The Dark Pictures Anthology - The Devil in Me, il provato
Tra trappole mortali e oscure macchinazioni, Supermassive Games ci porta a scoprire un orrore intimo e inesorabile.
The Dark Pictures Anthology, l'affascinante esperimento narrativo antologico a tinte horror sviluppato da Supermassive Games e pubblicato da Bandai Namco Entertainment, sta per giungere alla fine della sua 'prima stagione' che, seguendo la struttura episodica tipica delle serie TV con puntate verticali, ha aperto una finestra su un mondo tetro e pieno di orrori, ciascuno con i suoi protagonisti, con le sue storie autoconclusive e, soprattutto, con una diversa interpretazione del male.
Dopo averci portato nel mezzo dell'Oceano Pacifico a bordo della sinistra nave di Man of Medan; dopo aver conosciuto la tenebrosa cittadina e i demoni di Little Hope; dopo aver affrontato le creature ancestrali del Palazzo della Cenere in House of Ashes, è arrivato il momento di concludere la prima infornata di titoli con un'ultima, terrificante discesa nell'incubo in The Dark Pictures Anthology: The Devil in Me.
Recentemente abbiamo avuto l'occasione di provare con mano quest'ultima incarnazione della saga horror di Supermassive, in una build che includeva un segmento dalla durata di poco più di un'ora ma che ci ha permesso di avere un primo, gustoso assaggio della storia, delle atmosfere e delle novità di gameplay introdotte da questa quarta iterazione del brand.
La trama di The Devil in Me ruota attorno ad una scapestrata troupe televisiva, capitanata dal regista e produttore Charlie Lonnit (interpretato dall'attore britannico Paul Kaye), specializzata nella realizzazione di documentari true crime ma che non riesce a trovare il successo sperato e che rischia di dover chiudere i battenti a causa delle ingenti perdite economiche.
Come un insperato miracolo, tuttavia, la Lonnit Entertainment viene contattata dal misterioso Granthem Du'Met, un facoltoso uomo d'affari che possiede il World's Fair Hotel, una replica fedele all'originale dell'albergo in cui il celebre serial killer H.H.Holmes, il primo e forse più prolifico della storia americana, mieteva le sue vittime.
È un'occasione irripetibile per la Lonnit che, senza farsi troppe domande, raccoglie l'attrezzatura necessaria, sale sul primo traghetto disponibile e raggiunge il luogo in cui sorge l'hotel, speranzosa di poter finalmente girare un prodotto di successo con cui raggiungere la tanto agognata fama planetaria.
Il sogno però sfocia presto nell'incubo quando, all'arrivo, i cinque operatori cinematografici si rendono conto che l'hotel è pressoché deserto, ad eccezione di una strana figura che si muove nell'ombra e che sembra spiare costantemente le loro mosse tramite un sistema di telecamere posizionate un po' ovunque nella magione.
Come se non bastasse, ben presto i protagonisti dovranno fare i conti con la presenza di alcune trappole potenzialmente mortali e visibilmente ispirate alle atroci gesta di Holmes nonché con gli angusti corridoi dell'hotel che... sembrano proprio non voler rimanere al proprio posto.
In buona sostanza, proprio come nei casi precedenti, Supermassive Games pare essere riuscita a imbastire un intreccio narrativo parecchio accattivante che, con la giusta dose di ritmo e colpi di scena, potrebbe tenere alta l'attenzione del giocatore per l'intera durata della campagna.
Anche il cast di personaggi, composto dai cinque membri della troupe, sembra essere ben delineato e portato in scena da attori di primo livello. Già dalle prime battute è facile notare come ciascuno degli interpreti abbia cercato di dare il meglio di sé nell'esecuzione delle battute e dei dialoghi, in modo che, al netto di alcuni piccoli problemi nel comparto animazioni che probabilmente verranno risolti quando il codice definitivo arriverà nei negozi, il giocatore venga rapidamente catturato nelle spire di questo racconto misterioso, macabro e, a tratti, parecchio violento.
Il ruolo della giornalista investigativa Kate Wilder, ad esempio, è affidato alla talentuosa attrice irlandese Jessie Buckley, già apprezzata per l'eccellente serie TV Chernobyl dell'emittente HBO o anche, più recentemente, come protagonista nell'ottimo horror psicologico Men di Alex Garland, che è riuscita a conferire al suo personaggio una caratterizzazione alquanto credibile e mai troppo sopra le righe.
Stesso discorso per il già citato Charlie Lonnit, un cineasta profondamente segnato dalle difficoltà di sfondare in un mercato difficile come quello del cinema e della TV ma comunque genuinamente appassionato del proprio lavoro e fiducioso di aver infine trovato la svolta che tanto ha atteso.
Ovviamente, come di consueto, anche questa volta al giocatore è data la facoltà di dirigere liberamente lo svolgimento della storia influendo in modo diretto sui dialoghi e sulle decisioni dei vari comprimari, magari scegliendo di adottare una condotta più razionale oppure di farsi travolgere dalle emozioni: non c'è una strada giusta da seguire, ogni passo potrebbe cambiare radicalmente gli sviluppi della narrativa.
Tutto questo, visto attraverso le lenti della consolidata struttura ludica di The Dark Pictures Anthology (e, in generale, dell'intera produzione di Supermassive Games, ndR), che spinge l'utente ad affrontare la storia con la terribile consapevolezza che ognuno dei protagonisti potrebbe incontrare la propria prematura fine in qualunque momento, potrebbe elevare le vicende di The Devil in Me verso nuove vette: non vediamo l'ora di capire in che direzione verrà portato questo gruppo di malcapitati nel gioco completo.
Durante la nostra prova, come vi anticipavamo, sono emerse anche delle novità interessanti anche sotto il punto di vista del gameplay che, sì, parte dalle stesse fondamenta dei precedenti episodi ma le evolve amplificando notevolmente l'interazione ambientale e implementando meccaniche del tutto inedite per la serie.
Intendiamoci, ci sono ancora tanti Quick Time Events e ci sono ancora tonnellate di dialoghi a scelte multiple, del resto il gioco appartiene pur sempre alla categoria dei drammi interattivi in cui Supermassive Games si è specializzata nel corso degli anni, ma abbiamo apprezzato la volontà dello sviluppatore di aggiungere nuovi elementi di gameplay che potessero svecchiare la formula e dare una ventata d'aria fresca al progetto.
Partiamo dall'esplorazione, storicamente relegata alla possibilità di muovere i personaggi in ambienti statici e lineari in cui intraprendere semplici attività volte a far progredire la trama. Al contrario, in The Devil in Me i cinque protagonisti possono muoversi, arrampicarsi, saltare sugli ostacoli e creare nuovi percorsi spostando determinati elementi dello scenario. Si tratta comunque, sia chiaro, di un'esperienza abbastanza semplice e guidata, ma ci ha fatto piacere vedere che il gameplay di questa quarta incarnazione dell'Antologia abbia fatto qualche passo avanti anche sotto questo aspetto.
Le diverse qualifiche dei cinque comprimari, inoltre, aprono la strada a nuove soluzioni ludiche basate sulle loro capacità e sulle loro conoscenze tecniche. Il cameraman Mark Nestor, ad esempio, può usare la sua telecamera per registrare momenti salienti dell'esplorazione (che potrebbero tornare utili in seguito) oppure utilizzare il suo monopiede da spalla per raggiungere oggetti posti in alto.
Il regista Charlie Lonnit, dal canto suo, può usare la sua carta di credito per sbloccare serrature altrimenti inaccessibili e recuperare strumenti di valore; il tecnico del suono Erin Keenan, inoltre, può usare il suo microfono direzionale per ascoltare conversazioni attraverso i muri; l'addetta alle luci Jamie Teirgan, infine, può aggiustare i circuiti elettrici sparsi nella magione per ridare corrente a specifiche zone dell'abitazione. Inutile aggiungere che se uno di essi venisse a mancare per qualsiasi ragione, la situazione si complicherebbe parecchio, vero?
C'è anche un sistema di inventario inedito che consente di raccogliere oggetti da utilizzare per risolvere i vari enigmi ambientali proposti o anche, semplicemente, di incrementare le chance di salvezza dei personaggi, quando si troveranno in serio pericolo.
In definitiva, il nostro primo incontro con il capitolo conclusivo della prima stagione di The Dark Pictures Anthology, The Devil in Me, ci ha restituito sensazioni tutto sommato molto positive. La trama, ispirata alla vita di uno dei più efferati carnefici della storia recente americana, sembra avere tutte le carte in regola per regalarci diverse ore di puro terrore, per di più sorretto da una selezione di attori che ci è parsa davvero in parte.
Se a questo aggiungiamo una formula di gioco che tenta di espandere quanto di buono si sia visto nei precedenti episodi, abbiamo a che fare con quello che potrebbe rivelarsi il miglior capitolo dell'Antologia fino ad oggi, in attesa di capire cosa ci aspetta in futuro.