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Dieci anni di Skyrim: Il capolavoro di Bethesda non ha età

"Finalmente hai aperto gli occhi...".

Oggi, a dieci anni dalla sua uscita, ricorre l'anniversario di Skyrim. Tutto ha avuto inizio da un carretto traballante, dal freddo vento del nord e dalla voce amichevole di un uomo con una lunga barba bionda ricoperta da fiocchi di neve, seduto di fronte a noi con le mani legate, pensieroso e stanco seppure fiero di morire per il suo jarl, accucciato ed imbavagliato a poca distanza lui.

Scopriamo poco dopo che noi siamo i Dovahkiin, i Sangue di Drago, degli eroi capaci di utilizzare il Thu'um, le parole del potere nell'antica lingua dei draghi, di cui parlano le antiche storie raccontate per noi da Bethesda.

L'Anniversary Edition è la quattordicesima versione del capolavoro del team, che porta l'opera anche sulle console di nuova generazione. Abituati com'eravamo alle altre produzioni del team statunitense, che prima di Skyrim aveva proposto dei mondi lussureggianti come Cyrodill, le novità si notarono sin dal primo istante, dalla prima cavalcata a Whiterun, alla difficoltosa scalata per giungere dai Barbagrigia, uno dei momenti più epici dell'intero titolo.

Mentre i Barbagrigia pronunciavano la prima parola del Thu'um, comprendevamo di essere di fronte a un titolo che catturava gli elementi più riusciti del genere fantasy, quelli per i quali valeva la pena proseguire, avanzando in una storia che offriva ben più di qualche momento su cui riflettere.

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Scoprimmo un mondo vero a portata di pad e tastiera, su cui Bethesda aveva lavorato per cinque lunghi anni, lanciandolo in un momento storicamente importante per il panorama dei videogiochi, un'annata talmente pregna di fantasy e sci-fi che vide pubblicati nel frattempo The Witcher 2, Dark Souls e Mass Effect, che non hanno comunque impensierito Todd Howard, game director di The Elder Scrolls.

La concorrenza non mancò affatto ma Skyrim vendette tantissimo nella sua prima settimana. Steam registrò un record senza eguali, mentre Metacritic mise d'accordo sia la stampa che i giocatori.

Com'era pronosticabile dal suo primo cinematic trailer, Bethesda mise sul tavolo delle idee creative e delle ispirazioni azzeccate, creando non soltanto un mondo autentico e verosimile ma restando leale alle sue precedenti iterazioni, riservando al quinto capitolo della serie una cura e una ricercatezza certosina.

E non parliamo soltanto della storia o dei protagonisti che ne facevano parte ma anche della creazione di un mondo di gioco mai concepito prima. Il suo più grande merito, infatti, era ricreare un universo fantasy convincente ed appassionante.

Prima o terza persona? Qualunque fosse la nostra scelta, quello che contava era il nostro equipaggiamento.

La decade che abbiamo vissuto è stata pregna di titoli open world che seguivano le orme di Skyrim ispirandosi al suo successo, come Red Dead Redemption II e The Witcher 3. Includiamo nel novero anche Far Cry 3, che alcuni definirono uno "Skyrim con le pistole".

Come dicevamo prima, il miglior pregio di Skyrim è il suo mondo. La regione più a nord di Tamriel, a differenza della pianeggiante Cyrodill e della paludosa Morrowind, è fredda, ricoperta di ghiaccio e di fiumiciattoli, aree boschive e antiche rovine naniche, figlie di un passato glorioso ma dimenticato. Le sue strade sono accidentate, poco battute e disseminate di cadaveri putrescenti, sebbene l'orizzonte, tanto evocativo quanto pericoloso, sia uno dei tanti motivi che spinge noi Sangue di Drago a inoltrarci negli antri più oscuri.

E non parliamo soltanto di dungeon, perché a quelli siamo abituati. A differenza di quanto si è visto prima del 2011, le foreste di Skyrim nascondono ombre oscure, spiriti della natura e bestie uscite dalle profondità della terra, come gli spietati Falmer.

Unite queste atmosfere a una valanga di missioni secondarie, e capirete che non potete chiedere di meglio. E se aggiungete alla ricetta pure la lotta tra i Manto della Tempesta e l'Impero, tutto diventa ancora più intrigante. Decidendo di servire l'una o l'altra fazione, definiamo il fato di Skyrim com'è accaduto nella Zona Contaminata in Fallout 3. Non siamo soltanto dei salvatori ma possiamo essere chi vogliamo, apprendendo sempre più abilità e imparando persino le arti arcane.

Ancora oggi Skyrim regala scorci d'ambientazione meravigliosi. Non potevamo esimerci dall'immortalare un orizzonte simile...

Skyrim è stato supportato da tre DLC, ognuno dei quali ha offerto un'esperienza differente ed appagante. Stiamo parlando di Dawnguard, Dragonborn e Hearthfire, dei contenuti aggiuntivi davvero imperdibili.

Ben prima che Skyrim venisse pubblicato, gli sviluppatori rivelarono delle informazioni sul suo sviluppo, in cui consideravano fondamentale distaccarsi dal genere fantasy di stampo tolkieniano. Era importante per loro differenziarsi, siccome volevano proporre un mondo brutale.

Il sogno di Bethesda diventò realtà soprattutto grazie alla sua immensa community, attualmente una delle più affezionate e forti sul web. Ad alimentarlo furono i modder, che crearono tante migliorie per il titolo facendoci imbracciare delle armi inedite come Andùril de "Il Signore degli Anelli" e indossare dei mantelli per personalizzare il personaggio a nostro piacimento.

Ma non solo: vennero proposte delle mod anche per definire al meglio le texture e il cielo, modificando persino gli effetti dell'acqua. Con le ventottomila mod su Steam, non contando quelle presenti su Skyrim Nexus, i giocatori ebbero la possibilità di sfruttare la loro creatività. Un videogioco, se incanala al suo interno uno spirito simile, viene spesso considerato un "capolavoro".

Dawnguard è il nostro contenuto aggiuntivo preferito.

Un'altra mod, ben diversa dalle altre che abbiamo elencato, è quella che ha visto la creazione di un nuovo gioco: stiamo parlando di The Forgotten City, che da mod è diventata un prodotto a parte, pur prendendo ispirazione dall'opera di Bethesda.

A causa dei bug più divertenti alcuni giocatori tentarono persino di limitarne la presenza con delle insolite mod correttive. Un piano nobile, certo, ma che ha risolto soltanto una minuscola parte delle altre crepe presenti nel titolo, in particolare sul versante tecnico.

Quando Nintendo Switch venne lanciata, subito dopo un suo evento dedicato, Skyrim fu uno dei primi titoli a comparire nella nutrita lista del colosso nipponico, dove alcuni sviluppatori di Zelda: Breath of the Wild si complimentarono con i colleghi americani per la creazione di un mondo come Skyrim. Pubblicato il 17 novembre 2017, un'epoca geologica fa, pronunciammo nuovamente le magiche parole del "Fus-Ro-Dah" in tutta portabilità.

Su Xbox One e PlayStation 4 veniva rilasciata la Legendary Edition, stavolta con le mod incluse. Subito dopo l'acquisizione di Zenimax/Bethesda nel 2020 da parte di Microsoft, gli ultimi tre titoli della serie The Elder Scrolls si aggiunsero al catalogo GamePass, permettendoci di vestire nuovamente i panni del Sangue di Drago.

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In tutte le sue versioni, Skyrim ha persino sperimentato una modalità sopravvivenza aumentando il realismo dell'esperienza di gioco garantendo una delle esperienze più gradevoli e potenti mai create, non rinunciando alla sua epicità, un valore aggiunto del prodotto per merito delle sue composizioni musicali.

Se da una parte Skyrim portò una ventata d'aria fresca nel panorama dei videogiochi, il lato negativo è che tanti studi di sviluppo provarono a emulare le sue atmosfere, le sue missioni e i drammi politici al suo interno.

Tolkien pensava che la lingua di un popolo fosse la sua linfa vitale. Le parole, per lo scrittore inglese, avevano un significato talmente profondo da essere il collante che univa due popoli in una profonda amicizia. Mentre gli sviluppatori tentavano di levarsi di dosso la sua ombra ingombrante, non si resero conto che applicarono proprio l'insegnamento del professore britannico, donando alle varie razze presenti in Skyrim un'originalità mai vista prima, specie nel rapporto tra gli Imperiali e i Thalmor, degli eterni nemici giurati.

Dieci anni passano in fretta ma nessun titolo, a parte qualche nome noto, può vantare ancora oggi di una community tanto cara ed affezionata, di un mondo verosimile e leale in ogni sfaccettatura. Il quinto capitolo della serie resterà impresso nei ricordi di tanti videogiocatori.

Per quanto sia stimolante guardare al passato e ricordare i fasti di un tempo, ci tocca ammetterlo: è forse giunto il momento che Bethesda ci conduca in luoghi diversi per farci scoprire altre avventure sensazionali, senza scordare le antiche storie degli oltre trentamila Dovahkiin presenti nel mondo reale, pronti a imbracciare le armi e il pad contro i nemici di Tamriel.