The Path
La favola che diventa incubo, l'arte e i videogiochi.
Particolare è il legame a doppio filo che si crea con gli avatar delle sei sorelle: ognuna di esse, essendo dotata di un certo grado di vita propria, cresce e vive con chi concretamente le controlla, soprattutto qualora il giocatore decida di sospendere il proprio senso di incredulità e di lasciarsi affascinare, ammorbare, trasformare ad ogni passo nella foresta, coinvolto dal dubbio morale del giungere il prima possibile alla propria destinazione: la sorte delle protagoniste sarà così allo stesso tempo motore emotivo delle azioni e espressione delle scelte compiute.
I lineamenti cupi, la pelle pallida, l'essere allo stesso tempo così fragili ma così ancorate al reale, rende ogni istante potenziale di pentimento: non saranno i diversi oggetti da raccogliere, l'approssimarsi di quel particolare personaggio (il cui arrivo verrà suggerito da tracce fugaci sul vostro monitor), o il cambiare vorticoso del tempo atmosferico i protagonisti della vostra avventura, ma ogni elemento concorrerà a comporre il quadro complessivo.
Parlare di tempo è infine quanto di più labile è possibile fare: i tre capitoli che compongono la storia principale infatti non sono delimitati da vincoli di qualsivoglia natura e sarà possibile giungere al finale in breve tempo oppure lasciarsi ammaliare dagli angoli nascosti del bosco e perdersi per delle ore alla ricerca di un qualcosa che non si ha nemmeno prova che esista.
Tecnicamente parlando e quindi ancorandoci per un momento al fredda razionalità, sono evidenti i limiti di una programmazione senza particolari risorse dedicate: i modelli poligonali, pur particolarmente espressivi non sono all'avanguardia rispetto alle produzioni per PC uscite in tempi recenti e lo stesso motore grafico non risulta particolarmente ottimizzato, richiedendo su macchine che teoricamente dovrebbero permettere un'esperienza di gioco fluida, diversi aggiustamenti e compromessi.
Ma come probabilmente avrete modo di comprendere nel proseguo dell'esperienza ludica non sono certamente queste le leve che determinano se questo titolo debba essere o meno bocciato e forse è nei tratti stilizzati che compongono l'ambiente, dove il più è lasciato all'immaginazione che questo titolo reclama i suoi spazi.
L'interfaccia stessa è stata studiata per essere il meno invasiva e il più accessibile possibile: niente di niente su schermo, semplicemente le frecce direzionali o il mouse per muovere la protagonista, così che anche il vivere il cammino non venga disturbato da elementi accessori al fluire della storia; ultimo aspetto inerente al lato tecnico ma che contribuisce in maniera decisiva all'immersività nell'ambiente è il sonoro: mai invadente, accompagna in maniera delicata ogni passo, lasciando però un sentore di precarietà e di pericolo che contribuisce all'atmosfera malsana di The Path.
E' quindi difficile riassumere le diverse anime che vivono all'interno di questo videogioco: difficile perché descrivere un contenitore di emozioni è quanto di più complicato e soggettivo esista. Il suggerimento è di lasciarsi avvolgere dall'atmosfera del gioco, senza aver la pretesa di coglierne fin da subito ogni significato e di non lasciarsi fermare dalla grafica non iper ultra realistica. Una prova della demo che comprende un capitolo inedito della storia potrà essere probabilmente specchio di quello che per ciascuno potrà essere questo titolo.
Giunti al termine, risulta doverosa un'ultima precisazione: anche il voto finale avrebbe dovuto essere diviso in due parti e probabilmente è difficile anche assegnare un punteggio a quella che è più uno scorcio di vita che un vero e proprio videogioco come comunemente viene considerato. Certo è che giocare a The Path semplicemente non è qualcosa per tutti: non ci sono obiettivi specifici, non c'è un sì o un no, non ci sono punteggi da raggiungere o perlomeno non sono questi gli elementi fondamentali. Qualcuno lo potrà trovare noioso e qualcun altro lo potrà interpretare come un'attenta disamina della società e del senso della vita, dove ogni passo è una scelta. La definizione migliore però probabilmente trascende ognuna di queste interpretazioni, semplicemente la si può chiamare con il nome di esperienza. Un'esperienza che, personalmente, ho trovato assolutamente coinvolgente.