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The Suicide Squad: Missione suicida - recensione

Una nuova, folle squadra di freaks tutti expendables.

È da molto che osserviamo perplessi con chi giudichi con severa seriosità film con personaggi dai poteri speciali come protagonisti. Che si può anche fare con gente come Batman, Superman, gli X-Men o gli Avengers. Ma certo non con i protagonisti di Suicide Squad. Ai quali del resto di essere presi sul serio proprio non interessa.

Dopo il primo film del 2016, che nella sua mediocrità commerciale riusciva comunque a intrattenere, grazie a una serie di personaggi assurdi pur discretamente scritti, in questo nuovo trattamento, che fin dal titolo rifiuta di essere un "numero 2", sacrificando allegramente un bel pezzo del vecchio cast, ci troviamo di fronte a un gruppetto di nuovi protagonisti, ancora più surreali dei precedenti.

Harley è sempre una regina che trova re sbagliati.

Oltre al ritorno di Harley Quinn e Rick Flag, la ragazza del Joker e l'impavido Colonnello, faremo conoscenza di: Bloodsport (Idris Elba), in competizione da maschio alpha con Peacemaker (John Cena); Ratcatcher II (Daniela Melchior), ragazza ferita dalla vita che domina eserciti di topi; Polka-Dot Man (David Dastmalchian), un uomo che spara ridicoli pois colorati ma dal tragico background emotivo, dovuto a una madre manipolatrice (che sarà al centro di un paio di spassose gag); l'esilarante Uomo squalo, King Shark, sempre affamato e bisognoso di amici, che in originale è doppiato da Sylvester Stallone e in mocap è modellato su Steve Agee, che è anche uno dei membri del riluttante team della perfida Amanda Waller (ancora Viola Davis). Ma anche tutti i personaggi minori godono di una particolare cura nella scrittura, avvertibile.

I nuovi membri sono nuovamente reclutati con il solito cinismo sprezzante dalla davvero Mean Lady Amanda Waller, a capo della Argus, che considera tutti semplice carne da macello mentre si atteggia a salvatrice della patria, e usa rastrellare i peggiori soggetti dalla prigione di Belle Reve, tutta gente per lei sacrificabile. Li invia in un'altra missione suicida, nell'isoletta caraibica chiamata Corto Maltese (!), dove un colpo di stato ha reso il paese infido per gli States e bisogna neutralizzare una misteriosa arma biologica tenuta dentro una base segreta, cui da trent'anni ha accesso solamente un folle scienziato, Thinker (Peter Capaldi con la testa pelata cosparsa di elettrodi). Ma la situazione è ben diversa da quanto descritto dall'odiosa Waller, che ai Nostri non l'ha raccontata giusta. Sempre a rischio della loro vita (perché non dimentichiamo che hanno tutto il chip esplosivo impiantano nella nuca), si troveranno a dover fare la famosa cosa giusta.

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Assai ben scelto il cast di questa nuova squadra, scarti non solo dell'umanità ma veri e propri super-freak, eroi loro malgrado, veri disadattati di serie B. Idris Elba è sempre al top, quanto a carisma e presenza fisica, Margot Robbie qui ha in dono la Harley Quinn più bella, folle e tenera di sempre, altrettanto tenera se non di più è la stramba ragazza dei topi, Daniela Melchior (con cameo del regista Taika Waititi nel ruolo del padre), surreale il timoroso e disturbato David Dastmalchian, Joel Kinnaman è sempre eroico e integerrimo, perfino John Cena regala qualche buon momento. In apertura una breve comparsata di un mito dell'horror/poliziesco, Michael Rooker in parrucca platinata. Veloce apparizione anche di Nathan Fillion, attore legato al regista dai tempi del suo secondo film Slither.

E così arriviamo a parlare di James Gunn, estromesso dalla saga dei Guardiani della Galassia, licenziato nel 2018 da Disney/Marvel per vecchi tweet in cui ironizzava su argomenti oggi tabù (ma adesso se lo sono ripreso). Che qui si prende una bella soddisfazione, scrivendo e girando un film Warner come fosse un B Movie indipendente. La sua mano è chiaramente riconoscibile in questo trattamento e gli siamo debitori per tutta la surreale follia, trash/splatter che rende il film godibile, con quel mostro finale dai caramellosi colori che sembra uscito dalla fantascienza anni '50/60, così come a quegli anni fa riferimento il filone complottista/antigovernativo.

Se il primo film, grande flop al botteghino e inviso ai fan, aveva atmosfere cupamente ludiche rotte da qualche battutina, qui, fin dal prologo spiazzante, si va avanti a forza di battute e situazioni scorrette, tanta azione e l'ironia è costante. Ottimi anche gli effetti e la selezioni di canzoni. Restare seduti a guardare fino in fondo ai titoli di coda, per un'altra scena demenziale, quasi più da ascoltare che vedere, il cui assurdo protagonista è doppiato da Sean Gunn, fratello del regista.