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The Cat Lady - review

L'orrore è dentro di noi.

Se avessi avuto un Euro per tutte le volte che ho sentito espressioni del tipo "sceneggiatura da film di serie B", "i videogiochi sono per bambini" o, la migliore di tutte, "meglio leggere un bel libro", credo che potrei passare tranquillamente la mia vecchiaia su qualche isoletta del Pacifico.

Non sarò certo io ad affermare che il videogioco sia il bene assoluto, ma sono altrettanto convinto che, al contrario del sentire comune, anche nel nostro passatempo preferito sia possibile trovare storie o avventure "adulte", che possano veramente dare qualcosa a chi decide di affrontarle a viso aperto. E questo nonostante i dati di mercato sembrino premiare (troppo spesso) altri tipi di realtà, dove il numero di neuroni accesi in contemporanea difficilmente supera il numero di tre o dove i racconti della giornata di asilo di vostro figlio rischiano di risultare più avvincenti.

Presentandovi questo The Cat Lady non posso che mettere quindi su un piedistallo un'avventura che, al di là di alcuni limiti di cui parlerò più avanti, presenta toni maturi, argomentazioni concrete e che dà ben più "di una pista" a tutti quei giochi che promettono un realismo mai visto ma si assicurano di replicare situazioni e contesti più che noti a chi bazzichi questo mondo da qualche anno.

La trama, prima di tutto: la protagonista, Susan Ashworth, decide di suicidarsi per porre fine a un'esistenza che reputa troppo piatta e troppo triste per essere vissuta. Contrariamente a quanto previsto, però, il suo tentativo non va a buon fine, catapultandola in un mondo dove il pericolo è rappresentato dai cosiddetti "Parassiti", esseri il cui unico scopo sembra sia di generare e perpetrare il male.

"La protagonista decide di suicidarsi per porre fine a un'esistenza che reputa troppo piatta e troppo triste per essere vissuta"

L'interfaccia, come detto, non è certo fra le più comode.

Di chi fidarsi, a chi credere e cosa fare saranno tutte domande che la nostra Susan si troverà a formulare, appesa in un continuo rimbalzare fra incubo e realtà, in un contesto narrativo sempre coerente a se stesso e morbosamente focalizzato sul quell'ego malvagio che ognuno di noi coltiva all'interno della propria coscienza.

La depressione, il suicidio, il passato e la morte sono così utti aspetti che il gioco non teme di affrontare, in maniera peraltro spesso diretta, cruda, ma anche per questo molto più efficace di quanto potreste immaginare leggendo solo le mie parole. È difficile rendere giustizia alla sceneggiatura creata da Harvester Games se non esplicitando le sensazioni che via via proverete.

Altro della trama non credo sia corretto svelarvi, tuttavia all'interno del cerchio che si chiude con uno dei diversi finali di The Cat Lady (sì, a seconda di alcune scelte morali l'happy ending potrebbe anche non essere tale), credo sia giusto sottolineare il senso di compiutezza che proverete una volta chiusa la scena finale. Tutto si incastra, tutto si compone, tutto trova un proprio posto.

Tanta importanza del contesto narrativo penalizza giocoforza il comparto enigmistico, con l'accortezza però di non ridurlo a semplice ostacolo all'incedere della storia, ma anzi elevandolo a compagno di viaggio, permettendo allo stesso tempo di ragionare su quello che accade nel mondo di Susan, azione dopo azione, senza mai annoiarsi o cedere allo sconforto.

"Tanta importanza del contesto narrativo penalizza giocoforza il comparto enigmistico"

Preparatevi a vivere le situazioni più assurde...

Ben venga quindi la (non) possibilità di combinare gli oggetti e alcune simpatiche variazioni sul tema in alcuni puzzle, quando il tutto risulta sorretto da una logicità di fondo che permette di venire al capo del titolo in una decina di intense ore di gioco.

Il grosso ostacolo all'interno di un contesto tanto positivo è però rappresentato dall'interfaccia, questa sì un serio problema per chiunque decida di approcciarsi a questo gioco se non preparato a ciò che lo aspetta. Se già il genere delle avventure grafiche non spopola nel mercato main stream, costringere il malcapitato di turno a muoversi e interagire con l'ambiente utilizzando unicamente la tastiera non è di certo un colpo di genio.

Se pensate peraltro che in tempi remoti c'era riuscito con successo (e parecchia fatica) solo un certo Grim Fandango, potete ben immaginare quanto il risultato finale sia il più lontano possibile dal manuale del perfetto game designer. Tolto questo e presa coscienza che talvolta maledirete profondamente i programmatori, il piatto che vi aspetta merita qualche piccola fatica supplementare, nell'ottica di un bilancio complessivo decisamente positivo.

Anche lo stile grafico di The Cat Lady gioca per esempio in maniera furba coi propri limiti, nascondendo dietro a precise scelte stilistiche o ad inquadrature ad effetto gli evidenti limiti tecnologici e di programmazione derivanti dall'utilizzo del motore AGS.

"Avremo l'impressione di trovarci a navigare attraverso la visione distorta di una persona in perenne stato allucinatorio"

I gatti: lascio a voi scoprire la loro importanza.

Il tratto disturbante con cui sono delineati i personaggi, i colori spenti e cupi e, in generale, l'impressione di trovarci a navigare attraverso la visione distorta di una persona che vive la propria vita in un perenne stato allucinatorio, contribuiscono a immergere ancora di più il giocatore nell'ego di Susan.

L'audio poi riporta il bilancio ampiamente in positivo, con musiche capaci di sottolineare le atmosfere malate in cui vi troverete a muovervi, così come gli effetti sonori e un doppiaggio sempre su livelli più che sufficienti.

Qualora voleste poi giocare senza timore di perdervi qualche passaggio, penso vi farà piacere sapere che The Cat Lady è anche disponibile sotto titolato in lingua italiana sulla piattaforma Zodiac, così che anche chi non è pratico con l'Inglese potrà godere appieno delle battute, dei riferimenti e dei dialoghi, particolarmente importanti in un titolo perlopiù narrativo.

The Cat Lady è un'avventura difficile. Difficile perché vi chiederà di scendere a compromessi con la vostra identità, con le vostre idee e con i vostri pregiudizi. Ma è un'avventura forte, che mostra quanto sia potente questo mezzo e quali limiti, narrativi e non, sia possibile raggiungere quando non si è costretti a sottostare a dinamiche prettamente commerciali.

"The Cat Lady vi chiederà di scendere a compromessi con la vostra identità, le vostre idee e i vostri pregiudizi"

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E questo nonostante la realizzazione tecnica non sia da tripla A o il motore di gioco non riesca a generare milioni di poligoni al secondo, parametri troppo spesso assunti come punto di riferimento per valutare la bontà o meno di un titolo.

Qui si parla di vita, di morte e di quanto sia doloroso ogni giorno della propria esistenza, sorretti però sempre da quella speranza che è il sole che sorge nei momenti più bui.

Non male per un videogioco, no?

8 / 10
Avatar di Roberto Bertoni
Roberto Bertoni: Proveniente dalla ridente Brianza, è cresciuto a pane e Amiga. Ama inoltre in maniera viscerale il retro, ma solo videoludico. Piatto preferito: pollo con la carrucola in mezzo.

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