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The Dark Pictures Anthology: House of Ashes recensione - Il nemico del mio nemico è mio amico?

Il terzo episodio della Dark Pictures Anthology ci porta a scoprire un orrore nascosto nelle viscere della Terra.

La migliore tra le esperienze offerte da Supermassive Games fino a questo punto.

C'è qualcosa di stranamente affascinante nell'oscurità. La scoperta dell'ignoto, di ciò che si nasconde appena al di fuori dell'universo conosciuto, è da sempre un importante catalizzatore della curiosità, un motore inesauribile che ha trainato alcune delle più entusiasmanti rivelazioni della storia dell'uomo.

Cosa succede, però, quando il buio diventa un avversario? Come si fa ad affrontare il pericolo se non si conosce la sua reale natura? Il modo migliore per esorcizzare le tenebre, ovviamente, è quello di condividere il viaggio con un alleato, un compagno di ventura fidato che ci guarda le spalle, che ci sostiene nei momenti di difficoltà e che, soprattutto, ci aiuta a mantenere alto il morale quando tutto sembra perduto.

Ed è proprio questo il concetto alla base della Dark Pictures Anthology, la saga episodica horror concepita da Supermassive Games e pubblicata da Bandai Namco che ci ha portato a scoprire gli innumerevoli volti dell'orrore ponendo particolare enfasi sull'importanza di collaborare per sconfiggere anche le minacce più feroci e ostinate.

La peculiare distribuzione antologica adottata per questo intrigante esperimento narrativo del team inglese, reso celebre dall'ottimo Until Dawn, ha consentito di offrire ai giocatori esperienze piuttosto differenti tra loro per ambientazione, personaggi e tematiche trattate, creando un prodotto strutturalmente molto simile ad alcune Serie TV di successo approdate negli ultimi anni sulle piattaforme streaming ma, allo stesso tempo, un unicum assoluto per il mondo dei videogiochi.

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Dopo essere sopravvissuti alla nave infestata di Man of Medan e al letale culto del villaggio di Little Hope, è arrivato il momento di esplorare il mitologico Palazzo della Cenere, un leggendario tempio sumero perduto da tempo immemore che si prepara ad aprire nuovamente le proprie porte. Avrete il fegato di scoprire cosa si annida al suo interno?

The Dark Pictures Anthology: House of Ashes è un dramma interattivo che ci riporta al 2003, negli ultimi momenti di una delle pagine più nere e tristi della storia moderna: quelle della guerra in Iraq, scatenata all'indomani dall'attacco alle Torri Gemelle.

Eric King è un Tenente Colonnello dell'Aeronautica statunitense, la mente dietro ad un progetto top-secret che avrebbe consentito di individuare le fantomatiche armi chimiche in dotazione all'esercito del dittatore iracheno Saddam Hussein.

Eric e la sua squadra, composta, tra gli altri, dall'ufficiale della CIA Rachel King (ex-moglie dell'uomo interpretata dall'attrice hollywoodiana Ashley Tisdale) e dai due ricognitori dei marine Jason Kolchek e Nick Kay, vengono inviati sul posto per fare luce sulle recenti scoperte del Governo USA e per mettere in sicurezza questo pericoloso arsenale di armi di distruzione di massa.

Una volta giunti sul posto, tuttavia, a causa di una serie di eventi avversi, il team finisce invischiato in un'imboscata da parte della milizia locale con cui ingaggia un violento conflitto a fuoco che costa parecchio ad entrambe le fazioni in termini di vite umane.

Il terzo capitolo della Dark Pictures Anthology ci porta alla scoperta del Palazzo della Cenere, un luogo mitologico nelle profondità della Terra.

Proprio quando tutto sembra andare per il peggio, però, le cose si complicano ulteriormente: un devastante terremoto si abbatte sulla zona ed apre un'enorme squarcio nel cuore del deserto che finisce per inghiottire i nostri protagonisti e anche alcuni membri delle truppe irachene.

Al di sotto del manto sabbioso, sepolto sotto migliaia di anni di storia, giace il tempio sumero di Naram-Sim, un sovrano dell'impero Accadico che si dice avesse attirato sul suo popolo le funeste ire degli dei dopo aver depredato un santuario dedicato al dio Enlil.

Superato lo sgomento iniziale derivante da questa inattesa scoperta, i nostri protagonisti dovranno trovare un modo per risalire in superficie facendo attenzione a non attirare l'attenzione delle nefaste creature che popolano il dedalo di corridoi, grotte e anfratti che compongono il vasto territorio una volta appartenuto ai popoli della Mesopotamia.

Si tratta, senza ombra di dubbio, del setting più originale e interessante tra quelli proposti finora dall'Antologia grazie anche ad un cast di personaggi variegato e con ottime dinamiche relazionali che li legano tra loro.

Quelli che ad un possono sembrare solo degli stereotipi ambulanti (il marine tutto d'un pezzo, l'irreprensibile colonnello, la stoica agente della CIA), nascondono in realtà un'insospettabile approfondimento psicologico che, grazie al consolidato sistema di dialoghi implementato da Supermassive, può essere esplorato a fondo per rivelare importanti retroscena sulla loro vita passata, sulle loro ansie e sulle loro speranze.

L'attrice hollywoodiana Ashley Tisdale interpreta l'ufficiale della CIA Rachel King, una donna dai modi burberi ma dallo spiccato senso del dovere.

Insomma, non si ha mai la sensazione di muovere delle marionette con un carattere appena accennato su un lugubre palcoscenico ma, piuttosto, di seguire le gesta di un gruppo di sfortunati esseri umani in carne ed ossa in lotta disperata contro un avversario letale e apparentemente implacabile.

Sotto il profilo narrativo, comunque, la mossa più intelligente da parte di Supermassive, è stata quella di introdurre nella formula un ulteriore personaggio giocabile completamente slegato dai rapporti lavorativi che intercorrono tra gli altri quattro: il Tenente delle Forze di Terra irachene Salim Othman.

Quest'ultimo, probabilmente quello meglio tratteggiato in un contesto di eccellenza generale, è un padre di famiglia coraggioso e leale, costretto ad arruolarsi per partecipare ad una guerra in cui non crede fino in fondo solo perché 'gli abitanti di queste terre non hanno mai avuto davvero una scelta'.

L'intento degli sceneggiatori appare chiaro fin da subito ed è quello di offrire ai giocatori un punto di vista diametralmente opposto a quello dei militari statunitensi, spesso incensati come paladini senza macchia e senza paura dai media mainstream (come i videogiochi) ma essenzialmente fallibili e vulnerabili come qualsiasi altro essere umano.

Il principale punto di forza dell'impianto narrativo di House of Ashes sta proprio in questo: spingere gli utenti ad interrogarsi su quanto siano disposti a mettere da parte i pregiudizi e a collaborare con quello che da sempre viene additato come nemico per fare fronte comune al vero orrore che si cela nelle viscere della Terra.

Quali orrori si nascondono nel tempio sumero di Naram-Sim?

Altruismo o sopravvivenza? Fiducia o sospetto? Come sempre, la Dark Pictures Anthology permette di compiere liberamente le proprie scelte e di veicolare la storia sui binari che più si adattano ad una personale visione del mondo. C'è tanta critica sociale in House of Ashes e, a dispetto di ciò che è stato più volte reiterato dagli sviluppatori nelle interviste, c'è anche qualche stoccata nemmeno troppo velata alle opinabili politiche del Governo statunitense in quel terribile periodo storico.

È un fattore che abbiamo apprezzato parecchio e che, a nostro modo di vedere, dimostra ancora una volta come il medium videoludico possa stigmatizzare alcune storture della società esattamente come fa il cinema. Non è solo una storia dell'orrore con tutti i crismi del caso ma è anche un'indovinata allegoria che, a tratti, riesce a sollevare stimolanti spunti di riflessione.

Peccato solo per alcune rivelazioni che si susseguono nel finale che, a causa della loro natura un po' troppo sopra le righe, compromettono leggermente l'incredibile fascino dell'ambientazione costruita da Supermassive Games.

Intendiamoci, non è nulla di troppo grave o debilitante, ma alcune delle evidenti ispirazioni cinematografiche del team di sviluppo emergono in maniera forse un po' troppo preponderante. È una gran bella storia ma forse avremmo preferito una gestione un po' più cauta di alcune situazioni.

Il gameplay di House of Ashes ha subito delle piccole modifiche rispetto al passato, tra cui una gestione libera della telecamera tramite lo stick destro del pad.

Tornando al gameplay, invece, la terza iterazione dell'Antologia riparte dalle solide fondamenta gettate dai due capitoli precedenti ma apporta alcune piccole modifiche che vale la pena analizzare. La prima e più significativa è quella che riguarda la gestione della telecamera che passa dalle inquadrature fisse di Man of Medan e Little Hope ad un controllo diretto assegnato allo stick destro del pad (o al mouse, in base alla piattaforma di riferimento).

Nel corso dell'esplorazione, inoltre, sarà possibile utilizzare una fonte di luce come la torcia montata sui fucili dei soldati, una torcia o l'accendino in dotazione ad alcuni dei protagonisti per scovare percorsi nascosti, segreti e oggetti collezionabili.

Tutto questo conferisce a House of Ashes un look più simile a quello della media degli action/adventure che popolano gli scaffali di PC e console in tempi recenti ma non fatevi ingannare dalle apparenze: il cuore dell'esperienza è rimasto pressoché invariato. Nonostante i protagonisti siano militari e persone appartenenti alle forze speciali, l'azione non è mai controllata direttamente ma si svolge sempre tramite i consueti Quick Time Events che richiedono una certa dose di concentrazione e tempismo da parte del giocatore.

Dovrete stare molto attenti però perché, come nelle passate incarnazioni del brand, fallire anche il più banale dei QTE potrebbe tradursi in conseguenze inimmaginabili per i malcapitati componenti del cast nonché portare irreversibilmente alla morte di alcuni di loro.

Tornano, ovviamente, anche gli immancabili 'Totem-Premonizione', oggetti sparsi nel mondo di gioco che contengono utili anticipazioni sulle potenziali circostanze di morte dei protagonisti che potrebbero aiutarvi, qualora doveste riuscire a individuare il momento esatto, di evitarne l'orribile dipartita.

Il personaggio di Salim Othman è probabilmente quello meglio caratterizzato del cast, nonché il più interessante nell'economia del racconto.

Proprio come per i capitoli passati, potrete decidere di affrontare l'avventura di House of Ashes completamente da soli oppure in due modalità multiplayer. La prima permette di giocare online in tempo reale condividendo l'esperienza un altro utente connesso in rete mentre l'altra consente ad un gruppo di cinque giocatori riuniti nello stesso luogo alternarsi al controllo del pad per impersonare uno dei protagonisti e prendere decisioni in sua vece.

Ottimo, infine, anche il comparto tecnico che affianca i curati modelli poligonali dei protagonisti alle splendide location immaginate dal reparto artistico di Supermassive. La tetra imponenza delle architetture risalenti alla civiltà dei sumeri, i giochi di luce nelle caverne che si susseguono nel sottosuolo, tutto contribuisce a stabilire un'atmosfera claustrofobica e asfissiante, l'ideale per un prodotto di questo tipo.

Le animazioni facciali registrate direttamente tramite motion capture con gli attori in studio, invece, ci hanno convinti solo a metà poiché, in alcune situazioni, non riescono a restituire la drammaticità del momento come ci saremmo augurati. Nota di merito anche per il doppiaggio in italiano, ben recitato e sempre piuttosto in parte.

Sulle console di nuova generazione e su PC, inoltre, House of Ashes può vantare il classico duplice sistema di visualizzazione che avvantaggia la qualità o le prestazioni. Il primo consente di riprodurre il gioco fino ad una risoluzione 4K a 30fps mentre il secondo si ferma a 1080p per poter offrire un frame-rate superiore a 60 fotogrammi al secondo.

Il comparto tecnico del gioco è generalmente piuttosto buono, al netto di qualche animazione facciale meno riuscita delle altre.

In definitiva, il terzo capitolo della Dark Pictures Anthology, House of Ashes, è anche il più riuscito tra quelli pubblicati finora. L'ambientazione, la trama, il cast e le dinamiche relazionali tra i protagonisti sono indubbiamente quanto di meglio si sia visto nella saga fino a questo punto mentre il gameplay gode di alcuni piccoli accorgimenti che migliorano l'esperienza senza snaturarla.

Se avete apprezzato le due uscite precedenti troverete in The Dark Pictures Anthology: House of Ashes la degna prosecuzione di un progetto unico nel suo genere che, sinceramente, non vediamo l'ora di vedere in quali direzioni si espanderà in futuro. Al contrario se non avete amato Man of Medan e Little Hope o se non digerite i drammi interattivi di questo genere, non troverete nulla qui che possa farvi cambiare idea.

Il Palazzo della Cenere vi attende. Siete abbastanza coraggiosi da varcarne la soglia?

8 / 10