The Silver Case - recensione
L'anima criptica e spaventosa di Suda 51.
Prima. Molto prima di Killer 7, No More Heroes e Killer is Dead, Goichi Suda e il suo team Grasshopper Manufacture diedero alla luce un'avventura molto particolare. Una storia investigativa a tinte horror ambientata in un futuro distopico, il cui gameplay ha ancora oggi una nutrita serie di fan. Si chiamava The Silver Case e fino a pochi giorni fa era rimasta confinata nel natio Giappone, dove uscì in esclusiva per PSone.
Ora Sony ha deciso di portarla per la prima volta in occidente, tirata a lucido per PlayStation 4 e tradotta in inglese. Chi sperava addirittura in un adattamento italiano rimarrà deluso e forse dovrebbe riconsiderare i suoi propositi di acquisto. Sì, perché oltre ad essere molto particolare, questo gioco ha anche una quantità di testo decisamente importante e andare avanti senza comprenderne la lingua è pressoché impossibile.
La trama che fa da sfondo al "caso argento" è di quelle che piacerebbero tanto a David Cage. Un serial killer inafferrabile torna a colpire dopo due decenni dal suo ultimo delitto. Un'unità speciale chiamata ad indagare sull'accaduto e una recluta (indovinate di chi si tratta?) che inevitabilmente si ritroverà al centro della vicenda. Unico indizio, un nome: Kamui Uehara. Sul suo conto si sa poco o nulla, nonostante due decenni di indagini che hanno portato a galla parecchio marciume della società. Kamui è un assassino, ma al tempo stesso è diventato una leggenda.
L'atmosfera che si respira in The Silver Case è simile a quella di film come Blade Runner, ma la sua storia viene narrata ad episodi come in un telefilm e il taglio è decisamente cinematografico. Le scene d'intermezzo e i dialoghi si svolgono attraverso una tecnica definita "film windows" dagli sviluppatori, ossia finestre con riquadri multipli nelle quali appaiono di volta in volta i volti dei protagonisti o una particolare scena. Praticamente degli storyboard animati. Indubbiamente uno stile particolare, che può piacere o meno ma non può lasciare indifferenti.
La storia è divisa in due tronconi intitolati Transmitter e Placebo, nei quali il giocatore riveste altrettanti ruoli differenti. Nel primo è protagonista una recluta (alla quale si può affibbiare un nome a piacimento) dell'unità investigativa speciale, mentre nel secondo si vestono i panni del giornalista Tokyo Morishima. Questo doppio filo offre punti di vista differenti della stessa storia, un altro degli elementi di gameplay tanto cari al buon Cage.
A questo punto vi aspettereste un classico gameplay "punta e clicca" oppure un'avventura in terza persona con fasi d'azione intervallate da sezioni investigative. Invece no. Il gioco è in tutto e per tutto una visual novel con schermate semi-statiche e fiumi di dialoghi che introducono le varie fasi di gioco. Queste si svolgono con visuale in prima persona ma hanno uno stile di gioco decisamente particolare e che per certi versi ricorda il vecchio Dungeon Master. Si naviga nelle quattro direzioni con la croce direzionale e si interagisce con due soli tasti. Difficile inizialmente capire cosa si debba fare, ma con il procedere delle situazioni si ha più chiaro il quadro generale e l'immersione aumenta progressivamente.
The Silver Case non è un gioco facile da digerire. Il ritmo è piuttosto lento e le fasi giocate sono abbastanza sporadiche. È più simile ad un libro interattivo che ad un vero e proprio videogioco. In alcuni momenti si ha quasi l'impressione di entrare in un loop che non conduce da nessuna parte, ma se riuscirete a superare queste prime difficoltà vi troverete immersi in una storia affascinante, costellata da personaggi splendidamente caratterizzati e immersi in una trama appassionante.
La versione PS4 possiede le stesse caratteristiche del remaster uscito un po' di tempo fa su PC, ossia supporto a schermi 16:9, risoluzione 1080p e colonna sonora arrangiata dal grande Akira "Silent Hill" Yamaoka. A queste sono stati aggiunti due capitoli inediti che fungono da collegamento con il seguito, 25 Ward, che ci auguriamo venga presto pubblicato in Occidente. Un prodotto decisamente particolare questo The Silver Case, un'avventura che non si vive tutti i giorni, con interattività ridotta ai minimi termini. Per molti ma non per tutti... e non soltanto per la barriera linguistica.