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The Pathless - prova

Un'arciere e un'aquila in un concentrato di velocità e movimento.

Non c'è alcuna mappa in The Pathless, nessun indicatore o sistema di viaggio rapido che possa rendere leggermente più semplici gli spostamenti all'interno delle sue audacemente vastissime foreste e steppe. E non ne ho proprio sentito la mancanza. Nemmeno per un secondo.

A quanto pare questi elementi sono stati rimossi per immergere maggiormente il giocatore nel mondo di gioco, per spingerlo a vedere questi alberi inzuppati dalla pioggia e queste praterie sussurranti come luoghi che vanno compresi e appresi attraversandoli a piedi, piuttosto che come spazi vuoti sfruttati per distanziare i luoghi di interesse. E sicuramente ho afferrato questo aspetto. Sotto a cieli cupi e circondato dalle torri spezzate di vecchi templi, ho iniziato a calibrare la mia personalissima bussola. Ma c'è anche dell'altro: The Pathless è un autentico inno al piacere del movimento e della velocità.

Dimenticate la trama, la missione da completare, le antiche leggende e la distruzione del mondo che incombe rossa e maligna all'orizzonte. Queste lande mitologiche d'altronde sono sempre in pericolo, no? Però poche sono emozionanti da esplorare quanto queste.

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Più di qualsiasi altro gioco abbia provato negli ultimi tempi, questo titolo si concentra completamente sui grilletti. Vestite i panni di un arciere, un piccolo elemento rosso, nero e bianco in un mondo di verdi e grigi. L'ambientazione è disseminata di oggetti a forma di diamante, piccoli bersagli luminosi su cui bloccare la mira premendo il grilletto destro.

Tenetelo premuto abbastanza a lungo e la vostra freccia lo colpisce direttamente quando lo rilasciate. Una piccola esplosione di luce viene assorbita dal vostro indicatore di energia che può essere utilizzato per uno scatto, un dash, utilizzando il grilletto sinistro.

E così ancora e ancora, freccia dopo freccia, prendendo velocità e passando dal camminare al correre, allo scivolare sulle praterie. Tenete premuto il grilletto fino a quando il reticolo diventa rosso e colpirete il bersaglio. Tenetelo premuto per metà del tempo e comunque colpirete il bersaglio... skill shot! Premendolo per un lasso di tempo inferiore il risultato è un errore capace comunque di intrattenere, un inciampo che si riesce quasi a percepire attraverso il controller quando l'energia che aspettavi semplicemente non compare.

Potrei passare ore a fare tutto questo. Muovermi tra l'erba prendendo una rete di nodi luminosi, bersagli sparsi alla rinfusa per trovare un modo per trasformarli in una fluida linea di movimenti. Il senso di velocità, del vento che soffia veloce, di un corpo che si muove perfettamente al di sopra del terreno, è semplicemente glorioso. È un costante promemoria del fatto che il team dietro a The Pathless ha tratteggiato le correnti sottomarine di Abzu e probabilmente ha messo lo zampino in quella parte in cui Journey si trasforma improvvisamente in SSX, scivolando lungo le dune di sabbia e attraverso gli archi. La parte migliore.

Insieme all'arco la protagonista possiede anche un'aquila.

Penso che tutto funzioni così bene perché l'automatismo della mira automatica si mescola perfettamente con il lavoro ritmico dei grilletti, che prima mirano un obiettivo e poi permettono un dash. Un fatto interessante è che non siete effettivamente l'arciere, dato che le sue abilità con l'arco e con i movimenti stessi sono completamente interiorizzati. Si possiede un controllo generale: scegliete un punto e lo raggiungerà forse sorprendendovi, saltando oltre un barile o un ramo lungo il percorso. E parlando dei grilletti, trasmettono quasi la sensazione di una macchina termica con quel trasferimento di energia da un lato all'altro del controller, e voilà: un'esplosione di velocità! Ma The Pathless si fonda anche su un'altra idea. Insieme all'arco la protagonista possiede anche un'aquila e se l'arco ci regala la ricercata superficie del suolo, l'aquila spalanca il cielo.

Inizia tutto con un doppio salto. Saltate e poi saltate ancora, e l'aquila vi afferra in un gentile planare verso il basso, rendendo superabili voragini più ampie e aprendo nuove strade. Combinando questo aspetto con l'arco e le frecce, si può inserire nel mix anche la velocità. Poi però ci sono i "battiti di ali": collezionando abbastanza oggetti l'aquila impara a battere le ali così da permettervi di raggiungere aree più elevate. Collezionandone altri si imparano altri "battiti": questa "economia" di battiti di ali è molto vivace e ogni aggiunta cambia la vostra prospettiva.

Ma qual è la vostra missione in questo mondo? Ovviamente tutto è in pericolo e delle bestie infuocate sembrano seguirvi, una per ognuno dei vasti territori che esplorate. Nella porzione di gioco che ho provato, mi spostavo nel mondo godendomi la velocità e il fatto che la mia aquila non avesse assolutamente bisogno di particolari attenzioni, risolvendo semplici puzzle per collezionare tesori che poi ho posizionato in delle alte torri per azionare degli antichi meccanismi. I puzzle rientrano spesso nel genere delle piattaforme da premere ma magari c'è un bersaglio da colpire e una porta a impedircelo. Magari ci sono più piattaforme da premere e l'aquila può essere sfruttata per trasportare un peso e lasciarlo nel punto giusto.

The Pathless è un autentico inno al piacere del movimento e della velocità.

Ancora meglio sono i puzzle opzionali che vi ricompensano con oggetti che potenziano il battito di ali. Questi vi incoraggiano a riflettere davvero sulle ambientazioni: come accendereste una serie di torce con una sola freccia? Come allineereste queste statue che sfoggiano delle cavità così invitanti per le vostre frecce? In qualsiasi momento in cui vi doveste sentire senza una direzione potete indossare una maschera che evidenzia le parti importanti dell'ambiente con dei colori. Non una mappa o un indicatore o un viaggio rapido ma un cenno delicato che vi spinge nuovamente nel mondo di gioco.

Tutti questi elementi fanno sì che The Pathless sembri una creatura gentile e meditativa e questo è sicuramente un suo grande aspetto. Tuttavia nella mappa a cui ho giocato, a fianco di distese verdi, strapiombi, alberi e templi, c'è un'errante macchia di arrabbiatissimo rosso, un piccolo mondo di fiamme, fumo e braci.

Se mi ritrovavo al suo interno la mia aquila scompariva e dovevo muovermi di soppiatto tra l'erba in fiamme, con gli alberi improvvisamente attraversati da una luce pungente, per ritrovarla. Il tutto evitando lo sguardo della bestia gigante che alla fine dovrò sconfiggere. Ma non ancora! Ci sono altre torri da scoprire prima di affrontarle, per ora è un'improvvisa esplosione di stealth.

Quando l'aquila viene trovata e ripulita, con una manciata di movimenti di analogico che sono impossibili da realizzare senza pensare a una sorta di amorevole delicatezza, il muro di fuoco viene esiliato in un'altra parte della mappa.

Con il tempo saremo pronti per affrontare quel nemico, a inseguirlo attraverso il fumo accecante e a scoccare le nostre frecce, mentre gestiamo velocità e attacco con il calmo paesaggio circostante che improvvisamente si risveglia. Ma per ora è tempo di altre torri, altri oggetti, altre direzioni da scegliere, mirare, scoccare e correre attraverso le praterie.