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The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III - recensione

Un bel JRPG approda sull'ibrida Nintendo.

Correva l'anno 2017 quando The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III fu pubblicato per la prima volta su PlayStation 4, sul solo territorio nipponico; a distanza di due anni, il titolo sbarcò finalmente sulle console del resto del mondo, proseguendo la sua combo di buona accoglienza e successo, soprattutto considerando il suo pubblico target e un team di sviluppo talentuoso, ma piccolo e con poco budget a disposizione.

Trails of Cold Steel III è il terzo episodio della serie videoludica Trails, a sua volta facente parte del franchise The Legend of Heroes che, come molte saghe facenti parte dello stesso genere videoludico, risulta molto apprezzata all'interno del mercato giapponese, ma difficilmente trova grande riscontro al di fuori di quella nazione e risulta quasi sconosciuta ai giocatori italiani.

Il motivo è presto detto: Trails of Cold Steel III - come anche i predecessori - manca di una localizzazione italiana e, vista la mole di dialoghi e testi a schermo e la sua notevole longevità (parliamo di almeno 50 ore di campagna principale) è davvero improbabile che un videogiocatore medio possa approcciarvisi senza rimanere sopraffatto.

Al momento del lancio, Trails of Cold Steel III è stato il primo The Legend of Heroes a mancare anche di una versione PS Vita, console portatile considerata un fallimento su territorio occidentale, ma estremamente diffusa nel mercato giapponese. Il porting su Nintendo Switch, quindi, non solo apre nuove chance di vendita per Nihon Falcom, ma concede la tanto desiderata portabilità al software e prepara il terreno per una distribuzione ancor più ampia dell'ormai prossimo Trails of Cold Steel IV.

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Sull'ibrida della grande N, il titolo non presenta novità di gameplay. La risoluzione si attesta sui 720p a 30fps, ma sarebbe ipocrita negare i colpi di tosse del gioco durante l'esplorazione delle mappe più ampie o durante alcuni attacchi speciali particolarmente spettacolari. Trattandosi di un gioco di ruolo a turni, per fortuna, i cali di framerate non pregiudicano l'esperienza puramente ludica; tuttavia anche l'occhio vuole la sua parte e, nel caso di una partita in modalità docked, l'assenza di anti-aliasing rende particolarmente difficile godere delle ambientazioni di gioco e in generale di ogni asset a schermo distante dal giocatore, testi compresi.

Narrativamente, Trails of Cold Steel III ha luogo un anno e mezzo dopo gli avvenimenti del titolo precedente, con un Rean Schwarzer appena nominato istruttore di tre promettenti studenti, facenti parte della Classe VII del Branch Campus di Thors.

Il gioco offre un ampio e denso riassunto di quanto accaduto nei primi due Trails of Cold Steel, con tanto di schede riassuntive di ciascun personaggio principale; tuttavia, è innegabile che per un neofita della saga, approcciarsi a Trails of Cold Steel III potrebbe risultare soverchiante, proprio per la quantità di rimandi costanti a eventi e comprimari di altri giochi del franchise. Altro elemento da non sottovalutare è il ritmo della narrazione: per loro natura, i JRPG tendono sempre a stiracchiare molto gli eventi legati alla trama, accompagnandoli con siparietti comici e/o fanservice, slice of life dei vari personaggi e molte, moltissime missioni secondarie.

Durante le prime fasi di gioco, le informazioni a schermo potrebbero effettivamente risultare soverchianti per i meno avvezzi al genere.

Trails of Cold Steel III non è da meno, non lesinando nel numero di quest opzionali e frequente chiacchiericcio fra i membri del nutritissimo cast. Inutile dire che tutto questo piacerà molto ai fan della serie e agli appassionati del genere, ma risulterà indigesto a tutti quei giocatori poco avvezzi alla verbosità dei giochi di ruolo giapponesi vecchia scuola.

In linea di massima, comunque, pare evidente che questo Trails of Cold Steel III puntasse fin da principio ad essere un "titolo mediano", necessario per introdurre una nuova generazione di eroi protagonisti e preparare il crescendo per il gran finale della serie, in uscita alla fine di ottobre 2020.

Abbiamo già accennato a come Trails of Cold Steel III non presenti nuove meccaniche di gioco in questa sua declinazione per Nintendo Switch. Il core gameplay è rimasto identico: una trama principale, coinvolgente per quanto a tratti inutilmente prolissa, attività secondarie per aiutare gli NPC e conoscere meglio gli altri membri del team, la pesca, il minigioco di carte Vantage Master, in grado di causare assuefazione e crampi al cervello durante le sfide più avanzate; infine, ovviamente, i combattimenti sul campo di battaglia contro i nemici più disparati.

Il combat system di Trails of Cold Steel III mantiene la struttura a turni della serie, con piacevoli introduzioni capaci di aumentarne ulteriormente la profondità; non bisogna però dimenticare che il gioco dispone di un'ampia selezione di livello di difficoltà, per rendere appetibile l'esperienza tanto ai giocatori in cerca di una vera sfida, quanto a quelli interessati principalmente alla trama.

Il character design di Trails of Cold Steel III è vario e ispirato, per quanto non rivoluzionario.

Sul campo di battaglia saranno presenti fino a quattro personaggi contemporaneamente, che alterneranno le proprie azioni con quelle dello schieramento avversario; in base all'azione scelta, il turno successivo potrebbe essere anticipato o slittare in fondo alla lista. Posizionare i vari membri del gruppo è fondamentale, visto che ogni azione, sia essa offensiva o difensiva, ha un'area di effetto specifica; ad esempio, le Arts (la magia del gioco) richiedono un certo numero di turni prima di poter essere lanciate, e per questa ragione è chiaramente sconsigliabile piazzare il caster in prossimità dei nemici, dato che questo lo metterebbe in pericolo e potrebbe interrompere l'azione in corso.

Fa il suo ingresso anche il Brave Order, ovvero un sistema di potenziamento del party che attiva su di esso diversi effetti positivi (difensivi o offensivi) per un determinato numero di turni; per eseguire il comando, il giocatore dovrà consumare i Brave Point accumulati eseguendo i Craft (tecniche di combattimento uniche per ogni guerriero) o attacchi standard con esito critico.

Non vanno dimenticati nemmeno gli attacchi Link, che come suggerisce il nome sono eseguiti in coppia con un alleato selezionato in precedenza, o il Break System, meccanica simile alla Crisi di Final Fantasy VII Remake, in grado di stordire per un turno l'avversario e renderlo suscettibile di un gran numero di danni... Insomma, le opzioni a disposizione del giocatore non sono poche e risultano tutte utili in base alla situazione, specialmente durante i combattimenti avanzati.

Vantage Master è un minigioco di carte ispirato all'omonimo gioco di Nihon Falcom del 1997.

The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III è un ottimo esponente del genere JRPG, sia per lo spessore narrativo e lorewise del suo mondo, che per il sistema di combattimento classico, ma flessibile quanto basta per essere apprezzato ancora oggi.

Al netto di qualche mancanza sul versante tecnico, questo porting per Nintendo Switch è un'ottima occasione per recuperare un titolo longevo e coinvolgente, sicuramente non adatto a tutti i palati, ma perfetta transizione tra ciò che è stata e ciò che sarà la saga.

8 / 10