The Game Awards 2020: Tutti i giochi annunciati e i vincitori
Vediamo il GOTY 2020 e tutto il meglio di una serata sottotono.
Anno dopo anno, è impossibile esimersi dal celebrare la straordinaria abilità di Geoff Keighley, un uomo che è riuscito a costruire dalle ceneri di tantissime cerimonie ormai scomparse uno fra gli appuntamenti più attesi nell'intero panorama dei videogiochi. I The Game Awards, oltre a consegnare nelle mani degli sviluppatori le statuette più ambite del medium, si sono trasformati in un appuntamento imperdibile per scoprire le più succose novità del mercato, al punto che l'anno scorso Microsoft ha scelto proprio quel palco per presentare al mondo Xbox Series X.
Se consideriamo che fra una comparsa eccellente e l'altra hanno fatto capolino per la prima volta titoli come Elden Ring, Hellblade 2 e altri titani del settore, la dimensione dell'evento si è sostanzialmente allineata a quella di un piccolo E3, e non è stato un caso che in assenza della fiera di Los Angeles Keighley si sia trasformato nel maestro di cerimonia dell'estate videoludica, accompagnando il pubblico durante la lunghissima Summer Game Fest.
Naturale conseguenza di questa deriva è il fatto che, ancor prima di celebrare i migliori videogiochi dell'anno, l'attenzione sia stata calamitata dai potenziali nuovi annunci, veri protagonisti della serata. Dopo mesi di speculazioni, inaspriti dall'assenza dei classici grandi eventi del settore, sembrava finalmente giunto il momento di chiudere l'amaro 2020 con una nota un pizzico più dolce, ma purtroppo l'edizione di quest'anno si è dimostrata poco ritmata, tutt'altro che ispirata e a tratti soporifera. Ecco tutto il poco che è successo durante i The Game Awards 2020.
Forse sarebbe meglio chiamarli i The Last of Us Parte 2 Awards, dal momento che l'esclusiva PlayStation firmata Naughty Dog ha portato a casa praticamente tutti i premi più pesanti. Oltre ad aver incassato il Game of the Year, un traguardo che era sfuggito persino a Red Dead Redemption 2, il capolavoro di Neil Druckmann ha conquistato le statuette per miglior gioco action-adventure, miglior narrativa, miglior audio, migliore accessibilità e miglior game direction, senza contare che Laura Bailey si è guadagnata l'award per la migliore performance grazie alla straordinaria interpretazione di Abby Anderson.
Prima di gettarsi nel vivo della competizione videoludica, vale la pena spostare i riflettori su tutti i nuovi annunci che hanno riscaldato la serata, fra cui figura più di un nome altisonante. La scossa più grande, quella capace di dividere le community e scatenare immense discussioni in seguito a un singolo e breve teaser, è stata portata dal ritorno di Mass Effect. Un ritorno che non passerà attraverso un episodio parallelo, qualcosa di simile alla strada percorsa con Andromeda, ma che ripartirà da un nuovo capitolo della saga originale; nella manciata di secondi di cinematica abbiamo visto Liara T'Soni recuperare l'inconfondibile targa N7 del comandante Shepard dalla superficie innevata di un pianeta sconosciuto: “Mass Effect will continue”.
Accanto al ritorno più inatteso della serata figura un esordio che milioni di fan di Xbox attendevano ormai da oltre due anni: stiamo parlando di quello di The Initiative, il super studio AAAA minuziosamente assemblato da Matt Booty pescando un tassello alla volta fra le migliori software house del pianeta. Il modus operandi scelto per l'entrata in scena, tuttavia, non ci ha convinto fino in fondo: anziché puntare su una ventata di freschezza, la punta di diamante degli Xbox Studios ha svelato al mondo la sua nuova visione di Perfect Dark, universo immaginato da Rare nell'ormai lontanissimo 2000 e apparentemente reinterpretato secondo una chiave di lettura più che mai next-gen.
Sono tanti i rumors che circondano questo progetto: da qualche tempo si parla di una possibile release a episodi, da ancor di più di un titolo deciso a sfruttare al massimo la granitica architettura di Xbox Series X. Per quanto il trailer non abbia fatto sfoggio del gameplay, che dovrebbe ricalcare quello del classico FPS, la cura per il dettaglio sembra costituire la pietra focale del progetto; ciò detto, bisogna considerare che Perfect Dark è ormai nient'altro che la reliquia di un mondo passato, un titolo che difficilmente riuscirà a far valere il peso del proprio nome agli occhi delle nuove generazioni di videogiocatori, privando al tempo stesso Microsoft di un effetto novità che avrebbe potuto rivelarsi devastante. Insomma, saremo felici di esser smentiti, ma da The Initiative ci aspettavamo molto, molto di più.
Il fatto che i pesi massimi siano incarnati da Perfect Dark, da Mass Effect e dal nuovo episodio di Dragon Age, la cui presenza era ormai arcinota, fa riflettere: a prendersi il centro del palco è stato un trio di titoli che non sono semplicemente svaniti dai radar, ma che sono stati praticamente accantonati da quella stessa industria che oggi si trova costretta a recuperarli, al fine di tamponare il vuoto creativo che sta caratterizzando le grandi produzioni. Certo, abbiamo visto anche nuove IP, ma gli studios di Sony non hanno risposto all'appello, ed è oltremodo eloquente che l'annuncio più impattante dietro questi "big" abbia riguardato Super Smash Bros. Ultimate, che si appresta ad aggiungere Sephiroth di Final Fantasy VII al roster dei combattenti.
Manco a dirlo, il compito di portare la torcia dell'innovazione è finito ancora una volta nelle mani del sottobosco AA e nei meandri del mercato indipendente, che come sempre si sono presentati all'appuntamento in grande spolvero. Fra i progetti più interessanti, in effetti, abbiamo visto la nuova creatura di Josef Fares, il padre di A Way Out, che è riuscito a farsi finanziare un'altra follia da Electronic Arts: si tratta di It Takes Two, guarda caso un'avventura da affrontare interamente in cooperativa, ambientata in un mondo "pixariano" e arricchita da una componente narrativa distante dall'apparente scherzosità dei protagonisti.
In molti sono rimasti stregati dalla fantasia di The Callisto Protocol, un nuovo survival horror dalle tinte sci-fi sviluppato da Striking Distance, studio guidato nientemeno che dall'ex director di Dead Space Glen Schofield; il fil rouge che lega le due opere risulta evidente fin dal primo sguardo, ed è bastato il breve teaser per far sobbalzare molti appassionati sulla sedia. La palma dei punti stile, tuttavia, è finita nelle mani di Season, progetto di Scavengers Studios che sembra avere tutte le carte in regola per portare su PlayStation una perla artistica di rara bellezza, per quanto rimanga ancora avvolta in una fitta nube di mistero.
Seguono a ruota Open Roads di Annapurna Interactive, viaggio on-the-road nel Midwest degli Stati Uniti che trova la sua anima nel rapporto madre-figlia, e Road 96 di DigixArt, gli autori di Valiant Hearts, che puntano una stilistica più scanzonata pur condividendo un'ispirazione di fondo se non simile perlomeno affine. Anche nel caso del volto artistico e semi-nascosto dei The Game Awards, tuttavia, la carne al fuoco si è esaurita piuttosto rapidamente, lasciando presto spazio a una fiumana di produzioni già intraviste, viste e talvolta straviste.
Sul fronte Xbox, ad esempio, è finalmente riemersa la versione console di Microsoft Flight Simulator, pronta ad approdare direttamente su Game Pass nel corso della prossima estate. Peccato non imbattersi nella seconda venuta di Hellblade 2, grande protagonista della scorsa edizione, in compenso è tornato a mostrarsi quello che è stato un grande partner comunicativo della casa di Redmond durante l'estate, ovvero Scarlet Nexus di Bandai Namco; pur non essendo un'esclusiva, questo action-rpg si è sempre mostrato in tandem con Series X, e promette di portare un pizzico dell'atmosfera giapponese anche sulla console più americana del mondo.
A meritare un'analisi approfondita sono due produzioni in particolare. La prima farà la felicità di tutti i fanatici di Left 4 Dead, persone che nella cooperativa estrema di Valve hanno costruito amicizie d'acciaio scampando migliaia e migliaia di morti: si tratta di Back 4 Blood, tritacarne zombie targato Turtle Rock, evoluzione next-gen del predecessore spirituale, una formula limata e perfezionata sotto tutti i punti di vista. Il secondo titolo è Crimson Desert, un action-adventure ambientato in un immenso mondo aperto e confezionato da Pearl Abyss, sviluppatore coreano noto per aver dato i natali all'MMO Black Desert, che se dovesse mantenere un decimo delle promesse fatte nel lunghissimo trailer d'annuncio potrebbe oltrepassare le aspettative di milioni di amanti del genere.
Fra le seconde venute più interessanti c'è quella di Nier Replicant, che ha mostrato i muscoli in uno fra i pochissimi gameplay trailer ad aver fatto capolino durante la kermesse di Keighley, titolo che sembra ormai forte di una data di uscita definitiva in quel di aprile 2021. Ancor più interessante la situazione sulle sponde di Disco Elysium: il pluripremiato cRPG di Za/UM raggiungerà infatti il mondo delle console in una versione “Final Cut”, pronta a esordire su PlayStation a marzo per poi raggiungere tutte le altre console durante l'estate; è un gradito ritorno anche quello di Returnal di Housemarque, l'ultima fatica sci-fi dallo studio dietro Resogun, che si prepara a raggiungere una nuova casa su PS5. Ciascuno di questi titoli si porta appresso un messagio molto chiaro: la fiamma della fantasia sembra continuare a bruciare più ardente che mai fuori dall'orbita delle produzioni più blasonate.
Chiudiamo il filotto degli annunci con una serie di menzioni speciali, fra cui spicca Elite: Dangerous Odissey, che promette di consegnare nelle mani degli appassionati ciò che i supporter di Star Citizen stanno ormai aspettando da svariati anni; solitamente glisseremmo sull'esperienza survival offerta da Ark, ma come potremmo ignorare l'ingombrante presenza di Vin Diesel nel trailer di annuncio? Accanto al grottesco reveal del sequel, Wildcard ha messo sul piatto una serie animata che annovera nei crediti interpreti del calibro di David Tennant, Karl Urban ed Elliot Page.
Per quanto riguarda gli Awards veri e propri, esaurito lo strapotere dimostrato da The Last of Us Parte 2, ad avere la meglio sono stati Hades e Among Us, entrambi premiati con una coppia di statuette; nel caso del roguelike si tratta di miglior action e miglior videogioco indie, mentre il titolo preferito dagli streamer just-chatting si è imposto come miglior gioco mobile e miglior multiplayer. Anche gli altri candidati al GOTY hanno ottenuto piccole rivincite: Final Fantasy VII Remake (pur non essendo un RPG) è stato eletto miglior RPG della manifestazione, Ghost of Tsushima potrà fregiarsi d'essere l'opera forte della migliore direzione artistica, infine Animal Crossing: New Horizons ha sbaragliato la concorrenza nella categoria del miglior gioco per famiglie.
Mortal Kombat 11, quasi privo di rivali, ha incassato facilmente un "angioletto" come miglior fighting-game, mentre la discussa categoria sports/racing ha visto il trionfo di Tony Hawk's Pro Skater 1+2. No Man's Sky, grazie alla consacrazione definitiva arrivata con la sua lenta rinascita, si è imposto come best ongoing-game, Microsoft Flight Simulator è invece passato come uno schiacciasassi in mezzo agli altri simulativi/strategici, e Half-Life: Alyx ha messo in cassaforte con altrettanta facilità il premio per la migliore opera in realtà virtuale. Phasmophobia si è aggiudicato il titolo di miglior progetto di debutto, Fall Guys quello per il miglior supporto alla comunità, e League of Legends si è confermato il miglior esport sul mercato forte dei suoi incredibili Worlds 2020.
Sul fronte dei games for impact, ovvero quei prodotti che trovano la propria ragion d'essere in una battaglia sociale o portano comprovati effetti benefici, la giuria ha scelto Tell Me Why di Dontnod; si tratta di una statuetta destinata a far discutere, perché l'avventura tradizionale dello studio francese è stata spesso criticata per la superficialità con cui ha esplorato la sua tematica portante. Non poteva esserci conclusione più ironica per la kermesse del vedere la palma per il titolo più atteso dell'anno assegnata a Elden Ring di From Software, proprio quel videogioco che centinaia di migliaia di appassionati speravano di trovarsi di fronte assistendo allo spettacolo di Keighley.
Scorrendo rapidamente quest'analisi si potrebbe pensare a un'edizione 2020 dei The Game Awards capace di portare uno show all'altezza dell'elevatissimo standard imposto nel corso delle ultime istanze, ma la realtà è ben diversa. Stiamo parlando del lato comunicativo della manifestazione, non delle premiazioni in sé, bensì dell'intero show, che da qualche anno a questa parte costituisce una ricca impalcatura pronta a eclissare la portata principale. Abbiamo visto poche produzioni di peso, ancor meno che fossero ispirate, e ancora una volta l'impulso creativo più impattante è arrivato dalla retroguardia del mercato. Insomma, se da una parte The Last of Us Parte 2 mette un meraviglioso punto fermo in fondo a una generazione durata sette anni, dall'altra risulta ancora molto difficile speculare riguardo il suo possibile erede nel 2021.
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