Tenet - recensione
“È andata com'è andata”.
Chi è Christopher Nolan? Internet ci dice che è un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico britannico nato a Londra il 30 luglio 1970. Ma in realtà è molto di più: è una delle menti più brillanti che la cinematografia abbia mai avuto.
Sia chiaro, i suoi film possono piacere come non piacere, ma è fuori discussione che a lui dobbiamo alcune delle sceneggiature più complesse e articolate, ma anche avvincenti e affascinanti, che si siano mai viste sul grande schermo.
A questo punto, però, dobbiamo anche distinguere di quale Nolan stiamo parlando in questa sede. Non certo quello della dozzinale trilogia dedicata a Batman, che probabilmente ha diretto con la mano destra e sceneggiato con la sinistra. Non quello di Dunkirk, ben filmato, ben interpretato ma la cui paternità, in un ipotetico blind test, potrebbe essere assegnata ad almeno una decina tra i registi attualmente in circolazione. E non parliamo neppure del Christopher Nolan dei pur intriganti Insomnia e soprattutto The Prestige.
No: nell'approcciarci a Tenet dobbiamo obbligatoriamente accostare l'ultima fatica del regista britannico alle sue migliori creazioni, ossia Memento e Inception. Interstellar, invece, solo marginalmente.
Warner Bros. nel descrivere Tenet è volutamente sibillina: "Armato solo di una parola, Tenet, e in lotta per la sopravvivenza di tutto il mondo, il protagonista è coinvolto in una missione attraverso il mondo crepuscolare dello spionaggio internazionale, che si svolgerà al di là del tempo reale. Non un viaggio nel tempo. Ma inversione".
Quello dell'inversione del tempo è un tema meno fantascientifico di quanto non si creda. Non nel mondo regolato dalla leggi della fisica relativistica ma in quello subatomico della meccanica quantistica. Tant'è che un gruppo di scienziati del Moscow Institute of Physics è riuscito a creare uno stato che evolve in una direzione opposta alla freccia del tempo.
Nolan, quindi, prende questo concetto e dal micro lo trasferisce al macro, immaginando cosa accadrebbe se gli uomini avessero la possibilità d'invertire lo scorrere dei secondi. E mettendo su schermo i conseguenti paradossi, costruisce una trama che per complessità e spettacolarità pone Tenet come l'erede diretto di Inception.
Al tempo stesso è chiaro che se da un lato abbiamo dei protagonisti che dal passato vanno al futuro, e dall'altro degli antagonisti che dal futuro si muovono verso il passato, i due s'incontreranno nel presente. E qui, meno platealmente, più sottilmente, Tenet ammicca a Memento, che però le due diverse linee temporali le separava in modo inequivocabile: una era a colori, l'altra in bianco e nero.
Tenet invece non lo fa ed è per questa ragione che la sua visione richiede, come e più di qualsiasi altro film di Nolan, estrema attenzione da parte dello spettatore per non perdersi il benché minimo dettaglio. E, immancabilmente, richiede anche due o tre visioni della pellicola (al cinema come in home video) per riguardare la trama con occhi diversi rispetto a quelli della prima volta.
Perché, com'è ormai consuetudine quando si parla del cineasta britannico, i suoi film sono all'inizio un incomprensibile caos embrionale che, piano piano, prende forma fino a cristallizzarsi in un finale catartico che si comprende poco prima dei titoli di coda.
Tenet, dicevamo, sfida il modo tradizionale d'intendere e interpretare il tempo, e cosa percepiamo come reale. Per essere il più accurato possibile Nolan s'è affidato alla consulenza del fisico Kip Thorne, ma com'è realmente trama?
La sceneggiatura racconta di un agente speciale della CIA interpretato da John David Washington (figlio d'arte di Denzel), che si trova a indagare sul classico oligarca russo che traffica con l'altrettanto classico plutonio proveniente dall'URSS dei tempi che furono. Immancabilmente Andrei Sator, questo il suo nome (interpretato da un impeccabile Kenneth Branagh) vive la sua esistenza tra brutalità ed efferatezze, cene in ristoranti di lusso e vacanze su uno yacht ormeggiato al largo della Costiera Amalfitana.
E sempre come da copione, è sposato a una donna bionda e avvenente più giovane di lui di almeno vent'anni (interpretata da Elizabeth Debicki), che non ama più e sulla quale esercita qualsiasi violenza fisica e psicologica. Al punto che il protagonista, quando l'aggancerà per arrivare al di lei marito, finirà col prendersela a cuore più di quanto dovrebbe.
Ma quella che sembrerebbe la sceneggiatura di un James Bond d'ordinanza finisce presto col trasformarsi in un film di Nolan quando si scopre che Andrei Sator non è un oligarca russo come gli altri, e che il suo passato violento e traumatico non l'ha solamente trasformato in un uomo spietato ed egocentrico, ma l'ha spinto a firmare un faustiano patto col futuro, che per garantire la sua stessa sopravvivenza vuole eliminare qualsiasi traccia del presente.
Questo spunto consente a Nolan non solo di sviluppare una di quelle sceneggiature che solo lui può concepire (e soprattutto trasformare in realtà), ma anche di girare alcune delle scene d'azione più spettacolari e bizzarre mai viste al cinema.
Cosa accadrebbe infatti se un uomo che vive secondo la nostra linea temporale si trovasse a combattere con un "invertito" che arriva dal futuro? Il primo ad esempio sparerebbe un colpo di pistola che attraverserebbe il ventre del secondo e si conficcherebbe nel muro retrostante. Il secondo punterebbe la pistola verso il proiettile già presente nel muro e trafiggerebbe il primo mentre il proiettile rientra nella canna dell'arma.
Coloro che vengono dal futuro, infatti, viaggiando lungo una linea temporale opposta alla nostra si muovono e combattono come se si riavvolgesse un'ipotetica videocassetta del tempo. E le loro interazioni col nostro presente e la nostra linea temporale danno luogo alle situazioni più imprevedibili.
Dopo 150 minuti di Tenet siamo usciti dalla sala con sentimenti contrastanti. E la memoria è andata al passato, ossia a tutte le volte che abbiamo visto un film di Nolan. Memento è stata una rivelazione, l'avvento di un Messia pagano capace di riscrivere le regole della narrazione (già sconvolte nel suo primo cortometraggio, Following).
Inception è stata la sua consacrazione, un film che come un orologio svizzero scoccava l'ora del capolavoro nel finale, nonostante una serie di complicazioni che non sembrava possibile portare simultaneamente a compimento.
Interstellar, sempre a personalissimo avviso di chi scrive, è stato un capolavoro fino a pochi minuti della conclusione, quando in nome di un finale ricco di pathos ma improbabile, Nolan ha buttato alle ortiche 160 minuti di coerenza narrativa. In tutti e tre i casi, però, siamo usciti colpiti al cuore e stimolati nell'intelletto.
Con Tenet, invece, dobbiamo ammettere di aver assistito a un film che è un eccellente esercizio cerebrale, incapace però di toccare la pancia dello spettatore. Manca infatti quel momento catartico che abbiamo provato in Memento quando Guy Pearce scopre di essere stato manipolato per tutto il film; mancano quei momenti strappalacrime di Interstellar in cui Matthew McConaughey cerca la figlia sotto la coperta appoggiata sul sedile del suo pick-up (o la ritrova nel finale). Manca soprattutto un finale alla Inception, quando Di Caprio riabbraccia i figli e la gioia è tale da disinteressarsi se sia un sogno o la realtà.
C'è sì un risvolto romantico in Tenet ma è troppo affrettato e troppo poco vissuto per risultare credibile, col risultato anzi di far inarcare il sopracciglio quando il protagonista uscirà dai rigidi protocolli della CIA per salvare una donna che in verità non ha nulla di speciale.
Inoltre, mentre siamo usciti dai film precedenti con la convinzione (o sarebbe meglio dire illusione?) di aver compreso tutto, ci sono alcuni aspetti di Tenet sulla cui coerenza ci stiamo arrovellando tuttora, con la speranza che una seconda visione si possa dimostrare salvifica.
In soccorso a quanto appena descritto non arriva purtroppo il cast: John David Washington è bello e bravo ma lo abbiamo conosciuto in Ballers e in BlacKkKlansman, e qui ci è parso fuori ruolo. Senz'altro, chi lo scoprirà con questo film ne apprezzerà maggiormente la performance.
Kat, la moglie di Sator, poteva essere Elizabeth Debicki come chiunque altra, e non buca lo schermo come prima di lei hanno fatto Carrie-Anne Moss in Memento e soprattutto Marion Cotillard in Inception.
La risultante è che inaspettatamente finisce per brillare Robert Pattinson, impegnato in un ruolo che cresce d'importanza col passare dei minuti. Fortuna che c'è Kenneth Branagh a risollevare il cast, con un'interpretazione tanto intensa quanto convincente, ma non scopriamo certo oggi la sua bravura. Peccato invece per l'ormai immancabile Michael Caine, anche stavolta presente in una pellicola di Nolan ma qui limitato a un breve cameo: ci sarebbe piaciuto vederlo impegnato in un ruolo più importante.
La colonna sonora composta da Ludwig Göransson, infine, fa con sapienza il suo dovere ma in alcuni momenti ci è sembrata muoversi fin troppo nei binari di Inception. Impossibile dire se il timore reverenziale verso Hans Zimmer abbia spinto il compositore svedese al plateale omaggio o se quanto ascoltato risponda alle richieste di Nolan, fatto sta che avremmo preferito una prova di maggiore personalità.
Dovendo stilare una classifica dei nostri film preferiti di Christopher Nolan, metteremmo Tenet in terza posizione dietro a Inception e Memento, e prima di Interstellar. Ma si tratta comunque di una graduatoria puramente soggettiva.
Di oggettivo piuttosto c'è che Tenet è un film da vedere assolutamente in sala. Sia per i propri meriti, sia perché in quest'anno orribile per tante cose tra cui il cinema, c'è bisogno di dare tutti il nostro contributo a un'industry che non vorremmo veder vivere solamente di digital delivery.
In Memento il tempo veniva destrutturato e ricomposto; in Inception rallentato e dilatato; in Interstellar relativizzato e sdoppiato, mentre in Tenet invertito (col titolo derivante dalla frase palindroma Sator Arepo Tenet Opera Rotas).
Sarebbe interessante scoprire perché Christopher Nolan sia così ossessionato da questa tematica, e quali altri modi troverà in futuro per giocare con essa e reinventarla, ma probabilmente non lo sapremo mai. L'unica certezza che abbiamo è che in circolazione non c'è nessuno come lui, sceneggiatore e regista di visioni inimmaginabili per chiunque altro. E chi ama il cinema non può che essergliene grato.