Tekken 7 - recensione
Il nuovo volto del Torneo del Pugno di Ferro.
L'epoca del tag è finita. Katsuhiro Harada e Bandai Namco hanno finalmente favorito il ritorno agli onorevoli scontri uno contro uno, quelli che negli ultimi anni sono stati disperatamente riprodotti dai fan di Tekken attraverso la modalità singola di Tekken Tag Tournament 2.
Un espediente escogitato per cercare di non rimanere indietro rispetto ai giocatori orientali e ai numerosi americani così fortunati da potersi godere Tekken 7 nella sua incarnazione arcade, accumulando ben due anni di vantaggio rispetto ai rivali del Vecchio Continente. L'attesa è stata ripagata dal prodotto finale? Sì. I fan di del pugno di ferro possono vivere sonni tranquilli, perché la loro saga preferita è finalmente tornata più in forma che mai, forte di numerose novità apportate a un gameplay forgiato da anni di ritocchi ed esperimenti.
Recensire Tekken 7 dopo Injustice 2 non è facile. L'offerta garantita dal gioco di NetherRealms è tale che qualunque picchiaduro uscito dopo di esso deve farsi in quattro per allinearsi ai nuovi standard quantitativi e qualitativi.
Il gameplay di Injustice 2 potrebbe non essere in linea con i gusti di alcuni giocatori, ma in quanto alla quantità e alla qualità dei contenuti presenti nel disco il gioco di Ed Boon non teme rivali. Se la versione del day one di Street Fighter V rappresenta il punto di riferimento in negativo, Tekken 7 si va a piazzare comodamente tra questi due esponenti del genere, pendendo più verso il buon esempio. Il pacchetto offerto da Bandai Namco è abbastanza ricco per soddisfare sia i fan che da anni studiano i frame delle mosse per sapere esattamente quale tasto premere per punire anche la più piccola scopertura dell'avversario, che quelli alle prime armi, senza dimenticare l'ampia fetta di pubblico dall'approccio del tutto casuale.
Per i picchiatori meno agguerriti è stata inserita una modalità Storia abbastanza corposa, anche se riuscita solo a metà. Seguendo il racconto di un giornalista impegnato a indagare sulle vicende della famiglia Mishima, la modalità Storia mostra come si evolve l'interminabile guerra tra Heihachi e suo figlio Kazuya.
Gli sviluppatori avevano assicurato che con questo nuovo episodio avremmo raggiunto la conclusione di un arco narrativo fondamentale per Tekken, ma la realtà dei fatti è molto diversa. Pur essendo a tratti godibile e affascinante, la storia di Tekken 7 ha il difetto di ruotare attorno a una misera manciata di personaggi, lasciando fin troppe cose in sospeso e non mettendo davvero la parola fine alla lotta sanguinaria che consuma la famiglia Mishima.
La storia viene raccontata attraverso diversi capitoli composti da illustrazioni accompagnate da una voce narrante, da spettacolari sequenze animate realizzate con grafica 3d e da brevi combattimenti con i personaggi coinvolti nell'azione.
Nonostante i dialoghi e le sequenze ideate dagli sceneggiatori de Gli Occhi del Cuore, la storia risulta godibile e riesce a giustificare con naturalezza la presenza di un italiano in grado di lanciare frecce dell'anima come se si trovasse in Dark Souls, di Akuma da Street Fighter e di altri personaggi deliranti in linea con lo stile tipico della saga.
Oltre alla storia principale, poi, sono presenti anche quelle dei personaggi lasciati colpevolmente in disparte. In questi casi, però, ci troviamo di fronte a brevi introduzioni scritte, a un singolo combattimento e a filmati finali fin troppo banali. È in questo gruppo di mini-storie che si possono scoprire alcuni dettagli su Eliza, provocante vampira narcolettica che sembra uscita dalla versione trash di Darkstalkers.
Per gli amanti delle modalità single player sono poi presenti il menu per la personalizzazione dei combattenti (con una selezione di oggetti di dubbio gusto) e le battaglie per il tesoro, una serie di duelli con avversari sempre più forti controllati dalla CPU, dove oltre a salire di grado è possibile anche sbloccare oggetti per la personalizzazione vincendo gli appositi scrigni.
C'è anche una modalità per la Realtà Virtuale, un esperimento appena abbozzato che permette di seguire lo scontro abbattendo la parete del monitor che normalmente ci separa dai personaggi. Il combattimento si svolge in un'arena spoglia e piuttosto rilassante, pensata per evitare distrazioni inutili e per permettere all'utente di concentrarsi sull'unica cosa importante: il combattimento.
La parte più importante di Tekken 7, però, è il multiplayer, che ruota attorno all'immancabile online e a una manciata di opzioni da vivere fianco a fianco con gli amici. Le partite multiplayer vengono gestite nel modo classico, anche se Bandai Namco dimostra di non aver ancora trovato un modo per arginare i problemi per l'assegnazione dei profili ai vari controller, dettaglio che spesso costringe a perdere tempo nelle impostazioni della console.
Al di là di questo, il multiplayer offline è sempre fluidissimo sia su PS4 che su PS4 Pro. Le uniche differenze degne di nota coinvolgono la risoluzione leggermente inferiore sulla PS4 normale e l'aliasing più pronunciato sul modello base della console Sony. Per il resto, il tempo di risposta ai comandi e la fluidità sono uguali su entrambe le macchine.
Online la situazione è molto diversa. Premesso che le nostre prove si basano su una condizione difficilmente replicabile all'uscita del gioco, con i server ancora scarichi e una manciata di italiani e francesi da sfidare, l'esperienza online con Tekken 7 si è rivelata piuttosto deludente.Non ci siamo mai imbattuti in situazioni di lag ingestibili, ma la risposta dei comandi è molto ritardata rispetto alle partite offline. Si tratta di un'impostazione tipica di Bandai Namco, con cui abbiamo già avuto a che fare in passato (sia con Tekken che con Soul Calibur).
Questo approccio rende le partite divertentissime per i giocatori occasionali e molto frustranti per i più esperti, che pur sapendo esattamente come reagire alle varie situazioni non hanno modo di punire le scoperture (perfino le più ampie) o di parare i colpi bassi. Tutto questo non rende ingiocabile l'online, ma solo molto diverso da ciò che Tekken 7 è potenzialmente in grado di offrire.
Harada ha aggiunto anche la possibilità di organizzare veri e propri tornei online con un massimo di otto partecipanti. Si raduna un gruppo di amici, si invitano tutti all'interno della modalità e ci si affronta secondo le regole scelte all'inizio. Per ben due volte, insieme ai giornalisti di altre testate italiane, abbiamo tentato di portare a termine un torneo, ma in entrambi i casi l'intera struttura è collassata per via di una strana incompatibilità fra le connessioni di Ualone e di Pregianza. Morale della favola, nessuno è mai riuscito ad aggiudicarsi il premio finale.
Come da tradizione si possono affrontare partite del giocatore o partite classificate. Le prime servono per il puro divertimento o a scopo didattico, magari per imparare un particolare matchup sfidando ripetutamente un amico. Le seconde, invece, si basano sul solito sistema di crescita a punti. Più si vince, più si ottiene esperienza per salire di grado e scalare le classifiche.
La gestione delle sfide ricorda in parte Street Fighter IV, in parte Street Fighter V. Attraverso la ricerca si possono visualizzare tutte le stanze disponibili, scegliendo così chi sfidare (come in Street Fighter IV, per l'appunto). Al termine dello scontro, poi, si può scegliere (una sola volta) se buttarsi immediatamente nella rivincita con lo stesso avversario, evitando attese più o meno lunghe.
Modalità a parte, comunque, abbiamo particolarmente apprezzato Tekken 7 per due motivi. Il primo è il cast dei personaggi, scelto in modo da offrire tante opzioni ben differenziate tra loro e caratterizzate con cura. La lunga fase di testing in sala giochi, poi, ha permesso di lavorare molto al bilanciamento. Ci sono ancora cose da rivedere (alcuni elementi del gioco di Akuma, personaggio che nonostante gli sforzi è ancora estraneo alle dinamiche di Tekken), ma il risultato finale è eccellente.
Il secondo elemento che ha generato in noi un certo entusiasmo è il lavoro di svecchiamento e semplificazione fatto sul sistema di combattimento. Abbiamo testato il gioco insieme ad alcuni esponenti storici della scena competitiva italiana di Tekken. Bandai Namco ha approfittato del nuovo capitolo per apportare una serie di modifiche sostanziali pensate per rendere tutto più digeribile per i principianti.
Il gioco su rialzo da terra è stato notevolmente ridotto. Una volta buttato a terra l'avversario non si può più pressare alla morte come in passato, perché gli attacchi a terra hanno un pushback tale da permettere di rialzarsi con calma. Il rialzo con la capriola all'indietro è stato sostituito con quello tipico del Brazillian Jiu-Jitsu, più rapido e guardingo. Anche gli attacchi da parte di chi si rialza sono diversi e sono necessarie diverse partite per assimilare le nuove dinamiche, dopo anni di memoria muscolare.
Finalmente è stato aggiunto il counter hit anche alle prese, ma solo su una manciata di frame (una finestra troppo stretta per farci affidamento). Le prese sono ora molto più facili da evitare, visto che non è più necessario premere un tasto diverso a seconda del braccio usato per effettuare la proiezione. Le prese eseguite con due pugni, però, vanno ancora gestite in modo specifico.
All'attivazione della modalità Rage, poi, si aprono varie possibilità di attacco. Il danno inflitto da colpi, prese e reversal subisce un aumento di circa l'8 per cento e si attiva la possibilità di usare, una sola volta per round, la Rage Art o il Rage Drive. La prima è la versione di Tekken 7 delle classiche super mosse, è in grado di assorbire un attacco (perdendo comunque energia) e causa un danno inversamente proporzionale alla quantità di energia di chi la attiva. La seconda, invece, è la versione potenziata di una mossa del personaggio. Se parata non può essere punita e se va a segno permette di eseguire una combo là dove con la versione normale della mossa non sarebbe stato possibile, o di allungare le eventuali combo base.
Questi strumenti permettono a chiunque di recuperare round apparentemente persi, rendendo l'azione più spettacolare del solito. A tutto questo si vanno ad aggiungere le Power Crush, mosse dotate di "armatura" e in grado di assorbire un numero infinito di colpi durante la loro esecuzione. Si tratta di tecniche molto utili quando ci si trova chiusi al muro, situazione sempre molto delicata.
Visivamente parlando, la versione da noi testata si è rivelata pulita, fluida e sempre convincente. Come abbiamo già sottolineato il passaggio dalla PS4 alla PS4 Pro non incide sulla fluidità del gioco, ma aumenta la risoluzione e la qualità dell'anti-aliasing. Per il resto ci troviamo di fronte ad ambientazioni sempre splendide, ad animazioni lievemente ritoccate, a un sistema di collisioni tutto nuovo e ai soliti modelli poligonali altalenanti.
Come da tradizione per Tekken, anche in questo nuovo capitolo i personaggi maschili sono modellati meglio di quelli femminili, che risultano quasi sempre tozzi e poco armoniosi (salvo rare eccezioni). Gli effetti grafici e particellari arricchiscono sempre l'azione e le scene al rallentatore che si attivano in automatico nelle fasi più spettacolari dell'azione sono perfette per galvanizzare eventuali spettatori durante le sfide più tirate.
Nonostante alcune sbavature sparse, quindi, Tekken 7 è un capitolo molto convincente della saga Bandai Namco. La casa nipponica ha recentemente annunciato il Tekken World Tour, dimostrando di voler seguire le orme di Capcom nel mondo dell'eSport. Se avete sempre sognato di giocare Tekken ad alti livelli, questo è il momento ideale per mettervi alla prova.