The Last Guy
Arriva il pifferaio magico.
Esiste una definizione appropriata per il genere a cui The Last Guy appartiene? Non saprei. "Escort game" forse veicola un messaggio vagamente fuorviante, eppure tutto ciò che dobbiamo fare nel gioco è scortare cittadini impauriti (e inseguiti da colossali mostri...) attraverso accurate ricostruzioni via satellite delle principali città del globo... quindi in fondo in fondo potrebbe anche andare bene.
Le immagini satellitari- di Londra, San Francisco e svariate altre metropoli- sono la base a partire dalla quale sono costruiti elaborati labirinti in perfetto stile Pac-Man, resi ben visibili grazie alla pressione del tasto X grazie a cui sono evidenziati i percorsi "attraversabili" e i rifugi ammassati di civili inermi. Ogni livello prevede un dato ammontare di tempo nel quale il nostro alter ego -l'ultimo uomo del titolo per l'appunto- deve lanciarsi in una folle corsa attraverso palazzi, giardini e costruzioni di ogni tipo cercando di unire a sé i rifugiati (che andranno a formare più o meno ordinatamente una fila indiana) per poi condurli in apposite zone di fuga.
Il motivo per cui chiunque si trovi nascosto è presto detto: in accordo con la tradizione dei peggiori B-movie, il mondo è stato invaso da mostri-zombie provenienti dallo spazio. Mostri-zombie capaci non soltanto di uccidere col semplice contatto il protagonista, costringendo così il nostro Last Guy a ripartire dall'inizio del livello, ma anche perfettamente in grado di spaventare i civili "in fila" facendoli scappare negli edifici vicini. E dal momento che i cittadini seguono pedissequamente il nostro microbico avatar senza cambiare direzione neppure al cospetto di un ciclopico alieno affamato, tutta l'abilità del giocatore andrà spesa nella scelta del miglior percorso da seguire, misurando i movimenti affinché non soltanto il Last guy ma anche tutta la linea di persone dietro a lui sopravviva.
E visto che i limiti di tempo sono piuttosto spietati e che i cittadini da salvare letteralmente centinaia, si tratta di scelte assolutamente fondamentali. Fortunatamente è però possibile -sacrificando la barra della Stamina- muovere la fila con un po' più di celerità o riunire temporaneamente i rifugiati in gruppo attorno al Last Guy. In prossimità delle zone di salvataggio inoltre avremo l'opportunità di sprintare direttamente verso la salvezza senza effettuare troppi slalom tra i nemici, dal momento che una volta giunto a destinazione il capofila tutti gli altri sopravvissuti saranno virtualmente al sicuro
Uno dei problemi potenziali del gioco riguarda il fatto che le mappe satellitari sono, ehm, mappe satellitari, e mentre alcuni limiti sono francamente evidenti -enormi muri di cemento, ad esempio- altri elementi come parchi pieni di alberi o minuscoli vicoli lasciano il giocatore con un costante senso di dubbio circa le possibilità di interazione con gli stessi e la loro effettiva percorribilità. Ecco che però arriva in nostro soccorso la mappa termica attivabile con il tasto X, capace di volta in volta di chiarire la spinosa questione tramite la presentazione di aree illuminate attraversabili e zone d'ombra off limits; sarà tuttavia giocoforza necessario servirsi della mappa solo e soltanto in occasioni specifiche, dal momento che premendo X vengono sì mostrati i passaggi liberi e gli edifici in cui sono rifugiati i civili, ma spariscono al tempo stesso gli zombie.