The First Tree - recensione
Un viaggio onirico e introspettivo tra amore e ricordi dolorosi.
Anche se apparentemente senza significato, i sogni raccontano storie che racchiudono esperienze dalla nostra vita, momenti particolari, felici, infelici, condizioni di forte stress e tanto altro ancora.
Sebbene il tutto possa apparire sbiadito e strampalato già pochi minuti dopo il suono della sveglia, i viaggi che compie la nostra mente durante le ore di sonno andrebbero ascoltati con molta attenzione poiché possono dire molto circa la nostra sfera emotivo e la direzione che ha preso, o sta prendendo, la nostra vita.
È partendo da questo presupposto che lo sviluppatore indipendente David Wehle ha creato (praticamente da solo) il suo The First Tree, avventura indie già uscita lo scorso anno su PC e da pochi giorni approdata anche su PlayStation 4. Protagonista vero del gioco è Joseph (non la volpe, come si potrebbe pensare, che è però l'alter ego del giocatore), che racconta alla compagna Rachel il sogno di una volpe alla ricerca dei propri cuccioli, un sogno che il protagonista definisce "realistico" e che muove le corde del suo cuore.
Non si tratta ovviamente di una semplice volpe e nemmeno di un viaggio qualunque: la storia di The First Tree s'intreccia infatti a doppio filo con i ricordi di Joseph, riportando a galla il conflittuale ma sincero rapporto con il padre durante l'adolescenza trascorsa in Alaska. L'esplorazione nei panni onirici della volpe tra cime innevate, boschi incantati e distese verdeggianti sarà una continua ricerca interiore di Joseph, la riapertura dolorosa ma inevitabile di una ferita mai veramente cicatrizzata del passato.
Ma le metafore visive non sono l'unico canale narrativo di The First Tree, che comunica tutto il dolore di Joseph tramite i dialoghi tra lui e Rachel (in sovrimpressione, mentre si continua a giocare nei panni della volpe), in certi passaggi molto forti e che potrebbero persino far versare qualche lacrimuccia ai giocatori più sensibili. A rendere il viaggio onirico nei panni del mammifero rosso ancora più forte ed empatico, troviamo un tappeto musicale di pregevole fattura, che riesce a sottolineare i momenti più significativi del sogno di Joseph con grande maestria. Parole e musica si fondono in un turbinio di emozioni non valorizzato e sostenuto però adeguatamente dal gameplay.
In The First Tree l'esplorazione nei panni della volpe è piuttosto minimale e poco intuitiva (dopotutto si tratta di un sogno, e ci sta), e gli unici punti di riferimento ludico sono alcuni cristalli di luce sparsi nello scenario, quasi sempre facili da prendere, solitamente saltellando da un punto all'altro.
Un altro elemento per orientarsi nel mondo di gioco sono alcune colonne di luce visibili anche in lontananza e che nascondono alla loro base alcuni oggetti sotterrati che la volpe può dissotterrare con facilità tramite la pressione di un tasto, e che sono legati ad un ricordo di Joseph. L'obiettivo finale è il raggiungimento di una sorta di albero della vita chiamato, appunto, "Il Primo Albero" che racchiude il messaggio del gioco. Ma non vogliamo anticiparvi nulla da questo punto di vista.
Da sempre il rapporto fra videogiochi e storytelling è molto complicato. Spesso e volentieri quando gli sviluppatori vogliono raccontare una storia profonda, originale, introspettiva e con una formula narrativa lontana dai canoni tradizionali, tendono ad abbandonare l'elemento sfida, relegando la parte ludica del videogioco ad un semplice collante fra un evento e l'altro. E The First Tree non fa eccezione.
Di fronte a linee di dialogo pregnanti e un'esperienza fortemente emozionale, The First Tree presenta un sistema di gioco basico e incapace di proporre una vera sfida, qualcosa che si possa definire "gameplay". Uno dei pochi momenti realmente videoludici, ad esempio, è la cattura di alcune farfalle che permettono alla volpe di eseguire un salto più alto, tutto il resto è semplicemente un procedere ondivago nei panni della volpe.
Volpe che tra l'altro presenta movenze macchinose e animazioni brutte da vedere. È evidente però che il budget di questo prodotto, sviluppato praticamente da una sola persona, non consentiva una maggior cura dal punto di vista tecnico. Al contrario, invece, di buona fattura è la cifra artistica degli scenari, non particolarmente curati ma ispirati e capaci di fondersi con coerenza al già elogiato comparto audio.
Con i suoi toni dolci e poetici, nelle sue circa due ore l'avventura di The First Tree riesce a veicolare con forza il suo messaggio, che lasceremo a voi il piacere di scoprire e interpretare come meglio crederete. Come capita spesso per videogiochi di questo tipo (Journey docet), però l'elemento sfida si rivela pressoché inesistente. Uno scotto che non tutti i videogiocatori potrebbero essere disposti a pagare, nemmeno di fronte ad una narrativa profonda e ricca di significati come quella scritta da David Wehle.