The Legend of Heroes: Trails From Zero, la recensione
Il jRPG originale per PSP arriva su console current-gen e PC.
The Legend of Heroes:Trails From Zero è un titolo originariamente sviluppato da Nihon Falcom e rilasciato su PSP nel 2010, ma solo in Giappone. Fa parte del grande franchise Legend of Heroes ed è il prequel di Trails to Azure. Si tratta di un franchise longevo che ha visto il rilascio di diversi episodi della linea principale insieme ad alcuni spin-off che esplorano altre linee narrative.
Il titolo non aveva mai ricevuto finora un porting ufficiale per il mercato occidentale. Una versione enhanced è uscita nel 2012 su PS Vita ma sempre per il mercato occidentale, mentre i fan hanno realizzato nel 2020 una traduzione amatoriale con vari enhancement anche alle texture e alla grafica. Il produttore NIS America ha quindi deciso di premiare l’amore dei fan con un porting rimasterizzato per PS4, Switch e PC.
Non trattandosi di un titolo totalmente inedito, molti appassionati hanno voluto giocarlo a tutti i costi reperendo la versione giapponese o approfittando della traduzione fan-made, ma c’è sicuramente qualcuno che non ne ha mai sentito parlare e quindi occorre fare un’introduzione su trama e ambientazione.
Gli eventi narrati sono ambientati temporalmente tre mesi dopo la fine di The Legend of Heroes: Trails in the 3rd, nella città-stato di Crossbell, luogo di origine del protagonista Lloyd Bannings, che vi fa ritorno dopo tanti anni trovandola decisamente cambiata. Il giovane Lloyd ritorna a casa in qualità di apprendista detective, già qualificato per entrare nell’unità Special Support Section (SSS). Il capo della polizia quindi lo assegna a un team che comprende anche la politicamente impegnata Elie Mcdowell, l’ex-soldato Randy Orlando, e l’esperta di elettronica Tio Plato.
Il boss Sergei Lou assegna al quartetto vari compiti mirati alla risoluzione di numerosi crimini, per venire incontro alle richieste dei cittadini allo scopo di diminuire il malcontento generale e aumentare quindi la popolarità della polizia in città. Una volta liberi di andare in missione, i ragazzi della SSS esploreranno liberamente la città venendo a conoscenza dei problemi e delle meccaniche criminali che affliggono il territorio: politici corrotti, faide tra gang, e persino gruppi di criminalità organizzate di stampo mafioso.
L’aspetto generale del gioco è naturalmente quello di un gioco dell’era PlayStation Portable, quindi ambientazioni 2,5D isometriche e inquadratura fissa, con personaggi formati da sprite che si muovono in ambientazioni poligonali. Così come la veste grafica, anche il gameplay è alla stregua dei jRPG dell’epoca, quindi in linea con opere del calibro di Star Ocean o Suikoden. Il nostro personaggio si muove sulla mappa dove sono visibili i nemici, che possono essere attaccati o evitati, ma possiamo anche venire colti di sorpresa in delle imboscate. A seconda di come inizia l’incontro coi nemici, si entra nella sequenza di battaglia con un vantaggio o uno svantaggio, che può riguardare anticipo sulle prime mosse o attacchi con colpi critici.
Ogni membro del party può muoversi sul campo di una certa quantità di caselle, attaccare, usare oggetti e tutto quanto ci si aspetti da un jRPG. Oltre agli attacchi semplici, avremo a disposizione le potenti S-Crafts, che sono degli attacchi speciali in stile limit break, ed è possibile anche unire gli attacchi con quelli degli alleati per scagliare delle poderose combo.
Grande spazio è dato al crafting di oggetti e materiali. Ogni personaggio ha degli slot in cui si possono inserire i Quartz, preziosi materiali elementali che danno il potere di eseguire determinate mosse in battaglia, sia di attacco, che di difesa che ovviamente di supporto. Non manca un articolato sistema di equipaggiamento per indossare armature e oggetti e potenziare i personaggi. Un aspetto valorizzato da farming e grinding a cui possiamo dedicarci nelle pause tra una missione e l’altra ma anche durante le stesse, visto che troveremo scrigni pieni di preziosi oggetti disseminati ovunque.
Una cosa che è decisamente anacronistica e potrà non piacere a molti è l’eccessiva quantità di dialoghi. Non scherziamo dicendovi che la prima ora di gioco se n’è andata semplicemente in dialoghi obbligatori e non evitabili per poter iniziare la missione. Dialoghi, peraltro, poco interessanti il più delle volte. Fortunatamente questa versione rimasterizzata offre vari tool per ridurre questo problema, come una modalità a velocità accelerata attivabile con un semplice tasto e la possibilità di riascoltare tutti i dialoghi completi di voice-acting in un secondo momento. Per cui lo skip selvaggio può essere adottato senza paura di perdersi informazioni importanti.
Il titolo si lascia giocare e, se siete fan degli RPG giapponese vecchia scuola come Suikoden o Breath of Fire, avrete di che divertirvi, ancor di più se siete fan della serie Legend of Heroes da lungo tempo. Come al solito in questi casi il gameplay è lento e il combattimento a turni lascia poco spazio all’azione, ma c’è una grande enfasi sulla strategia di combattimento e degli equipaggiamenti di armi, armature e materiali magici. Molta importanza è posta anche su farming e grinding, e si può persino pescare.
Per quanto riguarda l’opera di rimasterizzazione, qui abbiamo una situazione davvero singolare. Come detto in apertura, questo porting è stato sicuramente spinto dall’amore dei fan che hanno messo mano al codice originale per lavorare a traduzioni e porting ufficiali e non con enhancement alla grafica. In particolare, la leggenda del modding Peter “Durante” è responsabile per la versione PC e ha curato diversi porting di altri capitoli della serie e porting di altre saghe team.
Tra gli upgrade della versione PC abbiamo: texture e sprite rimaneggiati, in molti casi rifatti da zero non avendo accesso ai tool originali; pop-in eliminato, frame-rate migliorato con supporto ad alti frame-rate e refresh fino a 144 Hz (il gioco originale girava a 30fps), aspect ratio corretto per schermi wide e ultra-wide; filtri MSAA e FXAA, supporto ad alte risoluzioni, UI e font migliorati e supporto al mouse.
Sulla carta sono ottimi upgrade e benché non trasformeranno radicalmente un gioco che in fin dei conti ha una grafica semplice che sente il peso degli anni, è sicuramente un’opera di rimasterizzazione molto curata e priva di tutti i problemi che hanno avuto invece porting simili di vecchi giochi a 16-bit e 32-bit (vedi Disgaea, Final Fantasy ecc.). La cosa ottima è che su PC abbiamo tutti questi enhancement e gran parte di essi sono presenti anche su Switch. La versione PS4 ne è invece assurdamente priva. Niente boost al frame-rate, pop-in ridotto o aspect ratio corretto. La versione Sony è praticamente la stessa versione di quella giapponese (brutalmente importata da PS Vita), con in più solo la traduzione e qualche aggiunta come il fast forward.
Questo è davvero singolare e forse è uno di quei rari casi in cui la versione Switch di un gioco è migliore di quella PS4. E voi direte: “beh, basta prendere la versione Switch o PC”. E qui subentra il problema più grosso. Prima di tutto, la serie ha radici profonde su piattaforma Sony, quindi è probabile che i fan abbiano i precedenti capitoli su PS4 e vogliano tutto su una stessa piattaforma. In più, Trails From Zero è parte di una duologia (insieme con Trails to Azure), e il capitolo successivo Trails into Riverie in arrivo nel 2023 supporterà l’importazione dei salvataggi di entrambi i giochi, incentivando ulteriormente la raccolta di tutti i titoli su un’inica piattaforma. Appare quindi illogica questa discrepanza tra le tre versioni, quando quella PS4 avrebbe dovuto essere la più curata, ospitando vari capitoli della serie.
Tirando le somme, The Legend of Heroes:Trails From Zero è uno di quei porting rimasterizzati che ci piacerebbe vedere più spesso, anzi sempre. Vengono corretti i difetti insiti nei limiti della piattaforma di origine e aggiunti miglioramenti alla qualità della vita dei giocatori, mantenendo il feeling originale dell’opera. Tutto questo è stato in parte rovinato da un porting riuscito bene solo su due piattaforme su tre, con la versione PS4 che è un pigro copia e incolla e che non gode di tutti i miglioramenti disponibili altrove.
Peccato che chi ha già la serie su PS4 e ha già preordinato il capitolo parallelo Trials to Azure difficilmente cambierà piattaforma per questi motivi. E peccato manchi anche la localizzazione italiana. In sostanza, il publisher NIS America qui si è perso in un bicchier d’acqua. Consigliamo pertanto di optare per le versioni PC o Switch ed evitare quella PS4 se possibile, e di continuare su quelle piattaforme con la serie se avete intenzione di importare i salvataggi in futuro. Il voto si riferisce pertanto esclusivamente alla versione Switch da noi testata.