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The Caligula Effect 2 recensione - Niente è come sembra

Una serie che ha ancora tanto da dimostrare, purtroppo…

Immaginate di poter resettare la vostra vita dimenticando ogni ricordo negativo, ogni pensiero pregno di dolore e ogni singolo errore commesso. Qualcuno, al vostro posto, decide così di creare un nuovo mondo parallelo in cui iniziare una vita apparentemente normale, eppure completamente diversa.

Non ricordate nulla della vostra esistenza, tanto meno conoscete la vostra identità. Si tratta di una sorta di lavaggio del cervello per vivere in una realtà meravigliosamente eterea. Non esiste più il dolore e ogni rimpianto svanisce come neve al sole. Bello, vero?

The Caligula Effect 2 vuole proiettarvi in questo paradiso, una sorta di seconda opportunità che sembra una manna dal cielo. Ebbene, in realtà è una mera menzogna, e il protagonista se ne rende conto molto presto. Quest'ultimo inizia a vivere la sua nuova vita impeccabile, ma tra una lezione e l'altra alla Tatefushi Academy capisce che qualcosa non va come dovrebbe.

Strane visioni e ricordi pervadono la sua mente, fino a causargli un profondo malessere. Qualcuno si è infatti introdotto in quello strano mondo virtuale, ed è pronto a porre fine a quell'assurda messinscena ripristinando i ricordi delle persone. Si tratta di χ, figlia di μ (Mi) che nel primo capitolo aveva creato il mondo di Mobius.

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Nasce così una sorta di ribellione in cui alcuni abitanti di Redo, tratti in inganno, vogliono tornare nel mondo reale. Il protagonista sarà quindi affiancato da preziosi alleati, nonché futuri membri del Go-Home-Club. Una vera e propria missione per tornare a casa, insomma. Eppure, se da un lato gli ex abitanti corrotti vogliono ribellarsi, gli Obbligato Musicians farebbero qualsiasi cosa pur di cullarsi nel torpore della menzogna. Si tratta di forze dell'ordine il cui compito è impedire qualsiasi tipo di rivolta o intrusione. Come vedete, la trama è deliziosamente intrigante e potrebbe rappresentare un ottimo punto chiave all'interno del gioco. Il problema è che il comparto narrativo non è stato strutturato in modo efficace.

Gli eventi si sviluppano molto lentamente e con poco coinvolgimento, e sono inoltre caratterizzati da un'eccessiva presenza di dialoghi talvolta superflui. È un vero peccato, dato che abbiamo vissuto l'intera esperienza di gioco come se fosse una costante altalena tra curiosità e monotonia. Vogliamo tuttavia scagliare una lancia a favore del doppiaggio in lingua giapponese, che ha donato la giusta identità ai dialoghi, facendoceli apprezzare maggiormente. Non sempre, almeno: in alcuni momenti la voce strillante di χ ci ha fatto quasi scostare le cuffie dalle orecchie. Anche il gameplay ci ha lasciato con un certo scetticismo; l'esplorazione non si è rivelata troppo godibile e i controlli ci sono sembrati abbastanza legnosi.

Ciò che ci ha stupito, però, è il combat system. Nelle modalità più difficili può infatti essere gratificante per i più competitivi; si tratta di un combattimento a turni che richiede grande strategia e riflessione. Prima di attaccare i vostri nemici usufruirete dell'Imaginary Chain, una sequenza che vi mostrerà in anticipo le conseguenze degli attacchi scelti. Per usare le abilità avrete bisogno degli SP, ricaricabili col trascorrere del tempo o utilizzando degli oggetti specifici.

L'Imaginary Chain è uno degli elementi più interessanti di questo gioco. Spesso sarà un fattore molto importante per il combattimento.

Il vostro compito sarà sferrare fendenti letali, ma gli altri compagni avranno ruoli ben definiti. Gin, ad esempio, attaccherà a distanza e le sue frecce infliggeranno vari debuff. In questo caso potrete controllare gli alleati manualmente, soprattutto in occasione di scontri più delicati, o attivare il combattimento automatico in qualsiasi momento.

Abbiamo molto apprezzato anche la necessità di indebolire le difese nemiche per apportare danni maggiori. È infatti presente un fattore di "rischio": maggiore è questo elemento, minori sono le difese altrui. Anche le animazioni che caratterizzano ogni attacco sono gradevoli, ma a volte ci è sembrato di dover attendere un'eternità prima di ricominciare ad attaccare. Tra l'altro, uccidere i nemici permette di ottenere ottime ricompense, ma non neghiamo che spesso abbiamo preferito evitare il combattimento.

Il motivo è direttamente collegabile a quanto detto prima: il comparto narrativo e il gameplay rendono tutto più monotono e legnoso, nonostante i vari, piccoli, pregi. Ad ogni modo, le mappe sono ricche di collezionabili e vestigia, quest'ultime contenenti i ricordi e gli oggetti appartenenti ai Soul Remnants (gli abitanti corrotti). Probabilmente questo è stato uno degli aspetti più coinvolgenti, dato che il giocatore è incentivato a esplorare le mappe circostanti. Le ambientazioni, tuttavia, sono spesso molto simili tra loro e non sono nemmeno troppo convincenti graficamente.

Le abilità sono varie e difficilmente annoiano, ma le sbavature di contorno sono davvero tante.

Lo stesso discorso vale per i personaggi e le loro espressioni facciali. Purtroppo non abbiamo notato molti miglioramenti rispetto al capitolo precedente, anzi, le stesse problematiche si sono presentate in modo pressoché identico. Ciò che poteva essere valorizzato per davvero è stato offuscato da numerose sbavature. Ci siamo sentiti come se stessimo giocando un titolo decisamente vecchio e, oseremmo dire, anacronistico. Ciò non significa che la vostra esperienza di gioco sarà disastrosa, ma vi consiglieremmo di valutare attentamente l'acquisto, trattandosi di un prezzo pari a €49,99.

Tra l'altro il gioco non è neanche localizzato in Italiano, sebbene i sottotitoli in Inglese siano molto semplici e scorrevoli. Tra i pochi punti di forza è invece presente il comparto musicale, chiaramente ispirato ai vocaloid. Saremo onesti: alcuni brani sono rimasti impressi nella nostra mente per diversi giorni, e non è un dettaglio da sottovalutare. Quest'ultima sfaccettatura, la trama e il combattimento sono ciò che ci spinge a reputare il gioco "sufficiente". Se gli sviluppatori si fossero concentrati maggiormente su alcuni aspetti, onestamente, avrebbero realizzato un'opera davvero piacevole e coinvolgente. Per ora è come se avessimo assistito a delle bozze da perfezionare e smussare attentamente.

È un vero peccato, dato che il suo potenziale avrebbe potuto attirare molti più appassionati del genere (e non solo). Speriamo che in futuro questa serie riesca a ottenere il riscontro che merita. Purtroppo, i suoi valori sono ancora troppo nascosti.

6 / 10
Avatar di Stefania Netti
Stefania Netti: Classe 1995, Stefania ama follemente qualsiasi videogioco dalla trama coinvolgente, non a caso si definisce una “cacciatrice di emozioni”. Nella sua lista non possono mancare le avventure grafiche e, tra una sessione e l’altra di gaming, coccola i suoi gatti.

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