The Flower Collectors - recensione
La finestra sul cortile, l'arte di Hitchcock e la storia in un videogioco?
Quante anime può avere un videogioco? Quante idee può accogliere coerentemente una sola opera d'intrattenimento? A conti fatti moltissime e gli ibridi che caratterizzano con decisione sia l'universo indie che quello AAA lo dimostrano costantemente. Diverso è il discorso se nelle domande precedenti si aggiungono un paio di aggettivi non da poco. Quante idee interessanti e per molti versi originali si possono incastonare nella stessa peculiare opera? Una domanda a cui forse sapremo rispondere proprio grazie alle riflessioni finali di questa recensione.
Mi'pu'mi Games è uno studio austriaco che negli anni ha lavorato come supporto in diversi ambiti per non pochi colossi del settore. Dalla sua nascita nel 2009, la software house viennese ha messo lo zampino più o meno evidente in The Settlers, nella serie di Hitman e nel notevolissimo Control di Remedy. Dei "contractors" che però hanno ambizioni non da poco dato che incoraggiano tutti i dipendenti a tratteggiare concept in grado di sbocciare in progetti completamente realizzati dal team. The Lion's Song, un'avventura narrativa episodica profonda e stilisticamente raffinata, fu uno dei primissimi risultati davvero apprezzabili e oggi siamo qui per parlarvi dell'ultimo appuntamento con l'anima più creativa di questi professionisti del settore.
The Flower Collectors è un videogioco pieno di difetti che allo stesso tempo non possiamo non lodare per diverse scelte che hanno il pregio di abbracciare concept curiosi appoggiandosi su fondamenta inusuali. Purtroppo è difficile non trovare delle criticità anche nel puro storytelling e quindi anche come opera fieramente narrativa non possiamo lodare su tutta la linea il lavoro degli sviluppatori. Ed è un vero peccato perché come detto c'è davvero tanto potenziale in quello che per certi versi è un videogioco di fiction storica, una sorta di romanzo storico trasposto nell'universo videoludico.
Ci troviamo nel 1977 in una Barcellona che, esattamente come l'intera Spagna, sta lentamente e con molta fatica cercando di scrollarsi di dosso le scorie di un regime autoritario come quello di Francisco Franco. Una nazione che deve provare a guardare al futuro e alle prime elezioni davvero democratiche con lo spettro del passato ancora assillante e impossibile da superare a pieno. Strascichi di ciò che era che allo stesso tempo zavorrano la difficile esistenza di Jorge, un personaggio che col suo essere profondamente imperfetto e dalla mentalità ostinatamente "arretrata" è capace di costringerci a vestire dei panni anche scomodi e difficili da condividere.
Un protagonista sicuramente interessante, fuori dai tempi ormai imminenti e con una marea di difetti e scheletri nell'armadio che però sembrano trascurabili rispetto al ricordo della gioventù. Jorge è un ex poliziotto costretto sulla sedia a rotelle per motivi non meglio precisati ed è un uomo, (pardon animale) che non sembra di certo neanche vagamente pronto ai cambiamenti di cui l'intera nazione spagnola avrebbe bisogno in questo momento e che per certi versi sembrano inarrestabili. Un passato burrascoso continua a inseguirlo tra i ricordi di una casa semivuota in cui la gioia dei tempi che furono cozza costantemente con il vuoto di una vita pigra, solitaria e monotona.
E noi assistiamo a questo lento esistere in prima persona, attraverso gli occhi di Jorge, mentre lo ascoltiamo commentare le foto di quella che ormai è un'altra vita e mentre lentamente si dirige verso il balcone. È il più grande contatto con l'esterno, con la piazza che ospita il suo palazzo, con la vita di una manciata di individui da osservare attraverso le lenti di un binocolo. Nulla di strano, nulla di nuovo, almeno fino alla sera, quando un colpo di pistola squarcia la notte.
Un omicidio scuote il quartiere e scuote la vita del nostro Jorge risvegliando un'energia da troppo tempo sopita e che aveva disperato bisogno di una scintilla, di un innesco. Un innesco di nome Melinda. Una giornalista in erba "sinistroide" fino al midollo (come sottolinea lo stesso Jorge) alla ricerca della verità che diventa subito un'alleata piuttosto improbabile per il nostro eroe in carrozzina. Armati di binocolo, macchina fotografica e ricetrasmittente ci ritroviamo così a collaborare e a interagire a distanza con Mel alla ricerca di indizi su ciò che possa celarsi dietro a un omicidio che da subito sembra nascondere intenti molto più importanti di quel che inizialmente potremmo pensare.
Rendendo omaggio a quel capolavoro hitchcockiano che è La Finestra sul Cortile, saremo quindi degli osservatori che dall'alto scrutano mantenendo forzatamente le distanze. Sul campo ci sarà quasi sempre la giovane giornalista a cui fornire indicazioni semplicemente premendo un tasto in un lavoro di supporto che rappresenta buona parte di un gameplay inevitabilmente piuttosto passivo. Il protagonista molto peculiare scelto da Mi'pu'mi Games dà così vita a un'avventura che si gioca completamente tra le mura della casa di Jorge con l'esterno che rimane esclusivamente un luogo da osservare e mai da attraversare se non attraverso gli occhi della nostra "alleata".
Una idea indubbiamente particolare dato che il giocare nei panni di un personaggio costretto sulla sedia a rotelle e "rinchiuso" sempre all'interno dello stesso appartamento è un concept tanto interessante quanto limitante e non semplice da gestire. L'osservazione dei protagonisti e dei comprimari e le loro storie più o meno approfondibili non sono però l'unico elemento di gameplay vista l'importanza di alcune sezioni di dialogo e della gestione degli indizi.
Sarebbero potenzialmente delle meccaniche in grado di regalare molta più profondità alla porzione puramente ludica del titolo. La realtà dei fatti è che purtroppo solo i dialoghi a scelta multipla sanno effettivamente trasmettere la sensazione di essere degli attori in grado di condizionare almeno in parte lo scorrere degli eventi. La buona dose di implicazioni morali aiuta anche a tratteggiare un Jorge meglio caratterizzato, sfaccettato e profondo. Combattuto, adorabile ma anche tutt'altro che un santo.
Molto meno lusinghiero il giudizio sulla gestione degli indizi, un momento che in diversi capitoli ci permette di riorganizzare le idee formatesi attraverso una giornata di indagini e osservazioni. Certo, c'è la possibilità di scegliere alcuni abbinamenti e sfumature ma in generale la linearità è fin troppo marcata considerando che il game over o il fallimento non sono possibilità contemplate. Si delinea così un gameplay inevitabilmente passivo che non riesce a catturare e a liberarsi dai lati negativi del concept di base.
Ed è così che inevitabilmente gran parte delle fortune e delle sfortune di The Flower Collectors di legano a doppio filo al comparto narrativo. Le avventure incentrate quasi solo sulla narrazione sono ormai molto diffuse e in alcuni casi ci si imbatte in piccole perle a livello di trama e storytelling. In questo caso gli sviluppatori partono da delle basi molto solide con tanto di ispirazioni celebri e tematiche da non sottovalutare condite da una spruzzata di critiche pungenti a istituzioni politiche e religiose. Il tutto accompagnato da un personaggio principale sufficientemente profondo. Purtroppo però i cliché si sprecano e lo sviluppo della vicenda non riesce a spiccare il volo anche a causa dell'assenza di un colpo di scena degno di questo nome.
Avete notato che abbiamo più volte utilizzato il termine animale? No, non avete letto male e la scelta non ha di certo un'accezione negativa. In The Flower Collectors tutti i personaggi sono degli animali antropomorfi in una scelta artistica che ci ricorda da vicino quanto visto nell'universo del fumetto Blacksad.
Una scelta che stilisticamente introduce un tocco di originalità tutt'altro che disprezzabile e in grado di spingerci a chiudere un occhio di fronte a un comparto tecnico rivedibile e a delle animazioni volutamente eccessive e almeno inizialmente stranianti. Decisamente diverso il giudizio sul comparto sonoro dato che la manciata di personaggi doppiati in inglese regalano delle performance sicuramente convincenti e che le musiche che strizzano l'occhio alle atmosfere puramente noir fanno bene il proprio dovere.
Più un 6,5 che una semplice sufficienza, The Flower Collectors è un'avventura narrativa che avrebbe meritato miglior fortuna per tutte le idee interessanti che riesce a incastrare in un'ottima base di partenza. Se il gameplay non entusiasmante non è una novità in progetti di questo tipo, spiace vedere come le ottime potenzialità narrative non vengano sfruttate a pieno restituendo un viaggio sì piacevole ma privo di quel pizzico di mordente in più che avrebbe fatto la differenza.