The Witcher: Enhanced Edition
Più ammaliante che mai.
Sono anni che non leggo le riviste di cinema, e non so se lo fanno ancora, ma...non ho mai sopportato le recensioni dei DVD che assegnano due voti diversi al film in sé e agli extra, con tanto di critiche separate per un aspetto e per l'altro. Perché se un film è uno schifo, a chi potrà mai interessare se tra gli extra troviamo o no il commento della nonna del regista? Tanto il film fa comunque schifo. E se stai scrivendo una recensione, quella è la questione davvero rilevante.
The Witcher: Enhanced Edition altro non è che l'ennesima opportunità (all'interno di una luuunga serie) di dimostrare quanto io sia di base un sostanziale ipocrita.
Perché siccome i videogame sono un medium che a me ovviamente va a genio, allora l'enorme bundle di roba allegata al gioco mica è una cazzata. Anzi, tutto diventa un inestimabile valore aggiunto. E visto che The Witcher era già stato recensito, e rimane grossomodo lo stesso gioco, posso concentrare la mia attenzione sulle novità dell'offerta -su quello che è cambiato e sul perché ora potrebbe interessarvi.
Molto in effetti è stato rivisto in questo RPG interamente orientato al single player, basato sul popolare (per lo meno in terra natia...) personaggio fantasy polacco del titolo. Quando è uscito in effetti il gioco non era propriamente in uno stato forma impeccabile, e le successive patch hanno cercato di tamponare qua e là le falle del prodotto. Il problema più significativo -i lunghi tempi di caricamento- era stato comunque risolto in maniera convincente: soltanto il primissimo caricamento della sessione vi farà ancora sospirare nell'attesa, e tutti gli altri si riveleranno assolutamente sopportabili, a tutto vantaggio dell'esperienza di gioco.
Il secondo aspetto da rivedere era il problema della traduzione. Per ragioni sconosciute -anche se non è difficile farsi un'idea- i dialoghi originali in Polacco erano molto più lunghi e dettagliati della traduzione inglese. E anche il doppiaggio risultava poco ispirato, soprattutto se accompagnato alle ieratiche posture ingessate dei personaggi, capaci di rendere di difficile comprensione alcune scene. Si trattava di una situazione così fastidiosa da avermi di fatto obbligato, durante la mia prima partita a The Witcher, ad installare i file audio originali in Polacco giocando con i sottotitoli in Inglese, trattando il titolo alla stregua di certi film stranieri.
Tutto ciò è stato sistemato a dovere, per fortuna. Più di 5000 linee di dialogo sono state registrate di nuovo, così come sono state aggiunte nuove animazioni. I risultati non sono certo ancora epocali, e in effetti adesso le animazioni sono più accettabili che impressionanti, ma tant'è. Gli adattamenti nella traduzione sono adeguati e assai ben accetti, ideali per ridurre al minimo alcuni passaggi vagamente goffi nella versione precedente.
Persistono comunque alcuni difetti. I tempi di conversazione sono ancora un probblema -specialmente quando si torna al menu di dialogo principale dopo uno scambio di battute. Ogni personaggio pronuncia infatti un set di frasi prestabilite prima di poter arrivare al cuore del discorso, e spesso queste frasi non hanno la benché minima attinenza con quello che è stato detto. Un'altra discutibile anomalia riguarda il fatto che i game designer sembrano avere la tendenza a non capire che ambientare il gioco in un universo beceramente sessista può anche andare bene ed essere un'idea lodevole, ma che introdurre meccaniche ludiche sessiste (del tipo che dormendo con una signorina otterrete una card con raffigurante la stessa fanciulla in una posa discinta) contrasta in modo inconciliabile con le intenzioni pseudo seriose che potevano teoricamente avere avuto.
Ed è davvero un peccato, perché come puro universo fantasy crudele e revisionista The Witcher ha delle indubbie qualità. Si tratta inoltre dell'unico RPG per PC (per lo meno tra quelli apparsi negli ultimi 2 anni) a combinare valori di produzione altissimi (l'opera di Projekt RED Studio è a dir poco genuinamente splendida...) e design tradizionale (pesantemente ancorato ai dialoghi), con colpi di scena sufficienti a farlo rivaleggiare con un romanzo. E il setting così controcorrente -in forte antitesi con la massa degli altri RPG- dona al tutto un fascino ulteriore.