The King's Man Le Origini Recensione: un prequel sorprendente
Un film ben diverso dai due precedenti.
Guardando i primi due film della serie King's Man ci eravamo chiesti da dove avesse avuto origine l'agenzia segretissima dedita alla conservazione della democrazia e alla pace nel mondo, impegnata a salvarlo da ogni genere di malvagi, sempre con impeccabile aplomb tipicamente inglese.
Lo scopriamo in questo prequel, in cui le cose si fanno ancora più serie perché l'umanità deve essere salvata dal baratro in cui precipiterebbe se fosse il Kaiser Guglielmo II di Germania a vincere la Prima Guerra Mondiale.
Siamo infatti nei primi anni del secolo scorso, l'agenzia non esiste ancora e facciamo la conoscenza di Orlando Oxford (personaggio che sembra scritto addosso al suo interprete, Ralph Fiennes), un nobile dalle privilegiate origini, dalle quali ha però sempre cercato di portare aiuto e conforto ai meno fortunati.
Segnato da un lutto terribile, vota la sua vita al mantenimento della pace, ai valori di giustizia e lealtà. Dovrà però vedersela con l'Europa dei suoi tempi, ribollente di odi e divisioni (non che oggi vada tanto meglio, per fortuna siamo meno cruenti).
Costretto a scendere in campo, con un coinvolgimento ben più drammatico del previsto, dovrà combattere contro nemici potentissimi (molti realmente esistiti, come Rasputin, così come altri protagonisti, Re Giorgio, il Kaiser e lo Zar Nicola), per salvare le sorti di una guerra il cui esito dipendeva dalle diverse alleanze. E affrontare certe atrocità, misurarsi con tanta malvagità, non potrà che fortificare la sua scelta.
Personaggi e interpreti sono qui completamente diversi, con una narrazione che si conclude con la fondazione dell'Agenzia, nella sua storica sede dietro l'innocua facciata di un'esclusiva sartoria in Savile Road, una delle strade più chic di Londra.
Il cast è impeccabile e, oltre al perfetto Fiennes, troviamo Harris Dickinson (Maleficent), il di lui figlio, nobile frutto che non può cadere lontano dal suo albero; Djimon Hounsou è il classico aiutante disposto a dare la vita per la causa; Gemma Arterton, dalla bellezza immutabile, è la dolce ma assai poliedrica governante del casato.
Rhys Ifans si diverte nel fare un esagerato Rasputin (memorabile la sequenza che lo vede al centro di un combattimento), mentre Tom Hollander grazie a parrucche e baffi si triplica in Re Giorgio d'Inghilterra, lo Zar Nicola e il Kaiser Guglielmo, che in effetti erano fra loro cugini. Ma ci sono anche Matthew Goode, Daniel Brühl, Charles Dance.
Accingendoci alla visione del primo film del 2014, non avremmo scommesso molto su Kingsman, storia tratta dal fumetto The Secret Service, scritto da Mark Millar insieme all'illustratore Dave Gibbons. Eppure il film si era rivelato una piacevolissima sorpresa, un'insolita pulp-comedy che raccontava di un'Intelligence segretissima che si occupava di intrighi internazionali a livello 007 vs Spectre e che aveva precettato Gary "Eggsy" Unwin, il figlio di un eroico caduto sul lavoro, adolescente problematico in un quartiere difficile di Londra.
Nella prima avventura lo aveva visto contrastare un magnate pazzo, mentre nel secondo episodio, che pure non ci aspettavamo (sarà che siamo pessimisti dentro), molto divertente pure lui, c'era da contrastare una Signora della droga. Avevamo così fatto conoscenza con la loro speculare agenzia americana, la Statesman, che ci celava all'interno di una storica distilleria del Kentucky. Questo era stato pretesto per inserire due personaggi nuovi, Channing Tatum e Jeff Bridges, capo sezione alquanto alcolico ma sempre ricco di carisma.
Il protagonista dei due film era Taron Edgerton, decollato poi con la sua interpretazione di Elton John in Rocketman, ma al suo fianco c'erano pezzi da 90 come Colin Firth, Mark Strong, Michael Caine e Jack Davenport. Quindi con ottimismo siamo andati a vedere il terzo capitolo ma non potevamo immaginare che ne saremmo usciti ancora più entusiasti. Perché Matthew Vaughn (Kick Ass e X-Men L'inizio), che dirige e scrive anche questo terzo capitolo (affiancato da Karl Gajdusek), porta il film in una direzione che si discosta dai due precedenti, che erano molto più surreali, pulp e "fumettosi", facendone qualcosa di diverso e migliore.
Vaughn procede nel suo esperimento, indirizzando il suo film a un pubblico trasversale, confidando in un'audience in grado di apprezzare la varietà di generi brillantemente mixati, con sequenze di combattimento, lotte, sparatorie, battute spassose, situazioni iperboliche e ironiche, ma anche più sentimento e pure un discorso morale che nei primi film, più frivoli, era superficiale.
Se i due precedenti episodi potevano ricordare un Casino Royale con David Niven e Woody Allen virato al pulp, proseguendo con un'infinità di citazioni-parodie di tanti gloriosi prodotti cinematografici di genere, su tutti 007, qui il tono è ben diverso.
Vaughn mette in scena una ripassata popolar/pop dei primi del secolo scorso, a partire dalle Guerre Boere in Sud Africa, per arrivare all'attentato al Granduca Francesco Ferdinando che provocherà lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, con una descrizione delle battaglie sanguinose, con il fango intriso di sangue delle trincee, e i giochi sporchi delle alleanze dei potenti della Terra (compreso il Presidente degli USA). Paradossalmente questo film potrebbe benissimo essere visto come un agile e spiritoso bigino per i più giovani (ma mica solo loro), a rendere la materia sicuramente più comprensibile alle scolaresche di oggi.
King's Man - Le origini è un film d'azione che non si può più definire "commedia", con molte situazioni surreali e spassose, ma con punte di drammaticità inattese e alcune scene d'azione davvero notevoli quanto ad esecuzione, arricchito da divertenti trovate, come quella per cui l'inarrestabile rete di spionaggio degli alleati passa attraverso i membri della servitù, invisibili presenze in ogni magione dove i potenti decidono in segreto (loro credono) le sorti del mondo.
E per niente superficiale è mostrare come un idealista debba affrontare le conseguenze dei suoi principi, anche crudelmente, e come anche un pacifista possa essere costretto ad abdicare da alcuni di questi principi. Tanto il Male si ripresenta immediatamente sotto diverse spoglie.
Per vedere come andrà a finire a questa nuova tornata, basterà aspettare il prossimo film, che immaginiamo si riallaccerà al primo della serie. Vedremo come se la caverà Matthew Vaughn dovendo schivare il rischio di un Tarantino bis. Però questa volta però aspettiamo ancora più ottimisti.