediti, viene però sempre il dubbio se conservare ancora la pecunia, magari in vista di un colpo di scena anche da questo punto di vista. Probabilmente non sarà così, ma è positivo che un gioco basato sulla scelta continua ti faccia costantemente e più volte ripensare a quello che stai facendo.

Le restrizioni sui proiettili, invece, a un certo punto vengono annullate (forse temporaneamente, ma non è dato saperlo). Da un lato ciò elimina la tensione tipica delle situazioni in cui si poteva decidere di sparare o meno, sempre soggette a un tempo limite, ma la decisione presa da Telltale sembra saggia visto che la possibilità e la necessità di utilizzare l'arma da fuoco si addicono al ritmo sostenuto delle scene d'azione.

L'occhio cibernetico di Rhys, infine, anche se praticamente accessorio permette di farsi qualche risata durante le scansioni aggiungendo un po' di sapore alle fasi interlocutorie che altrimenti sarebbero decisamente piatte.

Gli enigmi di Tales from the Borderlands continuano infatti a non brillare per originalità o difficoltà, e sono nient'altro che una formalità da espletare nel passaggio tra una fase e l'altra. Il fatto che ciò non si avverta particolarmente non fa che testimoniare la bontà dell'impianto narrativo, che tra una battuta e un colpo di scena instilla sempre di più la voglia di vedere cosa succederà dopo aver svoltato il prossimo angolo.

Ancora una volta al povero Vaughn ne capiteranno di cotte e di crude.

Anche se incastrata tra più serie attualmente in produzione negli studi di Telltale Games, Tales from the Borderlands è insomma quella che probabilmente mette in mostra e sfrutta meglio le potenzialità della formula episodica, con veri e propri stravolgimenti di interi episodi e una miriade di sfumature che rendono più interessanti nuovi playthrough.

Spiace che la serie sembri essere passata in secondo piano a causa di produzioni più di richiamo come quella legata a Game of Thrones, ma in definitiva non possiamo che ripetere per ora quanto detto nella recensione dei due capitoli precedenti: Tales from the Borderlands sembra avviato a diventare una piccola gemma nel catalogo di Telltale Games, e vista la quantità di ore garantite dai bivi narrativi presenti finora, potrebbe valere vale la pena di fare un pensiero sull'acquisto e goderselo già adesso in attesa degli ultimi due capitoli.

Tales from the Borderlands Episode Two: Atlas Mugged

Il primo capitolo di Tales from the Borderlands, Zer0 Sum, ci aveva lasciato un'ottima impressione grazie a un ritmo incalzante e alla storia carica di humour perfettamente in tema con le atmosfere di Borderlands.

A quasi quattro mesi di distanza, Atlas Mugged riprende con la stessa verve le fila del ricco intreccio narrativo, e gli autori sembrano avere ancora una ricca scorta di carica umoristica da giocarsi, visto che il gioco comincia già nelle prime battute a fare dell'auto-ironia proprio sulla lunga attesa.

Mentre Zer0 Sum può essere paragonato a un decollo a razzo, Atlas Mugged risulta invece un avvicinamento alla quota ideale: anche se molto movimentato, questo secondo episodio arricchisce cast, situazioni e inventario, e infittisce la trama portante.

Uno degli aspetti finora più belli di questa serie è l'imprevedibilità di situazioni che fa sembrare le possibilità di esplorazione e movimento molto più ampie di quanto probabilmente non siano, con un paio di bivi e decisioni che vi faranno letteralmente arrovellare.

La buona caratterizzazione dei personaggi e il doppiaggio brioso catalizzano l'attenzione e fanno passare in secondo piano l'aspetto tecnico d'impatto ma certamente non spettacolare.

L'inventario, inoltre, inizia ad assumere una certa importanza: i soldi raccolti fino a questo punto possono essere ora utilizzati in almeno una situazione, mentre per quanto riguarda gli oggetti c'è sempre l'enigmatica questione del proiettile di Fiona, che a un certo punto potrà essere sparato con un certo attributo supplementare tra tre disponibili.

Gli enigmi si mantengono nella difficoltà mediamente facile proposta finora, mentre alcune piccole varianti negli eventi sembrano dipendere dai QTE, che richiedono riflessi pronti e non risultano troppo forzati visto che il gioco li tira fuori dal cilindro soprattutto nelle sequenze di azione più concitate.

La trama si mantiene sul livello altissimo del primo episodio, con tradimenti, colpi di scena, gag e situazioni che suscitano dubbi veramente genuini su amici e nemici, anche perché a volte è quasi sempre necessario fidarsi di qualcuno in base ai propri istinti, senza informazioni complete in grado di indicare una scelta corretta. E poi, naturalmente, siamo nel mondo di Borderlands, caratterizzato dal classico valore quasi nullo attribuito alla vita umana, che non manca di venire a galla a ogni piè sospinto.

Il cast, intanto, continua a espandersi ma inizia a ruotare ancora più visibilmente intorno a Rhys e Fiona, due personaggi veramente fuori dagli schemi e interessanti da cima a fondo, per i quali non è difficile provare simpatia o diffidenza a tratti.

Fiona si conferma come un personaggio femminile molto interessante e decisamente diverso dal solito.

Come in Zer0 Sum, i limiti del motore grafico sono evidenti ma ben mascherati dal team di sviluppo, con scenari indoor molto curati e ben pensati. Nelle poche sequenze all'aperto, i fondali scarni tradiscono le mancanze mascherate dalla tecnica di shading utilizzata, ma c'è generalmente poco di cui lamentarsi.

La durata sembra in generale più ridotta rispetto al primo episodio, con poco meno di 2 ore in totale a culminare nel cliffhanger che lascia aperte moltissime possibilità per l'inizio del successivo. Non lasciatevi però ingannare dal cronometro, perché fino a questo punto Tales from the Borderlands scorre veramente bene tra situazioni comiche che provocano qualche sana risata di gusto, risvolti più foschi che iniziano a tinteggiare i personaggi e misteri che si infittiscono di passo in passo.

La grande varietà di situazioni, comunque, apre la porta a un secondo playthrough totale da portare avanti in parallelo per sbizzarrirsi nelle varie scelte e verificarne le conseguenze.

Se Zer0 Sum è riuscito ad attirare l'attenzione, Atlas Mugged non molla la presa, riprendendo ed ampliando quanto di buono visto in questa serie che sembra purtroppo non godere degli stessi ritmi produttivi di Game of Thrones, il cui terzo capitolo è ormai alle porte pur dopo un inizio successivo a quello di Tales from the Borderlands.

Rhys e Fiona continuano a esagerare il racconto degli eventi dal proprio punto di vista, non perdendo occasione per punzecchiarsi a vicenda.

A prescindere dai tempi, vale insomma quanto detto in occasione del capitolo di esordio: Tales from the Borderlands conferma l'abilità degli sceneggiatori di Telltale, che hanno prodotto una storia avvincente condita da una commedia di livello punteggiata da momenti più seri ed empatici.

Speriamo solo che la serie non passi in secondo piano a causa delle uscite più diradate, visto che il livello medio riscontrato finora sembra veramente in grado di renderla la migliore tra quelle realizzate da Telltale.

Tales from the Borderlands Episode One: Zer0 Sum

Sarà che The Walking Dead ha lasciato il segno grazie al successo di critica e pubblico, o che di qui a pochi giorni arriverà il primo episodio della serie dedicata a Game of Thrones, fatto sta che è facile considerare Tales from the Borderlands come un bizzarro riempitivo destinato a vivere nell'ombra delle altre produzioni di Telltale.

Il lore di Borderlands, dopotutto, è sempre stato caratteristico e ben definito al punto da risultare inconfondibile, ma per la natura FPS della serie principale non è mai stato esplorato a fondo da Gearbox. Tirarne fuori un'avventura dalle diramazioni narrative molto ampie non è impresa facile, come d'altronde non lo è la commedia in generale.

Eppure, con Episode One: Zer0 Sum, Telltale Games sembra avere tutto perfettamente sotto controllo, dall'intreccio della trama con la serie principale di Borderlands allo spirito di anarchia organizzata che pervade Pandora.

È bene chiarire che per godersi Episode One: Zer0 Sum, e di conseguenza i capitoli successivi, non è necessario aver giocato un qualsiasi Borderlands, né tantomeno conoscerne il lore.

La presentazione dei personaggi e le informazioni su Pandora recuperano il classico stile di Borderlands.

I personaggi noti agli amanti della serie realizzata da Gearbox fanno la loro comparsa in varie occasioni ma ciò che è necessario sapere del loro background viene spiegato velocemente e in maniera non invasiva, o quando è appropriato lasciato avvolto nel mistero, come nel caso di Zer0 (come sempre tenteremo di evitare spoiler ma la presenza del ninja giocabile di Borderlands 2 è palese visto il titolo di questo primo episodio).

Il gioco si svolge nella solita maniera a cui ci ha abituato Telltale: di azione nel senso stretto della parola ce n'è poca e l'enfasi è posta su scelte importanti che possono cambiare radicalmente lo sviluppo della trama.

Quando la situazione richiede una risposta più pronta, ad esempio per schivare un attacco o intervenire in una circostanza cruciale, la cosa è affidata agli amati/odiati Quick Time Events, che hanno comunque il pregio di permettere lo scatenarsi di scene ad alto tasso di azione su schermo.

Tales from the Borderlands si affida a due protagonisti, che entrano in scena in momenti diversi. L'inizio del gioco ci mette nei panni di Rhys, sciacallo corporativo in forza alla Hyperion. Rhys non è il cattivo che potrebbe sembrare, anche perché nella corporazione (e più in generale su Pandora) più o meno tutti sono sciacalli con pochi scrupoli.

Tra protagonisti, comprimari, cattivi e figuri misteriosi, il primo episodio fa un ottimo lavoro nell'introdurre il cast in maniera adeguata, pur in un lasso di tempo limitato.

A Rhys si aggiunge in seguito Fiona, nativa di Pandora e truffatrice di professione. I due si alternano nel raccontare la storia di Episode One: Zer0 Sum dal proprio punto di vista, con alcune gag ben riuscite in cui uno dei due tenta di fare bella figura ma viene sbugiardato dall'altro. Il cast è completo di svariati comprimari che riescono a trovare una loro collocazione, nonostante la durata del primo episodio si attesti su poco più di 2 ore.

Su carta la durata sembra bassina ma anche giocando Episode One: Zer0 Sum tutto d'un fiato si ha l'impressione di un'esperienza più lunga: la quantità di personaggi, trame e sottotrame introdotti nell'arco di questo primo capitolo è sorprendente, così come la buona caratterizzazione che traspare nonostante il poco tempo speso con i protagonisti.

Scene dall'azione sostenuta, fasi più meditate e gag si susseguono senza sosta per tutta la durata del primo episodio: Telltale sembra aver trovato un bilanciamento ottimale e avere parecchie cartucce da sparare quanto a inventiva.

Per ora sembra invece solo accennata la parte dell'inventario, che poi è la caratteristica di Fiona. La ragazza può infatti trovarsi a raccogliere del denaro e spenderlo per facilitarsi la vita in un paio di occasioni, ma l'aggiunta sembra per ora marginale.

Tales from the Borderlands ci dà il bentornato a Pandora.

Rhys può invece contare su un occhio bionico che gli permette di scansionare persone e oggetti per saperne di più su di essi: le descrizioni che ne vengono fuori, spiritose nel tipico stile di Borderlands, aggiungono un tocco di colore a un mondo che Telltale riesce a mostrare in maniera convincente da una prospettiva diversa e più vicina rispetto a quella degli FPS.

Tales from the Borderlands mantiene comunque generalmente inalterato lo stile conferito alla serie da Gearbox, con tanto di colonne luminose a indicare gli oggetti da raccogliere.

Anche se fosse una serie originale, sospettiamo però che il nuovo lavoro di Telltale non faticherebbe a farsi notare in positivo: la storia è perfettamente adattata a Pandora, ma queste prime due ore e rotti di avventura traboccano di umorismo, cambi di ritmo azzeccati e qualche sorpresa che nel complesso lasciano intravedere un lavoro molto ispirato da parte degli sceneggiatori.

Tecnicamente non vediamo nulla di nuovo sotto il sole cocente di Pandora: il tipico shading utilizzato da Telltale fa il suo lavoro e permette di caratterizzare adeguatamente i personaggi, mascherando bene un polycount che non sembra eccezionale.

Le scelte si estendono anche nella personalizzazione guidata di alcuni armamenti a propria disposizione.

Gli scenari sono invece forse un po' più spartani del dovuto: le inquadrature sono spesso centrate sui personaggi, com'è normale che sia in un gioco ricco di dialoghi e interazioni personali, ma quando le inquadrature si fanno più ampie s'inizia invece a intravedere un livello di dettaglio bassino.

La struttura tecnica è comunque secondaria: Tales from the Borderlands Episode One: Zer0 Sum si presenta in maniera convincente ed è trascinante tra le sue mille battute e gag, e il resto non si nota quasi.

Visto che siamo agli inizi della serie, consigliamo cautela per un eventuale acquisto solo se non vi attira l'idea di rimanere in sospeso dopo il primo capitolo e aspettare ogni volta per godervi ciascuno dei successivi.

Preso singolarmente, Episode One: Zer0 Sum è però forse il miglior inizio di una serie Telltale. Se gli episodi successivi dovessero riuscirsi a mantenere su questi livelli, Tales from the Borderlands diventerà un acquisto praticamente obbligato per gli amanti del genere.

Avatar di Emiliano Baglioni
Emiliano Baglioni: Emiliano si affaccia al mondo dei videogiochi all’epoca del Vic 20. Vive la sua storia di giocatore pensando che prima o poi crescerà e mollerà il joypad, ma non abbandona mai la sua passione, che riesce in qualche modo misterioso a conciliare con tutto il resto.

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Tales from the Borderlands

PS4, Xbox One, PS3, Xbox 360, PC, Mac

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