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The Wild at Heart - recensione

Un meraviglioso raggio di luce si fa largo tra le tenebre.

Una meravigliosa avventura in cui ogni tassello funziona con grande fluidità.

Dodici anni di vita sembrano pochi, futili, quasi insignificanti. Può sembrare che tu sia terribilmente ingenuo, infantile... cieco. Ciò che molte persone non sanno, invece, è che proprio quel decennio può plasmarti per sempre; determinati eventi possono impattare sui ricordi, sulle sensazioni e perfino sulle immagini. I giochi, i biscotti al cioccolato appena sfornati, le giornate intere al parco con gli amici: sono i ricordi che ogni bambino merita, vero?

L'infanzia di Wake, protagonista di The Wild at Heart, è purtroppo completamente diversa. La sua mente a soli dodici anni è completamente, costantemente offuscata dall'orrenda immagine di suo padre seduto sul divano a guardare la televisione. Le bottiglie d'alcol che decorano tristemente la casa non sono altro che il segno del fallimento paterno. Il ragazzino è solo, ma forte abbastanza da decidere di fuggire di casa con la sua migliore amica Kirby.

Durante la sua fuga, tuttavia, egli si perde e si ritrova improvvisamente in una foresta magica, credendo ormai di essere destinato a restare solo. Ebbene, in questo luogo tanto incantato quanto spaventoso Wake sarà ben presto circondato da fedeli compagni, nonché dalla sua dolce amica.

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Dei graziosissimi spiritelli rappresentano infatti il fulcro vero e proprio dell'intero gioco. Tra loro e i due ragazzi si fonda un legame quasi viscerale, tuttavia minacciato da inquietanti entità che si nascondono nell'ombra. Non vogliamo entrare troppo nei dettagli, sappiate però che la componente magica è onnipresente e vi conquisterà subito. La storia, seppur semplice, è scritta davvero bene e riesce a coinvolgere con dolcezza, senza mai essere troppo forzata. Ciò che più ci ha colpito è la presenza di televisori e bottiglie sparsi per la mappa; sembra un mero dettaglio estetico, eppure è un chiaro segno di quanto la figura paterna di Wake sia ormai terribilmente impattante in qualsiasi cosa lo circondi.

Non è un caso che il ragazzino sia tentato di prendere a calci quelle maledette scatole tecnologiche, quasi come se volesse esorcizzare tutta la rabbia e, soprattutto, il dolore. Wake avrebbe avuto bisogno di un abbraccio e, soprattutto, di percepire quel calore di cui si ha tremendamente bisogno. Così, tra vecchi cabinati e fetide pile di immondizia, i due amici si addentrano nei meandri della foresta magica, cercando di dimenticare quell'ingiusto dolore che li soffocava giorno dopo giorno.

La loro avventura, però, sarà tutt'altro che semplice; s'interfacceranno infatti con i Greenshields, guardiani soprannaturali il cui compito è proteggere la foresta dai Never. Si tratta di entità maligne che agguantano ferocemente chiunque, in particolar modo al buio. Una minaccia quindi che supera nettamente perfino l'indifferenza paterna, e che può rivelarsi drasticamente fatale. Ecco, il sopraggiungere delle tenebre sarà estremamente pericoloso e non solo rischierete di morire, ma anche di perdere i vostri spiritelli.

Sentirsi prigionieri nella propria casa è una delle sensazioni più dolorose e claustrofobiche. Per un ragazzino di dodici anni, poi, è ancor più ingiusto.

Abbiamo davvero molto da dire sul gameplay, ma cominciamo con l'introdurvi le simpaticissime creature che vi accompagneranno, avendo un ruolo incisivo sull'intera esperienza di gioco. La gestione di quest'ultime potrà essere stabilita da voi in totale libertà: ciò significa che potrete anche essere seguiti da un vero e proprio esercito dalle funzioni diverse. Ebbene, saranno proprio loro a svolgere la maggior parte delle attività; potranno raccogliere risorse al vostro posto, distruggere pareti o attaccare nemici, e per farlo vi basterà lanciarle nella direzione da voi desiderata.

Molto interessante anche la suddivisione per abilità: ogni spiritello è immune o sensibile a determinate sostanze, e può addirittura modificare l'ambiente circostante. Avrete quindi bisogno di compagni di fuoco, ghiaccio o di qualcuno che possa proteggervi dai gas tossici che intralceranno il vostro cammino. Non crediate che i protagonisti siano completamente inutili: Wake possiede un gadget in grado di aspirare materiali, spiritelli (per richiamarli a sé) o per farsi strada facendo cadere tronchi d'albero. Kirby, al tempo stesso, può liberare i sentieri con una sorta di lanterna che risucchia ogni energia maligna. I due in un certo senso si completano; questa sfaccettatura si è palesata per tutto il tempo e l'abbiamo trovata anche molto fluida e coinvolgente. Cambiare personaggio inoltre è a semplice portata di tasto, motivo per cui abbiamo trovato l'esperienza di gioco estremamente dinamica e mai forzata.

The Wild at Heart ha numerose meccaniche a disposizione, e questo dettaglio potrebbe confondere inizialmente. Noi, in tutta onestà, crediamo che ogni singolo tassello sia incastonato meravigliosamente bene. Partiamo dal principio: le mappe sono segmentate da una sorta di accampamento che funge da checkpoint. In questi luoghi potrete gestire gli spiritelli, ma anche realizzare nuovi strumenti e potenziare i gadget esistenti. Il sistema di crafting è basato sull'interazione fra tre oggetti: ogni combinazione porterà a un risultato specifico, ma sarete costretti a fare diversi tentativi per scoprire nuovi strumenti. Questa meccanica in genere potrebbe rivelarsi facilmente confusionaria e poco stimolante, invece l'abbiamo trovata davvero semplice e intuitiva. Oltretutto ogni ricetta viene automaticamente salvata una volta scoperta, quindi a quel punto occorreranno semplicemente i materiali adatti.

Tra i vari gadget disponibili, Wake può sfruttare un cristallo attraverso il quale può comunicare con i Guardiani.

Non è tutto, perché i meandri della foresta pullulano anche di oggetti collezionabili davvero curiosi e interessanti; ci è capitato infatti di imbatterci in pianoforti sommersi, così come in conchiglie o roulotte enormi, utili per potenziare l'accampamento. Ad ogni modo la foresta è piena di elementi platform in cui, soprattutto in alcuni momenti, dovrete spremere le meningi per capire come procedere. Ogni singolo aspetto di quest'avventura si è rivelato dinamico, fluido, rilassante e tremendamente piacevole. Lo stile su cui si plasma l'intero arco narrativo è particolarmente immersivo, ed è arricchito da un comparto grafico tanto semplice quanto coinvolgente. Contribuisce quindi una palette di colori ben scelta, valorizzata dalle luci calde e rassicuranti del giorno alle fredde tonalità delle tenebre.

La nostra esperienza si è rivelata particolarmente godibile già dalla primissima ora di gioco. Anche i dialoghi, seppur non localizzati in Italiano, ci hanno permesso di immergerci maggiormente nella storia; i testi, talvolta tremolanti, hanno infatti fatto trasparire maggiormente emozioni come la paura o la rabbia. Quest'ultimo è un dettaglio che abbiamo apprezzato davvero tanto, e inoltre anche la cura per le animazioni dei protagonisti è straordinaria: divertimento, stupore o tristezza si palesano sui loro volti con una tenerezza inaudita.

Quest'avventura è permeata da tanti significati celati: Wake non è un semplice ragazzino, e la foresta che deve proteggere assieme alla sua migliore amica Kirby non è un posto casuale. È difficile trovare giochi in grado di raccogliere diverse sfaccettature e, soprattutto, di farle funzionare così bene. Gli enigmi non diventano semplici interazioni, e gli spiritelli non sono puri compagni aggiuntivi; tutto crea una meravigliosa simbiosi in grado di conquistarci a prima vista. Ad arricchire l'esperienza ha contribuito un comparto tecnico fluido e ben realizzato, di conseguenza non abbiamo mai avuto problemi di alcun tipo.

Le creaturine vi accompagneranno ovunque andrete, e potrete addirittura portarvi dietro un esercito di 75 spiritelli. Tanti, vero?

Insomma, The Wild at Heart è stato capace di intrattenerci per diverse ore e ci ha immerso in un clima mistico e peculiare. Come abbiamo già detto, non è semplice far funzionare bene tutti i meccanismi di un gioco. Stavolta, eppure, abbiamo percepito un equilibrio che ci ha spinto a proseguire senza alcun indugio. È un titolo consigliato a tutti, ma vi suggeriamo di premunirvi di controller e cuffie, così da godere appieno di questa fantastica avventura.

8 / 10
Avatar di Stefania Netti
Stefania Netti: Classe 1995, Stefania ama follemente qualsiasi videogioco dalla trama coinvolgente, non a caso si definisce una “cacciatrice di emozioni”. Nella sua lista non possono mancare le avventure grafiche e, tra una sessione e l’altra di gaming, coccola i suoi gatti.

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