Temple Run: Oz - review
Una corsa a perdifiato su un sentiero di mattoni gialli.
Tra gli insediamenti ludici più celebri e redditizi che hanno accompagnato l'esordio del mobile gaming, quello dell'Endless Running ha rappresentato uno dei filoni più prosperi. Con un gameplay immediato ed estremamente accessibile, volto essenzialmente ad esaltare le caratteristiche touch del dispositivo e a dare un motivo più "pratico" all'introduzione dilagante dell'acceleroscopio, la piccola nicchia iniziale è esplosa rapidamente sino a divenire un fenomeno ordinario all'interno di App Store e Google Market. Pochi titoli, tuttavia, hanno ricevuto la stessa acclamazione e favori del pubblico come Temple Run.
Dubito ci sia molto da aggiungere sull'invidiabile successo ottenuto dai ragazzi di Imangi. Il recente secondo episodio dell'arcinota serie non ha avuto difficoltà alcuna nel bissare i risultati del predecessore scalando a grandi balzi le classifiche mondiali e introducendo allo stesso tempo una manciata di novità, pur restando fedele al tanto amato gameplay originale. Forse non tutti sapranno però che tra le due release "maggiori" dobbiamo citare anche Temple Run: Brave, esperimento divertente seppur non completamente riuscito di portare la nuova eroina Disney dai capelli rossi all'interno dell'universo del gaming.
Non fosse che la logica del tie-in, salvo alcune rare eccezioni, la conosciamo tutti, ritrovarsi di fronte dopo così poco tempo a Temple Run: Oz rischierebbe quasi di lasciare spiazzati. Come suggerito dallo stesso titolo di questa neonata versione, i geniacci del reparto marketing di Disney optato nuovamente per il medium videoludico come "introduzione" dell'oramai imminente pellicola (Il grande e potente Oz), sfruttando un'App tanto diffusa e nota quanto fruibile ed accessibile anche ai meno pratici.
L'ennesima manovra commerciale con un'anima da nove zeri? Beh, che ci crediate o no questa nuova declinazione del brand mette sul piatto della bilancia delle interessanti novità. E la prima buona notizia per tutti coloro che desideravano qualcosina di più dall' "esperimento Brave" è che qui, finalmente, è evidente un legame più saldo tra la pellicola e l'esperienza ludica.
Nei panni dell'avventuriero che presto vedremo sul grande schermo, ci ritroveremo nell'ennesima corsa a perdifiato attraverso location evocative, rincorsi da un esercito di scimmie volanti di Oz inspiegabilmente attratte dal farci finire fuori strada. Gran parte del gameplay testimonia totale familiarità ai canoni della serie: uno swipe per girare a destra/ sinistra, per saltare ostacoli di varia natura o scivolarvi al di sotto e l'acceleroscopio per lo strafe orizzontale, utile per raccogliere le immancabili monete.
"A far emergere questa edizione è l'eccellente lavoro profuso nella realizzazione degli scenari"
A far emergere questa edizione è tuttavia l'eccellente lavoro profuso nella realizzazione degli scenari, frutto di una direzione artistica ispirata che pesca sapientemente dalla controparte su celluloide. Ecco che dunque la foresta incantata brilla vivida grazie ad una palette di colori intensi, rischiando di distrarre il giocatore dalla corsa sul sentiero di mattoni gialli. Persino il Cimitero, pack aggiuntivo e scaricabile gratuitamente all'avvio del gioco, al di là di un look più dark e opprimente non lesina piccole gioie per gli occhi.
A fianco di una fedeltà visiva encomiabile, non mancano un paio di audaci novità nel set di meccaniche ludiche. Il "tracciato", ad esempio, è invaso cespugli magici che sbocceranno allungandosi al passaggio del protagonista, e richiederanno al giocatore un surplus di riflessi pena un rallentamento del nostro incedere o in altri casi persino un game over prematuro. Stesso discorso nella sezione "dark", dove lugubri pietre tombali prendono il posto di Madre Natura.
Reagire con tempismo al contesto ambientale diventa dunque uno degli aspetti preponderanti del gioco, ancor più quando si tratterà di raccogliere al volo le rare chiavi magiche - che garantiscono l'accesso ad una pesca a sorpresa alla fine del livello dove accaparrarsi ulteriori ricompense, punti o qualche soldino in più, o quando sarà necessario schivare scimmioni alati che puntano nella nostra direzione.
Non mancherà inoltre un breve excursus a bordo di una mongolfiera, purché riusciate a stanarla mentre si muove nei fondali e a seguirne il tragitto lungo il labirinto. Il giocatore dovrà ricorrere al tilt sensor del dispositivo per inclinare a destra/sinistra il pallone aerostatico, raccogliendo il maggior numero di monete ivi disseminate mantenendosi però a debita distanza dagli appuntiti cristalli che delimitano il percorso da seguire. Infine, verranno offerte sfide giornaliere e settimanali, grazie alle quali intascare un quantitativo di bonus/premi maggiore da investire nello store ingame o nel menù di crescita del personaggio.
"Il meccanismo di upgrade raccoglie in tutto e per tutto il lascito del secondo episodio maggiore"
Immancabile in ogni episodio, il meccanismo di upgrade raccoglie in tutto e per tutto il lascito del secondo episodio maggiore mettendo a disposizione del giocatore magneti per attrarre monete, barriere energetiche temporanee, moltiplicatori di bonus e altre diavolerie ben note agli aficionados. Nulla di innovativo ed eclatante, ma che tuttavia funziona bene come sempre.
Temple Run: Oz, in definitiva, è lontano dall'essere il punto di svolta per la serie targata Imangi, ma è probabilmente il capitolo più raffinato e curato dal punto di vista tecnologico. La direzione artistica, le musiche, le piccole novità nelle meccaniche di gioco e le location dinamiche di questa nuova avventura incantano ed irretiscono il giocatore, che si ritroverà rapidamente immerso nella spirale autodistruttiva dell' "ultima e poi smetto".
Parimenti innegabile, tuttavia, è che l'ultimo nato dalla collaborazione di Imangi e Disney rappresenti il solito buon Temple Run con un vestito delle grandi occasioni. E considerando che, a fronte dell'esborso di 89 centesimi richiesto, potrete mettere le mani su Temple Run 2 senza sganciare una sola moneta digitale, soltanto l'amore per il romanzo di L.F. Baum rischierebbe di farvi propendere senza indugi all'acquisto.