The Kelly Gang - recensione
Se ti trattano da bestia feroce, diventi una bestia feroce.
Per molti australiani, Ned Kelly e la sua banda sono delle specie di eroi nazionali, banditi che, costretti dalla durezza del Sistema, si sono ribellati a vite di feroce miseria, di soprusi senza speranza.
Sono in buona compagnia, insieme a tanti eroi negativi che letteratura e cinema ci hanno fatto conoscere, a partire da Robin Hood. Gente che rubava ai ricchi e non è detto che tutti dessero ai poveri, ma almeno toglievano soldi e vite agli odiati nemici, i nobili senza pietà, i ricchi borghesi, le banche detestate. Ma a parte Robin, personaggio da leggenda, nessuno di quelli storici ne è uscito vivo, da Jesse James a Billy the Kid, Butch Cassidy e Bonny e Clyde (e il nostro Salvatore Giuliano). E nemmeno Ned e i suoi amici ce l'hanno fatto. E sono tutti morti giovani.
Arriva direttamente per l'homevideo un film sulla sua storia che, oltre che per il soggetto, interessa a priori per la figura del regista, che è Justin Kurzel, autore di un'assai interessante versione del Macbeth con Michael Fassbender e Marion Cotillard, oltre che di Snowtown e Assassin's Creed.
Nell'Australia del 1867 dove più che mai valeva la legge del più forte, dove la pura sopravvivenza era una lotta disumana, il crimine non era solo risposta dettata da fame e miseria, ma era anche simbolo della ribellione degli immigrati irlandesi contro i soprusi dei dittatoriali inglesi, che li consideravano feccia in quanto ex galeotti, condannati ad esserlo da padre a figlio grazie a una discriminazione feroce e una spietata repressione.
Rapine in banca e furto di bestiame erano la riposta a un ambiente durissimo, vessati dalla polizia, con la legge che infliggeva pene spropositate, applicate con bestialità ferina, con sanguinosa brutalità. A questo carico già pesantissimo, nella storia di Ned si aggiunge la perversità di un agente di Polizia inglese, un vizioso e ambiguo individuo (Nicholas Hoult), che con il suo ingresso nella cerchia del ragazzo, imprimerà la svolta criminale fino a quel momento rimandata.
E sarà Ned ovviamente a pagare il prezzo più alto, nell'impari lotta con l'ordine costituito, nell'accettazione di un destino ineluttabile, dove non gli sarà perdonata quella pietà che nessuno gli aveva insegnato e che si ritorcerà contro di lui, in un contesto dove l'abbrutimento riguarda i fuorilegge ma anche i tutori di quella stessa legge.
Se chi deve educare fa male il suo lavoro che sia famiglia o governo, si genera una specie di normalità del Male, dove la dissoluzione di ogni regola morale, di ogni scrupolo umano, vanno di pari passo con la totale degradazione del contesto sociale, perfino dello scenario naturale (il film è ambientato in uno scenario post-apocalittico degno di un Mad Max di fango e gelo).
La storia del famoso bandito, della sua famiglia e della sua piccola banda è già stata narrata in forma di ballata popolare nel 1973 da Tony Richardson, in tempi di nuovo cinema inglese, e a interpretare Ned era stato chiamato Mick Jagger, e di questo film Kurzel riprende le foreste quasi pietrificate e la scena finale dell'impiccagione. Che non sono invece presenti nel film del 2003, dove a interpretare Ned era stato Heath Ledger. Ma la prima versione risale al 1906, per mano di Charles Tait, a dimostrare la forza di questo personaggio nell'immaginario popolare.
La sceneggiatura di Shaun Grant è tratta dal romanzo di Peter Carey La ballata di Ned Kelly, scritto nel 2000, la fotografia buia e desaturata è di Adam Arkapaw, come negli altri film del regista, e dobbiamo nuovamente segnalare le musiche di Jed Kurzel, fratello del regista, che già ci avevano colpito in Macbeth, rumori che si fanno musica, con dissonanze che aumentano il disagio.
Il protagonista è George MacKey, che ricordiamo in 1917 e già in precedenza in onorevoli partecipazioni a film di buon livello, perfetto per il ruolo con la sua ossuta magrezza e lo sguardo allucinato. La madre feroce, perché in nessun altro modo poteva sopravvivere, è Essie Davis, Nicholas Hoult è un inquietante poliziotto deviato. Compaiono brevemente anche Russell Crowe e Charlie Hunnam. Justin Kurzel realizza un film di grande cupezza, visivamente fortissimo, che mostra l'impossibilità della salvezza per i suoi personaggi, schiacciati da un ambiente totalmente ostile, senza speranza di riscatto.
Se da un terreno avvelenato non può crescere una pianta sana, nemmeno un essere umano può crescere se non distorto, quando si nutre di veleni come miseria, soprusi, violenze. Mentre chi dovrebbe governarlo, aiutarlo a far parte della società, continua a sospingerlo indietro, condannando i figli a pagare le colpe dei padri generazione dopo generazione senza lasciare alcuna speranza. Continua ad essere così, per tante popolazioni, in tante nazioni. Farà parte della natura "umana"?