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The Way of Life DEFINITIVE EDITION - recensione

Vite in gioco.

Quando parliamo di videogiochi trattiamo spesso prodotti dai grandi budget e narrazioni degne di Hollywood, eppure c'è sempre un certo genere che dimentichiamo durante queste discussioni e che ogni tanto ritorna prepotentemente. Parliamo di quei titoli che vogliono toccare il cuore del giocatore, attraverso piccole poesie senza parole, o che vogliono soltanto farci entrare in empatia con quello che vediamo su schermo.

Tempo fa lo fece Journey, in tempi più recenti l'ha fatto Last Day of June, oggi tocca ad un altro progetto a cura di alcuni nostri connazionali: The Way of Life. Nato durante una Game Jam e poi passato per il crowdfunding, questo titolo tutto italiano mette sul piatto un obiettivo sicuramente alto: parlare della vita, delle sue innumerevoli sfaccettature e contraddizioni, di scelte fatte per cercare di costruire le persone che saremo o per rimediare agli errori del passato.

Dopo aver rilasciato una versione di prova gratuitamente è tempo di valutare il pacchetto completo: sarà riuscito il team indipendente Cybercoconut a lasciare la propria impronta toccando tematiche così importanti? Per scoprirlo bisogna intraprendere la Via della Vita, una serie di situazioni quotidiane e non, attraverso tre personaggi differenti.

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Dai piccoli dispiaceri di un bambino al cercare di non arrendersi alla vecchiaia, passando per le sfide lavorative di un uomo adulto, la rosa della situazioni è sicuramente ampia, e ogni avatar ha un punto di vista personale e coerente su un singolo tema. Queste esperienze si presentano a noi come porte da aprire in ordine sparso e, nonostante manchi all'apparenza un filo conduttore, si intuisce ben presto come tutti questi scenari siano pezzi di un puzzle più grande.

In ogni livello saremo chiamati a compiere azioni che influenzeranno le persone intorno a noi e il nostro cammino, ma tenendo bene a mente che la prima scelta compiuta viene registrata nella Sala delle Memorie, e sebbene sia possibile ripetere le esperienze, solo il nostro primo approccio influenzerà il finale.

Prima di entrare nel particolare è bene quindi parlare di questa meccanica, in cui purtroppo c'è un difetto che non abbiamo particolarmente apprezzato. Ogni volta in cui si inizia un livello, si viaggia su due binari: da un lato ci sono scelte piuttosto immediate, come quando ad esempio, nei panni del bambino, potremo interrompere un litigio dei nostri genitori dando loro una foto del matrimonio per fargli ricordare quanto si amassero, oppure rompere tutto per attirare l'attenzione. Ma nella rosa di stage ci sono situazioni più criptiche, e nel tentativo di raccapezzarsi non è raro ottenere effetti indesiderati. In questi casi anche interrompere il livello non servirà a nulla, la scelta è stata ormai registrata e influenzerà in qualche modo il nostro finale.

Le scelte morali che faremo potrebbero avere ripercussioni che non ci aspettiamo, e non sempre la risposta è semplice.

Qui tocchiamo il secondo punto che ci ha fatto storcere il naso: il non poter sperimentare. Riprendendo l'esempio dei genitori in lite, abbiamo due vie possibili (farli riappacificare o distruggere casa), ma nel momento esatto in cui si usa la foto del matrimonio si intraprende un percorso da cui non è possibile tornare indietro, disattivando gli oggetti utili a risolvere la scena in altri modi. In pratica in molte situazioni la "prima run" si riduce al primo oggetto interagibile, escludendo le altre possibilità di gameplay a tentativi successivi (che perdono di mordente senza il fattore sorpresa).

Generalmente ogni livello ha due o tre soluzioni, e sussiste quasi sempre una scelta tra bene e male. Meglio ottenere una promozione col duro lavoro o sabotando i colleghi? A voi la scelta, non è detto che conquistare l'obiettivo sia l'unica cosa a cui prestare attenzione. È proprio in questa ricchezza morale che The Way of Life brilla, toccando temi profondi e mostrandoli sotto punti di vista diversi. Sono presenti parecchi momenti pronti a farvi riflettere e il tutto viene imbastito attraverso una sorta di walking simulator in prima persona, leggermente tedioso nei panni dell'anziano (lento a muoversi e con mani tremolanti), ma in fin dei conti piuttosto semplice nell'approccio.

Non mancano sezioni ludicamente più "attive" con puzzle, quick time event e perfino livelli platform, ma se nel primo caso non abbiamo nulla di cui lamentarci, con i QTE il problema fondamentale sta proprio nell'influenza delle scelte: basta sbagliare alcuni comandi per ottenere un finale non voluto e registrarlo nelle memorie. Le sezioni platform risultano invece più frustanti per la scarsa rifinitura, ed è un peccato che sul fronte dell'intrattenimento puro non si tocchino livelli più alti, perché il gioco vuole trattare temi importanti e ci riesce con uno stile minimalista ma piacevole.

Un esempio dei QTE che si possono incontrare nel gioco, alcuni molto semplici, in altri bisognerà prestare molta attenzione.

Come altre opere più famose, infatti, anche in The Way of Life i personaggi non hanno un volto e la narrazione è principalmente affidata a messaggi di testo (in rari casi persino troppo elementari), alla musica e a un'ottima direzione artistica. Stiamo vivendo un momento particolarmente arduo o malinconico? I colori risultano spenti ed il mondo appare ai nostri occhi in bianco e nero; al contrario, quando le sensazioni sono positive, i luoghi intorno a noi esplodono attraverso toni vividi e rasserenanti. I temi musicali poi accompagnano egregiamente il mood della scena, con melodie dolci o strazianti, a tratti perfino angoscianti. In questo gioco si parla addirittura di eutanasia, terrorismo e morte, e il tutto viene affrontato in modo delicato ma significativo.

The Way of Life è quindi un progetto sicuramente coraggioso, che vuol parlare a tutto tondo della vita e delle sue innumerevoli sfaccettature. Dispiace che il sistema delle scelte risulti così categorico e restrittivo, in fondo nella vita ognuno ha diritto ad una seconda possibilità. Altri difetti del comparto ludico rendono tediose alcune buone intuizioni, riuscendo a mettere in secondo piano la piacevole direzione artistica. Da un lato è un peccato, ma complessivamente l'esordio dei Cybercoconut è da considerarsi positivo.

6 / 10
Avatar di Gabriele Carollo
Gabriele Carollo: Si barcamena nello scrivere da pochi anni, tra ettolitri di birra e mostrando con orgoglio la sua barba. Se cercate un consiglio fraterno e senza fronzoli, è l’uomo che fa al caso vostro.

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