The Banner Saga console - recensione
Un videogioco da leggere.
Il bello dei videogiochi è che consentono a tutti o quasi di esprimersi, dare forma a una propria idea nella maniera più personale e originale possibile. Tecnologia permettendo.
Ci sono gli sparatutto violenti e adrenalinici, le simulazioni sportive, i giochi arcade, gli scacciapensieri e i manageriali più complessi e raffinati. Sono tutte esperienze estremamente differenti tra di loro, accomunate solo dal fatto che sono software, che intrattengono e chiedono interazione.
Trovare una scala comune per recensire Prune, NBA 2K, Hatred o World of Warcraft è un esercizio di stile complesso e per certi versi affascinante, sopratutto quando si hanno davanti produzioni che trascendono dai normali parametri di valutazione, dato che puntano più su emozioni e cuore, che su tecnologia o spettacolarità.
Per questo motivo The Banner Saga, l'opera prima di Stoic, uno studio nato dalla collaborazione di alcuni ex-componenti di BioWare, potrebbe essere per alcuni un verboso mix tra un gioco di ruolo e uno strategico a turni, per altri un vero e proprio capolavoro.
Personalmente faccio parte del secondo gruppo di persone e all'interno dell'affascinante e originale universo di Stoic mi sono già perso due volte, una su PC e una su iOS. Questo non mi ha impedito di mettere le mie (scarse) risorse a disposizione di Rook, Iver o Ubin, così da aiutarli a portare a casa la pellaccia.
Il motivo per cui non mi è pesato più di tanto è che il gioco, a differenza di molte produzioni dalla connotazione fortemente narrativa più acclamate, ha davvero un'evoluzione ramificata. Ogni vostra scelta incide pesantemente sull'evolvesi della storia, su chi sopravvive e chi meno, con ripercussioni che influenzeranno anche The Banner Saga 2, l'atteso seguito in arrivo a breve su tutte le piattaforme sulle quali è uscito il primo capitolo.
Come dicevamo, però, l'opera prima di Stoic è un pasto non adatto a tutti i palati, che potrebbero essere scoraggiati dall'impianto strategico un po' troppo lineare, dal ritmo lento, dalle centinaia di pagine di testo da leggere (per fortuna ora anche in un buon italiano) o dalle atmosfere cupe e oppressive che permeano tutta l'esperienza.
Il vostro compito sarà quello di aiutare i protagonisti e il loro clan a sfuggire alla misteriosa e improvvisa invasione dei Distruttori (in inglese Dredge), delle enormi statue senzienti apparentemente senza sentimenti o pietà.
In questo lungo e faticoso viaggio non dovrete solo mantenere alto il morale della carovana, gestendo le provviste o dettando i tempi di marcia, o scendere direttamente sul campo di battaglia per provare a minimizzare le perdite tra i vostri compagni di viaggio, ma dovrete prendere anche decisioni davvero difficili, grazie alle quali ottenere nuovi alleati, o peggio vederne morire alcuni dei vecchi.
Il mondo sull'orlo della rovina, infatti, non basta a unire sotto un'unica bandiera uomini e Varl, i giganteschi giganti che popolano il mondo di The Banner Saga. Tradimenti, invidie e soprusi saranno pericolosi quanto le schiere di Distruttori, se non di più.
Sul campo di battaglia il gioco si trasforma in uno strategico a turni piuttosto particolare.
Nonostante l'impostazione sia simile a quella dei vari Final Fantasy Tactics o Fire Emblem, la sua gestione è piuttosto differente. Innanzitutto ogni personaggio ha due parametri: la salute e lo scudo. Il primo determinerà la forza del vostro colpo, ma anche i punti vitali ancora a disposizione. Questo vuol dire che un personaggio ferito perderà anche potere d'attacco, rendendolo progressivamente meno efficace sul campo di battaglia.
Questo perché solo un colpo con forza superiore allo scudo dell'avversario infliggerà sicuramente del danno, mentre gli altri potranno essere deviati. Per abbattere i nemici più forti, dunque, dovrete prima erodere il loro scudo attraverso attacchi diretti alle loro difese e in seguito cominciare a infliggere dei danni.
Su questo sistema, apparentemente piuttosto semplice ma dotato di una certa profondità tattica, anche grazie alla possibilità di consumare volontà per migliorare i vostri colpi e alla presenza di mosse speciali legate alla classe del personaggio, si basano gli scontri.
Nonostante siano godibili, la loro varietà, soprattutto verso la fine della storia, comincerà a venire meno, anche a causa di nemici un po' troppo simili tra di loro e alle arene quadrate, prive di elementi o ostacoli che potrebbero dar vita a strategie più elaborate o situazioni più originali.
Una particolarità del gioco è che i vostri soldati non potranno morire sul campo di battaglia, ma lo potranno fare solo nelle fasi di dialogo. Tanto per ribadire che la penna ne uccide più della spada.
Come dicevamo, però, tutto questo è quasi solo un contorno ad un universo affascinante, fatto da una mitologia e dei personaggi perfettamente tratteggiati dalla penna di Stoic, in grado di prendere alcuni elementi dalle leggende nordiche e vichinghe per adattarli in un contesto originale e magnetico.
I dialoghi sono scritti magnificamente, le atmosfere e l'empatia per i protagonisti sarà molto forte, cosa che renderà ogni decisione ancora più sofferta, che si tratti del concedere fiducia a un gruppo di sconosciuti che però potrebbe finalmente rimpinguare le vostre scorte di cibo, o capire come sistemare una disputa sorta nelle retrovie della vostra carovana. E man mano che il viaggio proseguirà, senza apparenti soste o momenti positivi, una sensazione opprimente vi attanaglierà e vi sentirete responsabili del vostro seguito, cosa che creerà un'atmosfera pesante, ma ineguagliabile.
Le (rare) scene filmate, le animazioni fatte a mano, le splendide musiche e l'incredibile character design, poi, fanno il resto, regalando, a chi avrà la pazienza di gustarlo, un mix davvero avvincente.
L'adattamento su console è riuscito piuttosto bene, d'altra parte Xbox One e PS4 sono hardware che non dovrebbero in nessun modo essere messi in difficoltà dal tratto a mano di Stoic, e infatti gestiscono tutto in maniera agile, con solo qualche secondo di attesa di troppo durante i caricamenti.
L'utilizzo del pad al posto della combinazione mouse+tastiera o dei comandi tattili è riuscita piuttosto bene, e vi servirà poco tempo per imparare a gestire in maniera piuttosto agile il gioco, sia durante le fasi di gestione che durante i combattimenti.
The Banner Saga è dunque un videogioco da leggere, vivere e ascoltare. Un'esperienza piuttosto diversa da quelle classiche disponibili su console, ma che potrebbe davvero valere la pena di provare. Il prezzo di venti euro non è esattamente quello che serve per promuovere un gioco già disponibile da tempo su Steam, Google Play e App Store ad un prezzo decisamente inferiore.
L'esperienza, a mio avviso, vale tutti i soldi spesi, ma l'opera di Stoic è spigolosa e lenta e potrebbe non piacere a tutti.