Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection | Recensione
Cosa non si fa per un'altra fetta di pizza!
Se la vostra data di nascita inizia con il numero 1 invece che con il 2, c'è una forte possibilità che siate affetti dalla patologia catalogata come “desiderium simplex”, meglio nota come “nostalgia”. I sintomi sono semplici, anzi ne esiste solo uno: la persona colpita fa di tutto per rivivere i tempi della gioventù in cui gli unici pensieri che tenevano incollate le sue giornate erano cibo, amici, videogiochi e cartoni animati. Un cocktail letale fatto di film d'azione con eccessive dosi di testosterone, bibite zuccherate accompagnate da snack salatissimi, lunghe nottate portate avanti solo per ottenere la Materia definitiva.
Le Tartarughe Ninja hanno sempre occupato un posto speciale nei cuori di queste persone, insieme a Transformers, ai Masters of the Universe e all'inarrestabile invasione di robottoni giapponesi. Sono nate nel 1984 e nel corso di 35 anni hanno invaso praticamente qualsiasi ambito dell'entertainment. La loro carriera non è stata sempre rose e fiori ma alla fine Donatello, Raffaello, Michelangelo e Leonardo hanno sempre trovato un modo per risorgere e farsi apprezzare anche dalla nuove generazioni.
La loro ultima incursione risale all'inizio dell'estate, quando su queste stesse pagine TMNT: Shredder's Revenge venne da noi premiato con un’ottima valutazione. “Super consigliato ai giocatori oggi trentenni e quarantenni che hanno vissuto quell’epoca ma anche al pubblico più giovane” scrisse all'epoca il nostro Marco Procida, e la stessa formula può tranquillamente adattarsi alla collezione che proprio in questi giorni si appresta a sbarcare sugli store fisici e digitali di tutte le piattaforme esistenti.
Teenage Mutant Ninja Turtles: The Cowabunga Collection copre il periodo produttivo a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90, forse il più florido e popolare nella storia delle Tartarughe Ninja, e mette insieme ben 13 titoli tra vecchie glorie arcade e varie edizioni dei giochi per console a 8-16 bit e portatili, sia americane che giapponesi. Se l'inclusione dei due storici capitoli arcade, Teenage Mutant Ninja Turtles e TMNT: Turtles in Time, era telefonata almeno quanto la possibilità di giocarli (anche) in multiplayer sia locale che online, non altrettanto scontata era la presenza di capitoli che la maggior parte del pubblico neanche ricorda. Ci riferiamo in particolare ai tre titoli per Game Boy: Fall of The Foot Clan, Back From The Sewers e Radical Rescue ma anche a produzioni che abbracciano generi un po' diversi dal classico “picchiaduro a scorrimento”.
Ecco, quindi, che nella raccolta ci ritroviamo nel paniere non una ma tre versioni di Tournament Fighters, picchiaduro ad incontri che con cast più o meno numerosi che includevano manciata di amici e rivali. Sebbene condividano il titolo e buona parte delle meccaniche ludiche, le tre edizioni hanno una struttura diversa. Sulla versione NES è presente una modalità single player nella quale dovrete scegliere la tartaruga preferita, battere le altre e poi dedicarvi ad un paio di scagnozzi, tra i quali il mitico Casey Jones, prima di vedervela con Shredder. È presente anche una modalità Two Versus che insieme al torneo per quattro giocatori completa l'offerta multiplayer.
La versione Super Nintendo prevede invece una modalità Versus più classica che ricalca lo stile del franchise Street Fighter: un torneo mondiale nel quale le tartarughe dovranno provare a sconfiggere il proprio arci-nemico. A questa e al canonico Versus si aggiunge uno Story Mode nel quale dovrete salvare April e Splinter. Il combat system, a prescindere dalla modalità scelta, prevede due tasti per i pugni, debole o forte, e altrettanti per i calci... oltre alle immancabili “Super” diverse per ogni personaggio.
L'edizione Genesis uscì in contemporanea con quella SNES con alcune differenze abbastanza significative. I personaggi giocabili ad esempio sono 8 invece di 10 (ma con alcune esclusive, come la stessa April) e il sistema di combattimento prevede l'utilizzo di soli tre tasti: uno per le provocazioni e due per gli attacchi normali, con quelli forti che si possono utilizzare tenendo premuta la direzione verso l'avversario. Anche la modalità single-player è diversa, con viaggi inter-dimensionali e nemici completamente diversi... incluso il boss finale.
A brillare più di tutte le altre sono senza ombra di dubbio le stelle di Turtles in Time e The Hyperstone Heist, giochi che ancora oggi mantengono una freschezza e complessità sorprendente. Anche TMNT III: The Manhattan Project si difende ancora piuttosto bene e tenete presente che stiamo parlando di un gioco risalente al 1991. Tutti gli altri sono sicuramente posizionati uno o più gradini più in basso in termini qualitativi.
A tal proposito è doveroso fare una precisazione: se siete giovani e avete scoperto il lato videoludico delle Teenage Mutant Ninja Turtles solo con Shredder's Revenge, provare i vecchi titoli che ne ripercorrono le gesta passate potrebbe non essere facile. Graficamente TUTTI i giochi inclusi in questa raccolta non sono paragonabili all'uscita più recente, ma fatta eccezione per i titoli appena citati anche in termini di complessità ludica siamo su piani nettamente diversi. Ciò non toglie che un ripasso così corposo, variegato e divertente può e deve fare bene a tutti, soprattutto a quelli che sentendo parlare di Kevin Eastman e Peter Laird pensano si tratti dei fondatori di Burger King.
Digital Eclipse è stata incaricata di raccogliere i titoli originali aggiornandoli per quanto possibile dal punto di vista estetico e inserendo gli ormai immancabili aggiornamenti di gameplay. Questi consistono nell'ormai imprescindibile possibilità di salvare le partite in qualsiasi momento, di personalizzare la mappatura dei pulsanti e di “riavvolgere” brevi sessioni di gioco per correggere incauti errori. A questo si aggiunge l'inedita possibilità di giocare online su PC e console con alcuni dei titoli proposti.
Particolarmente ricca è la raccolta di materiale che fa da contorno ai giochi. In passato Konami ci ha abituati a sezioni Museo abbastanza corpose ma in questo caso siamo in presenza di vere e proprie chicche da intenditori. Oltre ai manuali e ad una raccolta di mini-guide strategiche con consigli per ogni singolo gioco, nella sezione Covo delle Tartarughe (realizzata in collaborazione con Nickelodeon) troverete immagini che ripercorrono le varie serie TV, le copertine dei fumetti, volantini pubblicitari, documenti di design e molto altro ancora. Un excursus grafico che include anche materiale inedito, occidentale e giapponese, e che siamo certi farà versare più di una lacrimuccia a chi ha superato gli “anta”.
In mezzo a tante critiche per l'abbandono (presunto o reale) di alcune sue serie storiche, Konami merita anche qualche elogio per essere una delle software house più attive nell'operazione di preservazione della propria storia videoludica. Dopo Contra e Castlevania, tocca alle tartarughe più veloci e combattive della storia... quale sarà il prossimo franchise destinato a risorgere dalla tomba?