Terminator: Resistance - recensione
Il giorno del giudizio è arrivato... ed è negativo!
Teyon. Forse alcuni di voi ricordano il nome di questo team di sviluppo polacco. È quello che un bel po' di tempo fa ci regalò il tie-in che risponde al titolo di Rambo: Il Videogioco, una perla rara che si guadagnò uno dei voti più bassi nella storia di Eurogamer.it: 3.
Caso vuole che a distanza di cinque anni la stessa persona che recensì quel gioco, il qui presente Kommissario, ha incrociato ancora una volta la strada dei volenterosi ragazzi polacchi e che ancora una volta in ballo ci sia una licenza prestigiosa. Da Sylvester Stallone ad Arnold Schwarzenegger il passo è breve e per un'altra sfortunata coincidenza, Terminator: Resistance prova a sfruttare il gancio del nuovo film della saga, quel Destino Oscuro che per sua sfortuna sembra essere anche la didascalia dei risultati al botteghino. Si parla infatti di un flop da oltre 100 milioni di dollari.
Terminator non tira più quindi. Le vecchie generazioni cresciute a pane e cyborg provenienti dal futuro si devono arrendere all'evidenza. Che sia proprio Resistance il punto di svolta di un franchise ormai al collasso? Purtroppo no. Ci dispiace dirlo ma pur non essendo un totale disastro come il suddetto Rambo, ci troviamo di fronte ad un titolo che galleggia al di sotto della sufficienza sia sotto il profilo tecnico che ludico, nonostante qualche occasionale segnale incoraggiante non manchi. Ma andiamo con ordine.
Terminator: Resistance è ambientato durante la guerra tra le armate di Skynet e la Resistenza, all'incirca 30 anni dopo gli eventi narrati nell'irraggiungibile secondo capitolo cinematografico firmato dal "re del botteghino" James Cameron. Il gioco non racconta nulla di ciò che è accaduto prima degli eventi che state per vivere controller alla mano, dando praticamente per scontato che il giocatore conosca già la storia.
Non che la trama dei primi film sia particolarmente complessa, ma un esaustivo riassunto delle puntate precedenti non avrebbe fatto male. Il protagonista è un personaggio totalmente inedito, si chiama Jacob Rivers ed è uno dei soldati guidati da John Connor che tentano disperatamente di vincere la guerra contro le macchine. Inizialmente non viene spiegato ma presto scoprirete che su Rivers pende una condanna a morte senza appello, firmata in calce direttamente da Skynet.
È con questa bella e incoraggiante premessa che inizierete a muovervi nel classico mondo devastato che tante volte abbiamo visto sul grande schermo. In realtà non è esattamente uguale. Il budget del gioco è decisamente inferiore a quello dei film quindi dovrete accontentarvi di molti meno effetti speciali e di un quantitativo di mostri meccanici nettamente inferiore a quelli che vi aspettereste in un mondo post-JD.
Il vostro obiettivo è rallentare l'avanzata dei Terminator che stanno spazzando via i residui di vita sul pianeta, per dare tempo alla Resistenza di completare il loro piano più ambizioso: mandare indietro nel tempo il soldato Kyle Reese per salvare la madre del loro futuro capo. Una storia già sentita, vero? Peccato che questa trama-ponte venga raccontata in modo un po' frammentario e con dialoghi che poco ne approfondiscono le radici narrative. Era l'occasione buona per dare ai fan un'altra bella fetta di Terminator-pedia ma purtroppo è stata sprecata quasi totalmente.
Il pathos che un gioco del genere dovrebbe trasmettere è quasi totalmente assente, colpa di un ritmo fin troppo lento e di un'intelligenza artificiale dei nemici incapace di far scorrere anche il più piccolo brivido sulla vostra schiena ribelle. Terminator è sinonimo di adrenalina, pericolo costante, lotta estrema, ritmi serrati e nessuno di questi elementi è presente in Resistance.
Le uniche cose che ci ricordano in che universo ci stiamo muovendo sono gli scheletri metallici dei T-800, che sinceramente ricordavamo ben più resistenti. Inizialmente potrete fargli poco o nulla, quindi sarà meglio evitarli, ma ben presto verrete in possesso di un paio di armi ben più potenti che con pochi colpi ridurranno i micidiali killer robotici in macerie metalliche.
Ogni singola meccanica di gioco sembra venire dal passato, un passato che ormai odora di naftalina. Fetch quest, missioni di scorta, ritrovamento di superstiti... tutto già visto, tutto già fatto. Anche gli elementi stealth sono stati realizzati con poca cura. In teoria in un mondo del genere dovrebbe essere fondamentale muoversi senza essere visti, e in Terminator: Resistance nella maggior parte dei casi una vostra imprudenza verrà punita con l'arrivo di un paio di sentinelle da eliminare.
Da un certo momento in poi (grazie alle armi di cui parlavamo poco fa) potrete quasi evitare del tutto di nascondervi. Tra l'altro anche l'elemento survival non è particolarmente spiccato. Le risorse che troverete in giro, e che saranno come sempre importanti per "craftare" oggetti di cura, munizioni, grimaldelli e via dicendo, sono fin troppo abbondanti, così come le ricompense che riceverete per una missione portata a termine o un luogo segreto scoperto.
Se fosse uscito una decina di anni fa Terminator: Resistance avrebbe forse avuto qualche speranza di successo, ma stiamo vivendo l'anno di Death Stranding e Control, di Sekiro e Jedi: Fallen Order. L'asticella è stata alzata e non di poco, a breve salirà ancora di più con l'arrivo della next-gen e titoli come questo ormai non hanno quasi più motivo di esistere. Una licenza prestigiosa non basta più, specialmente se messa nelle mani di sviluppatori (ci dispiace dirlo) incapaci di sfruttarla a dovere.
In realtà va dato atto a Teyon di aver provato almeno un piccolo colpo di coda, inserendo nel gameplay un sistema di scelte che in teoria dovrebbero influire sullo svolgimento della trama. Si tratta di decisioni che vanno dal prendere o lasciare un medi-kit, all'aiutare un NPC in una missione secondaria. Le uniche cose che cambieranno saranno però i vostri rapporti con determinati personaggi, che non influiranno minimamente sul finale della storia, e lo sblocco di brevi sequenze extra che poco o nulla aggiungeranno alla storia. Anche in questo caso quindi gli sviluppatori non sono riusciti a sviluppare appieno il potenziale delle idee e del materiale che avevano a disposizione.
Come direbbe il buon Schwarzy: Terminator is back, ma ancora una volta dobbiamo pensare che sarebbe stato meglio di no. Pur essendo farcito con una buona dose di fan-service, Resistance non fa nulla per accontentare anche il giocatore dal palato meno fino e risulta essere fin troppo generico e piatto in ogni suo aspetto.
Potrebbe essere uno di quei titoli da recuperare a prezzo (molto) ridotto in tempi di magra, ma solo da chi ami questa saga al punto da non arrendersi all'evidenza che si tratta di un franchise ormai agonizzante.