The Messenger - recensione
Un giovane ninja e una missione da compiere per salvare il suo villaggio. Esiste un'avventura migliore?
Dal periodo d'oro degli action platformer in due dimensioni sono passati decenni, eppure il genere continua ad accogliere tra le proprie fila nuove produzioni, spesso indipendenti, dalla forte componente innovativa. Del resto nessuno ha mai sostenuto che un videogioco in 2D a scorrimento non possa essere tenacemente moderno, e il team indipendente canadese Sabotage Studio ha voluto fornirne la prova definitiva, sviluppando un titolo che sembra davvero odiare qualsiasi tipo di etichetta.
The Messenger, pubblicato da Devolver Digital su PC e Nintendo Switch, è innanzitutto un classico action platformer a scorrimento, e allo stesso tempo un più complesso Metroidvania con un mondo di gioco liberamente esplorabile. Presenta una deliziosa grafica retro a 8-bit ma anche una a 16-bit. E se non dovesse bastare, include un buon numero di NPC con tantissime linee di dialogo, tutte piuttosto esilaranti.
La peculiare miscela di questi elementi potrebbe far nascere qualche dubbio sulla buona riuscita dell'esperimento firmato da Sabotage, che in questa recensione andremo a sviscerare per capirne la vera natura. Ci troviamo di fronte a una mostruosa creatura, o a un titolo indie del tutto valido?
Nonostante le sue particolarità, The Messenger comincia dalla più banale delle avventure. Gli ultimi sopravvissuti della razza umana hanno costruito un villaggio di ninja all'estremità occidentale di un regno non ben definito, addestrandosi quotidianamente per prepararsi al ritorno di un'armata di demoni che vuole distruggere l'intera specie. L'unica speranza è riposta nell'antica profezia del villaggio, che racconta di un misterioso eroe occidentale che arriverà nel continente per sconfiggere i demoni. Come il più classico dei cliché, la profezia si avvera nei primi istanti del gioco e il nostro ninja è chiamato a un pellegrinaggio per consegnare un'antica pergamena sulla montagna più alta del regno, nella speranza di salvare tutti i suoi cari.
Inizia così la storia del protagonista , che si mette in cammino verso est scorrendo attraverso i primi stage di The Messenger, fondamentali per apprendere i rudimenti del gameplay. Il primo approccio lascia un sapore di accesa familiarità, poiché ci troviamo di fronte al più classico degli action platformer in 2D a 8-bit. Il ninja salta, schiva e attacca rispondendo tempestivamente ai comandi, con il gioco che in queste fasi iniziali potrebbe essere giocato anche con un controller retro a due tasti o con la pulsantiera di un cabinato.
Quando pensiamo di aver finalmente compreso l'anima squisitamente retro del gioco, ecco che il ninja incontra i misteriosi saggi, NPC in grado di fornire potenziamenti e nuovi oggetti che allargano il novero dei controlli e, conseguentemente, le potenzialità del gameplay, che diventa estremamente moderno e ricco di sfaccettature. Non solo avremo accesso ai poteri di un vasto albero delle abilità, ma anche a nuovi accessori in grado di rivoluzionare le meccaniche degli stage.
Volendo fare un esempio, uno dei primi oggetti che riceviamo è un guanto dotato di artigli, che permette di interagire con i muri delle ambientazioni per scalare la maggior parte delle superfici. La sola aggiunta di questo strumento rivoluziona gli stage successivi, che propongono a questo punto un numero maggiore di precipizi e baratri. All'aumentare dei poteri del ninja, anche la difficoltà cresce esponenzialmente e dopo qualche ora abbiamo avuto la possibilità di cogliere la vera visione di Sabotage, che si è sempre detto fortemente ispirato da quei capolavori della serie Ninja Gaiden.
Nelle parole degli sviluppatori , The Messenger vuole prima di tutto mettere alla prova i giocatori, e lo abbiamo potuto provare sulla nostra pelle man mano che esploravamo il regno. Col passare dei livelli, le tipologie di nemici rimangono le stesse ma i demoni sono più numerosi e posizionati intelligentemente in punti strategici dello stage. Infine, i boss alla fine di ciascuna area sono la punta di diamante dell'intera produzione, tutti diversi l'uno dagli altri e molto complicati da battere. Attraverso una buona dose di trial and error, è fondamentale capire i pattern della boss fight per sfruttarli adeguatamente e conquistare la vittoria finale.
Con tutti questi pericoli da affrontare, il ninja ha un numero limitato di vite e quando queste si esauriscono (una alla volta, o tutte insieme cadendo in un precipizio) dovremo necessariamente ricominciare dal checkpoint precedente, ma con un diavoletto davvero poco simpatico a farci compagnia. Come indennizzo per averci resuscitato, il diavolo ruberà per un breve periodo le nostre gemme, la valuta del gioco, e si divertirà schernendoci con battute che ci hanno strappato più di un sorriso nel corso dell'avventura.
Dopo circa 6 o 7 ore di gioco, con un gameplay sostanzialmente evoluto da quello dei primi livelli, abbiamo affrontato quella che ci è sembrata l'ultima boss fight rimanendo alquanto soddisfatti dell'esperienza confezionata dal team di sviluppo. Con nostra grande sorpresa, la fine di The Messenger corrisponde al contrario al suo inizio, con il mondo di gioco che si apre e diventa esplorabile in assoluta libertà e in una nuova, bellissima veste a 16-bit. Attraverso un ingegnoso stratagemma di cui non vi anticiperemo alcun dettaglio, The Messenger ci mette nelle mani una nuova missione, nella quale esploriamo nuovamente le aree precedenti che ora sono del tutto cambiate non solo nel look, ma anche nella struttura dei singoli stage.
Sebbene fossimo più che soddisfatti della prima metà di The Messenger, è in questa seconda parte che il gioco ha rivelato la sua vera forza. Il protagonista a questo punto ha già sbloccato tutti gli strumenti e si muove come una freccia attraverso gli stage, che al suo passaggio mutano fluidamente da una grafica all'altra. A sottolineare il dinamismo dell'azione su schermo, troviamo una colonna sonora da pelle d'oca, un meraviglioso tributo agli action platformer degli anni '80 che non a caso è acquistabile singolarmente su Steam.
Dopo più di quindici ore di gioco, è chiaro come la produzione di Sabotage Studio rappresenti un'eccellenza nel panorama indie. È vero, alcuni aspetti del gioco faticano a convincere, come l'inconsistente sistema di progressione del personaggio (l'albero delle abilità) che produce effetti impalpabili sul gameplay, o la costante ripetizione dei nemici, sempre uguali nel corso dell'avventura anche quando gli stage sono a 16-bit.
Infine, i giocatori alla ricerca di un'esperienza più hardcore che si avvicini a quella proposta dalla serie Ninja Gaiden rimarranno inevitabilmente delusi, a causa del numero elevato di checkpoint che permettono di superare gli stage più complessi con un semplice processo di trial and error.
Al netto di questi difetti, The Messenger rimane comunque una piccola perla che farà parlare di sé a lungo, in grado nel 2018 di ridefinire i canoni del genere degli action platformer. Una colonna sonora da urlo, un gameplay dinamico e coinvolgente e un look retro da capogiro, rendono il titolo di Sabotage un vero must per gli appassionati ma pure un'allettante tentazione per tutti quei giocatori non avvezzi a questa categoria di videogiochi. Non c'è che dire, l'incontro tra passato e futuro non è mai stato così attraente.