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The Blackwell Epiphany, il punta e clicca è ancora vivo - review

Un (altro) fantasma dal passato.

Il 2014 sembra essere stato scelto da molti sviluppatori per riesumare serie più o meno famose del passato, in particolare quelle che rientrano nel genere delle avventure punta e clicca. Dopo il ritorno di Tex Murphy, ecco arrivare il quinto capitolo di una saga ritenuta un piccolo cult, nata nel 2006 e proseguita con cadenza quasi annuale fino al 2011.

Tutti gli episodi sono stati sviluppati dal team indipendente Wadjet Eye Games, capitanato dal veterano Dave Gilbert, che dal suo quartier generale di New York ci mette nuovamente nei (doppi) panni della scrittrice Rosangela Blackwell e del suo compagno fluttuante Joey Mallone, un fantasma che ama aiutare i suoi colleghi spiriti rimasti intrappolati nel mondo reale.

I due ormai formano una coppia affiatata, una sorta di agenzia dell'occulto che una volta tanto è libera di agire in collaborazione con i canali investigativi ufficiali (leggi Polizia). Come si addice ad un capitolo finale, The Blackwell Epiphany mira a dare al giocatore la migliore esperienza di gioco dell'intera saga e a svelare importanti dettagli sulla storia dei protagonisti, Joey in primis.

La risoluzione del gioco bloccata a 640x400 non distacca troppo Blackwell Epyphany dai predecessori ma il risultato è comunque eccellente.

L'obiettivo è perfettamente centrato, per di più grazie ad una narrazione particolarmente ispirata da cui molti sviluppatori più blasonati dovrebbero assolutamente prendere esempio. La storia che fa da sfondo al gioco è scandita da momenti intensi, a tratti addirittura toccanti, che come in una sinfonia ben orchestrata raggiungono il loro apice proprio nelle ore finali. Purtroppo proprio l'epilogo del gioco potrebbe risultare un po' indigesto a coloro che non abbiano avuto modo di giocare i titoli precedenti, affezionandosi così ai personaggi e alle loro storie personali.

"Il ritmo iniziale dell'avventura è un po' lento ma perfetto per apprendere al meglio le poche e semplici meccaniche"

Il ritmo iniziale dell'avventura è un po' lento ma perfetto per apprendere al meglio le poche e semplici meccaniche di gioco. Tra queste forse la più importante è rappresentata dalla possibilità di passare con un solo tasto dal controllo di Rosangela a quello di Joey per la risoluzione di enigmi e l'esplorazione. Quest'ultimo, essendo puro spirito, è in grado di passare attraverso i muri, mentre la sua compagna umana può surfare il web in cerca di informazioni. Entrambi condividono la possibilità di esaminare gli elementi interattivi degli scenari ma solo Rosangela è in grado di manipolarli.

Il fluire dell'avventura è piuttosto tranquillo e raramente ci si trova incagliati in situazioni di stallo come a volte accade in questo genere di giochi. Tuttavia i neofiti potrebbero incontrare qualche ostacolo o dettaglio poco chiaro, e in questi casi inizierà un breve dialogo tra Rosangela e Joey che quasi sempre fornirà indizi su come procedere.

Il gioco spicca su molte altre avventure punta e clicca, sia per la qualità dello script che per la caratterizzazione dei personaggi, principali e non.

Gli enigmi sono presenti in forma molto leggera e quasi sempre richiedono la semplice combinazione di oggetti raccolti o il ritrovamento di indizi. Ad alcuni veterani del "punta e clicca" questa frase potrebbe riportare alla memoria ore da incubo, passate a ispezionare ogni singolo pixel per un dannato oggetto che non si trovava. Tranquilli, non è questo il caso.

"Il comparto grafico sfoggia una pixel art in grado di far scendere la lacrimuccia ai giocatori più vetusti"

Un applauso particolarmente sentito va fatto al comparto grafico di The Blackwell Epiphany, che sfoggia una pixel art estremamente dettagliata nonostante la bassa risoluzione. Un "old style" in grado di far scendere la lacrimuccia ai giocatori più vetusti come il sottoscritto e di dimostrare ancora una volta come la grafica bitmap invecchi molto meno precocemente di quella poligonale.

Degne di nota sono anche le animazioni, deliziosamente particolareggiate, e il sonoro del gioco che sfoggia un doppiaggio inglese di assoluto livello ed eccellenti musiche di sottofondo, in grado di sottolineare con puntuali cambi di ritmo i momenti cardine dell'avventura.

La longevità purtroppo non è uno dei punti di forza di The Blackwell Epiphany, ma ancora una volta è la qualità finale dell'esperienza a fare la differenza. Portare a termine l'intera avventura non richiede più di quattro, massimo cinque ore, ma il tempo passato insieme a Rosangela e Joey è più che soddisfacente.

Tra le opzioni di gioco è presente anche la possibilità di attivare il commento al gioco del suo creatore, Dave Gilbert.

Ovviamente se prima di giocare questo quinto capitolo avete occasione di recuperate i precedenti quattro episodi, reperibili ormai per un pugno di euro, fatelo! Ognuno di essi contribuisce infatti ad accrescerne il valore complessivo di una saga che può essere tranquillamente considerata come una delle gemme più nascoste ma anche più splendenti del panorama "adventure" degli ultimi 10 anni.

Iniziare da questo episodio è possibile ma non consigliabile. Non esistono vere e proprie barriere che v'impediscano di arrivare alla fine ma visto che il gioco dà molte cose per scontate (un piccolo riepilogo non avrebbe fatto male) vi perdereste comunque parecchi dettagli e sfumature non del tutto secondarie... non ultime quelle del suddetto finale!

The Blackwell Epiphany è l'ennesima dimostrazione che quando dietro un gioco esiste un'idea e un team ricco di passione, il resto conta poco o nulla. Immergetevi nelle sue atmosfere e vedrete che per almeno qualche ora non v'importerà più nulla di giochi che girano a 1080p e 60fps.

8 / 10